Ecco dove storia e natura si fondono

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Andrea Ferrante

Primo punto di arrivo dall’Europa, Lima, megalopoli con dieci milioni di abitanti, un traffico incredibile, distanze importanti e, a sorpresa, una pulizia delle strade che non ha nulla da invidiare a Zurigo o Tokyo.

L’impronta dei colonizzatori spagnoli è molto viva nelle costruzioni del centro storico, come nella plaza Mayor con i suoi balconi coperti e la cattedrale o il bar Cordano, a pochi passi dal Parlamento dove si fanno e disfanno i governi peruviani. Se c’è qualcosa che merita una visita è senz’altro il museo Larco Herrera con la sua incredibile collezione di reperti archeologici inca.

Il Perù offre i suoi lati più interessanti sicuramente al di fuori delle grandi città. Con un volo per Cuzco ci ritroviamo in viaggio nella Valle Sacra dove iniziamo ad acclimatarci a quote più alte, per ora solo tra i 2.400 e 2.600 metri. I paesaggi andini sono diversi dalle nostre Alpi ma non meno belli. Qui si scoprono i vivai di Moray, utilizzati dagli Inca per acclimatare i semi di cereali, patate e fiori tropicali alle quote andine, ma si può arrivare anche ai 3.000 metri delle saline di Marras, ancora suddivise in piccoli appezzamenti tuttora utilizzati da famiglie del luogo con un lavoro esclusivamente manuale.

Il clou del viaggio è stata la visita  a Machu Picchu. Usando il treno, l'Eurostar peruviano con una media oraria tra i 30/40 km, abbiamo raggiunto la cittadina, punto di partenza delle visite. Qui eravamo in compagnia della nostra guida privata che, grazie alla sua esperienza (e agli oltre 300 passaggi in questo sito)  ci ha sfatato un mito: inutile svegliarsi alle 4 di mattina e fare due ore di fila per il primo pulmino che conduce alle rovine. L’orario migliore sono le 8, fila ridotta a 45 minuti e maggiori energie per le scalinate del Machu Picchu. Cosa aggiungere su questo luogo? È bellissimo, soprattutto se si ha la fortuna di vederlo in una giornata di sole com'è capitato a noi.

Le isole tropicali

Sulla via del ritorno, dopo una sosta a Cuzco, con un'altitudine di 3.800 metri che si nota specie nelle fresche mattinate, ci siamo ritrovati in volo per raggiungere l’Ecuador e la sua capitale economica, Guayaquil, trampolino per il volo verso le Galapagos.

La principale isola abitata dell’arcipelago è Santa Cruz, che ha un clima completamente diverso a seconda di dove ci si trovi. Partiti con l'imbarcadero dalla punta dell'isola, con una vegetazione a tratti desertica, a metà strada, dopo essere risaliti per non più di 150 metri di altezza,  ci si ritrova in un clima completamente diverso e una vegetazione tropicale, accompagnata da una leggerissima pioggerellina sempre presente. Ogni isola possiede una storia a parte, sia per i colori della vegetazione che per la sua fauna. È incredibile  vedere come gli animali che non sono stati mai cacciati non temano la presenza dell’uomo e si lascino avvicinare, nei limiti del consentito, senza nessuna remora. Leoni marini, uccelli autoctoni dai colori sgargianti, tartarughe giganti  o le immancabili iguane accompagnano le escursioni dei pochi turisti presenti. Una fauna splendida che abbiamo potuto ossservare anche facendo snorkeling, due volte, naturalmente indossando la muta, visto il periodo dell'anno.

È ora di rientrare alla base di partenza, dopo ben 27 ore di viaggio ci ritroviamo a Milano. Non resta che progettare una nuova avventura. Adesso, dopo la necessaria e imprescindibile benedizione da parte di mio figlio, il prossimo anno ci attende la Namibia, coi suoi paesaggi mozzafiato.