La famiglia è il loro primo consulente, sono più conservatori di quello che ci si aspetta e investono con parsimonia. Ma soprattutto negli ultimi due anni la loro propensione al risparmio gestito è scesa di quasi due punti. La Generazione Y, o meglio dire i giovani nati dal 1980 in poi, risparmia poco e con prudenza: secondo i dati del Quaderno n.3/2015 appena pubblicati da Assogestioni, la quota di sottoscrittori con età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa in un biennio dall'8% al 6,9%. E oltre il 70% degli under 35 lo ha fatto solo in un fondo italiano (il 75,6% degli under-26 e il 71,7% dei soggetti con età compresa tra i 26 e i 35 anni), mentre circa uno su quattro (circa il 24,4% per gli under-26 e il 28,3% per chi ha tra i 26 e i 35 anni) si spinge ad investire in due o più fondi.
Insomma, i giovani investitori avrebbero bisogno di una guida che li porti ad avere una nuova consapevolezza del valore del risparmio per i loro progetti futuri. Tanto più se guardiamo pure su quali prodotti si concentrano i loro investimenti: il 38,7% sceglie principalmente i fondi obbligazionari, mentre sui flessibili punta circa un terzo di loro (34,8% degli under 26, 31,7% tra i 26 e i 35enni): numeri in linea con il resto del mercato. I Millennials si distinguono dalla media del mercato quando si parla di fondi di liquidità e strumenti azionari: il 6% dei 26-35enni sceglie la liquidità, contro una media del 4,7%; quando si parla di patrimonio investito in fondi azionari, invece, mostrano un atteggiamento più prudente dedicando a questa soluzione solo l’8% del proprio investimento, al di sotto della media registrata.
Se la distanza tra i giovani e il risparmio è dunque certezza matematica, lo è anche all'interno del mondo dei professionisti della consulenza: i promotori under 30, secondo l’Albo dei promotori finanziari, sono solo il 2% del totale della popolazione. Un livello troppo basso per una professione che oggi vede il 43% degli iscritti all’Albo con più di 50 anni, il 40% compreso tra i 40 e 50 anni, e il 15% tra 30 e 40 anni. Uno sbilanciamento che non può restare tale se l’industria del risparmio vuole attrarre i futuri investitori della Generazione Y. Tanto più che, secondo quanto emerso dall'ultima edizione del Salone del Risparmio, il 71% dei giovani preferirebbe un approccio fisico, piuttosto che digitale, con una figura di consulenza.
Le previsioni sui movimenti della ricchezza finanziaria italiana indicano d'altronde che la Generazione Y sarà protagonista indiscussa dei prossimi dieci anni: in un decennio il 65% della ricchezza finanziaria passerà di mano e i principali clienti dei professionisti della consulenza finanziaria saranno gli under 35. Al momento, nell’attesa di trovare il financial advisor di fiducia, i giovani si rifugiano in famiglia: nel 70% dei casi di fronte ad una decisione per scegliere una forma di risparmio e investimento un giovane sotto i 35 anni parlerebbe in primo luogo con la propria famiglia.