Il presidente, raggiunto a Roma da FundsPeople, tratteggia la genesi dell’ente di previdenza dei veterinari, la cui attività di investimento è stata “normata in maniera puntuale tra il 2010 e il 2014”.
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Il presidente, raggiunto a Roma da FundsPeople, tratteggia la genesi dell’ente di previdenza dei veterinari, la cui attività di investimento è stata “normata in maniera puntuale tra il 2010 e il 2014”.
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Un’entità con oltre 60 anni di storia, un panorama di professionisti “composito” e una componente di genere peculiare: la quota femminile che supera quella maschile. A questo si somma una sempre più intensa richiesta di professionalità legata al tema della sicurezza in ambito alimentare (zootecnica). Oscar Gandola, presidente di Enpav dal 2023 ma presente nel CdA dell’Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari dal 1996, traccia la storia della cassa, istituita nel 1958, con la riforma “radicale” nel 1991 e il passaggio a ente privatizzato a seguito del Dlgs 509/94. A fine 2023, Enpav conta quasi 27.500 iscritti con la già accennata prevalenza femminile per quasi 3 mila unità (15.239 iscritte contro 12.250 iscritti). Le motivazioni alla base di quella che Gandola definisce “femminilizzazione della professione” vanno ricercate nel percorso formativo: “Semplicemente – afferma – è maggiore il numero delle donne che partecipano alla selezione per accedere alla facoltà di veterinaria a numero chiuso e che poi risultano ammesse”. Gli altri numeri in termini “umani”, vedono 8.526 pensionati, mentre il patrimonio si attesta a un miliardo 150 milioni a dicembre 23, con oltre 250 prodotti, tra azioni, obbligazioni, titoli di stato, fondi liquidi, illiquidi e immobili, “ma a luglio ha superato la soglia del miliardo 200 milioni”.
Tratto dalla Rivista FundsPeople 89.
La categoria è composta per lo più da liberi professionisti (circa 20 mila). C’è poi una componente di dipendenti del sistema sanitario regionale, di cui una parte iscritta “obbligatoriamente” dal ’91 alla Cassa e con una doppia contribuzione previdenziale. “Un’altra quota – continua – è composta da veterinari che, seppure non obbligati, hanno fatto questa scelta per avere una forma di previdenza aggiuntiva”. Il motivo? “Oltre a un sistema pensionistico c’è anche un sistema di welfare (II pilastro) molto attivo”. Oltre tutto, continua il presidente, “nel 2007 è stata introdotta una forma di previdenza volontaria, chiamata ‘pensione modulare’, che si basa sull’investimento di una quota di contribuzione che varia dallo zero al 14%, aggiuntiva alla previdenza obbligatoria, per cui la cassa garantisce una rendita fissa minima dell’1,5%”. Un’ultima quota di iscritti “è data da una nuova coorte di lavoratori, gli specialisti ambulatoriali introdotti nel 2007, che collaborano a ore con il servizio sanitario, per lo più dislocati al Sud, per cui Enpav è l’unica forma di previdenza”.
1/4Nonostante una platea limitata nei numeri, negli anni l’incremento del patrimonio è stato costante. “Nel 1996 (quando sono entrato nel CdA) gli asset erano pari a 50 milioni di lire, e anche la contribuzione era ridotta”, spiega Gandola. Le riforme effettuate nel tempo hanno contribuito alla crescita incrementale del patrimonio, “con l’aliquota del soggettivo che arriverà nel 2033, al 22%, dal 10% del 2012 (dovuta a un incremento dello 0,5% annuo)”. L’obiettivo? “Mettere in sicurezza la Cassa e offrire, al contempo, una pensione adeguata ai colleghi”. La crescita del volume d’affari degli ultimi anni è imputabile a più cause. “Durante il Covid c’è stata una rivalutazione dell’animale domestico, per cui anche il rapporto cliente-veterinario è cambiato”, ma c’è stato, come detto, anche un “maggiore riconoscimento del ruolo del veterinario nell’ambito della sicurezza degli alimenti di origine animale (relativo al controllo sulla parte zootecnica)”. Tanto che, negli ultimi anni, si assiste a un aumento della domanda di questi professionisti rispetto all’offerta sul territorio legata all’ampliamento della componente medica e scientifica.
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In questo panorama in cui si incontrano figure professionali di diversa natura contrattuale o esclusivamente libero professionale la gestione della cassa è rimasta unica. “In Enpav non si è ritenuto efficiente creare fondi ad hoc – spiega Gandola – in quanto la platea è comunque numericamente ristretta”.
L’attuale attività di investimento è stata “normata in maniera puntuale tra il 2010 e il 2014”. Già nel 2012 “siamo stati tra le prime casse a implementare un modello di Asset Liability Management (ALM) con il quale, su base triennale, sono state definite le asset allocation strategiche per raggiungere gli obiettivi di rischio/rendimento prefissati”. Nel 2013, poi, la definizione del “modello di gestione del patrimonio” da cui, con cadenza triennale si sviluppa un’analisi ALM “finalizzata all’identificazione dell’asset allocation strategica (AAS) che sarà valida per il successivo triennio”. L’ultima AAS approvata a fine 2022 è strutturata in macro asset class e sub asset class che vedono un 39% obbligazionario, un 23% azionario, 27% real estate, 4% monetario e 7% investimenti alternativi (diversi dal real estate). In questi ultimi anni, ovviamente, “il rialzo dei tassi di interesse ha permesso di annullare il sottopeso del comparto obbligazionario a breve/medio termine, tramite ingenti acquisti di titoli di stato e corporate societari. Permangono dei sottopesi, invece, per le componenti a più lunga scadenza”. Mentre sulla parte alternativi, “nei private market siamo sopra l’obiettivo target del 7% (attualmente al 9%)”.
3/4Da un punto di vista strategico, Gandola sottolinea poi due elementi centrali nell’attività futura dell’ente. Da un lato “la decisione del CdA di avviare un processo di integrazione delle tematiche ESG, nelle strategie di investimento, nella selezione dei prodotti fino ad arrivare alla pubblicazione del bilancio sociale”. In questa sede l’ente si è dotato del supporto dell’advisor bfinance.
Il secondo elemento è, invece, legato alla “volontà di rivedere il modo di classificare i prodotti in portafogli”. Allo stato attuale il patrimonio si suddivide in due macro-componenti: mobiliare e immobiliare. “Nel tempo, però, è apparso chiaro che i prodotti alternativi diversi dal real estate (oggi inclusi nella componente mobiliare) presentano caratteristiche molto più simili a quelli immobiliari, in termini di rischio-rendimento e liquidità”. Da qui la valutazione di suddividere il portafoglio tra investimenti liquidi e illiquidi. “In questo senso, si procederà a rivisitare tutte le procedure che riguardano la definizione delle politiche di investimento, la selezione dei prodotti e il monitoraggio, nonché l’identificazione delle figure che dovranno essere preposte allo svolgimento delle relative attività”, conclude Gandola.
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