Gaudenzi (Eurizon): "Ecco la nostra idea d'investimento sostenibile"

Corrado_Gaudenzi_1
Corrado Gaudenzi

Investire nei mercati azionari internazionali, integrando l’analisi ESG nei criteri di selezione dei titoli, e ottenere un’extra-performance nel lungo termine sul benchmark 100% MSCI World hedged in euro. È questo l’obiettivo su cui punta Corrado Gaudenzi, responsabile Long Term Sustainable Strategies di Eurizon ma anche fund manager proprio di un fondo azionario focalizzato sui criteri ESG, l’Eurizon Fund Sustainable Global Equity, con rating Blockbuster Funds People. Il gestore, con un’esperienza trentennale, è affiancato da un team di rilievo composto da quattro analisti e si occupa della selezione per Eurizon delle società secondo i criteri di sostenibilità. Un lavoro complicato e sempre più importante, laddove investire responsabilmente è diventato il mantra attuale del risparmio gestito. “Tra gli accordi di Parigi e i principi Onu c’è uno sforzo globale nel contrastare il riscaldamento del pianeta. Uno sforzo che riguarda anche il settore dell’asset management”, afferma il responsabile. “Nel portafoglio dei  nostri prodotti sostenibili, ad esempio, le emissioni di Co2 sono circa  il 62% inferiori rispetto all’indice di riferimento,  grazie alla capacità delle aziende in cui investiamo di gestir bene la loro esposizione ai rischi e cogliere le opportunità di crescita legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Il processo di selezione

Lanciato nel 2017 e con un AuM di ben 400 milioni di euro a fine marzo, Eurizon Fund Sustainable Global Equity nasce dall’esperienza di Eurizon Fund Azioni Strategia Flessibile, ma a differenza di questo storico fondo della casa, il prodotto ha un benchmark 100% equity. Un’altra novità riguarda il processo di selezione dei titoli azionari che punta su aziende con vantaggi competitivi sostenibili, tramite, appunto, criteri ESG. “È un comparto creato per consentire ai nostri investitori più lungimiranti di avere uno strumento che punta tutto su logiche di medio e lungo termine, con un processo d’investimento originale in cui abbiamo integrato le nostre migliori conoscenze di analisi fondamentale e di sostenibilità”, spiega Gaudenzi.

In buona sostanza, “partiamo da universo investibile di circa 1650 aziende e alla fine ne identifichiamo 176 su cui diversifichiamo il nostro investimento. Il processo di selezione si articola in due fasi: nella prima fase utilizziamo tutti gli indicatori di analisi fondamentale che ci consentono di identificare un sottoinsieme di aziende che hanno fondamentali solidi e una buona redditività attesa, nella seconda parte del processo utilizziamo il punteggio di sostenibilità per individuare le aziende su cui alla fine andiamo ad investire. Questo punteggio di sostenibilità – prosegue il fund manager – è elaborato internamente, stimando l’impatto netto complessivo delle aziende sull’ambiente e sulla società. Tanto maggiore è l’impatto netto positivo di un’azienda sull’ambiente e sulla comunità, tanto maggiore sarà  la probabilità che noi associamo a quell’azienda di mantenere e aumentare nel tempo i propri profitti. In questo modo selezioniamo i nostri target di investimento, ossia le società che presentano vantaggi competitivi maggiormente sostenibili”.

Un portafoglio equipesato

“Nel portafoglio, all’interno di ogni area geografica, i singoli titoli sono equipesati per evitare che eventi estremi molto negativi legati ad una singola azienda, non prevedibili per definizione, possano compromettere il rendimento di tutto il prodotto. La nostra allocazione geografica non si discosta molto da quella dell’indice basato sulle capitalizzazioni di mercato”, “ma è chiaro che l’economia americana, ad esempio, pesa oltre la metà del totale”, dice Gaudenzi. “Per quanto riguarda invece l’esposizione settoriale, al momento prediligiamo alcune specifiche aziende nei settori della tecnologia e dell’industria (soprattutto nei segmenti che favoriscono l’utilizzo efficiente delle risorse e l’affermazione delle tecnologie pulite),  mentre abbiamo una minor esposizione a settori legati all’estrazione di fonti fossili o ai produttori di energia che utilizzano processi caratterizzati da elevata intensità di emissioni di gas serra per Gigawatt prodotto”.