Gestione attiva e ricerca ripagano gli investitori, in particolare in ambito ESG

Alessandro Fonzi, Country Head Italy, Degroof Petercam AM
Alessandro Fonzi, Country Head Italy, Degroof Petercam AM

La tappa di Milano del tour europeo dei gestori di Degroof Petercam AM incentrato sul tema della sostenibilità si è focalizzata sul settore agro-alimentare e, in particolare, sull’impatto in termini di cambiamento climatico di un comparto ancora poco conosciuto alla maggioranza degli investitori. Quantomeno nei termini dell’approccio utilizzato dalla casa di gestione belga che forte di 18 anni di esperienza nell’ambito degli investimenti sostenibili ha sviluppato nel tempo una strategia azionaria distintiva.

A spiegarne i dettagli Alexander Roose, head of International e Sustainable Equity di Degroof Petercam AM, oltre che gestore del fondo DPAM Equities Sustainable Food Trends. “Il nostro portafoglio è orientato al lungo periodo e molto concentrato perché il tema che trattiamo è vastissimo ma le opportunità di investimento migliori sono rintracciabili solo tramite un processo di selezione molto profondo”. Il prodotto investe oggi in 35 società di size media compresa tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. “L’agricoltura”, ha spiegato Roose, “è uno dei settori in cui è rincontrabile la maggiore innovazione in materia di impatto positivo sul cambiamento climatico e insieme un ambito che necessità di tale innovazione visto il peso che ha nella produzione di emissioni a livello globale”.

Dati allarmanti e il potenziale di upside degli innovatori

Per chiarire la portata della questione relativa ai sistemi di approvvigionamento alimentare, Roose ha voluto ricordare alcuni dati significativi. Tali sistemi contribuiscono infatti nel complesso fino al 25% delle emissioni di gas serra, di cui il 90% è a livello di fattorie e allevamenti. Gli animali producono il 14% delle emissioni di gas serra, più dell'industria dei trasporti, e il 70-80% di tutta la superficie agricola è utilizzata per i pascoli e le colture per l'alimentazione animale. “Anche lo spreco di cibo è un fattore chiave da considerare, così come il pericolo di distruzione di biodiversità associato alle colture intensive”, prosegue l’head of International e Sustainable Equity di Degroof Petercam AM.

Questi sono solo alcuni dei temi a cui si aggiungono i danni causati dall’utilizzo di prodotti chimici, quelli diretti della deforestazione a scopo di coltura o di pascolo e molti altri. Un universo da conoscere nel profondo se si vogliono individuare i campioni di domani ed evitare drawdown conseguenti a scandali legati a fattori ambientali, sociali o di governance. “Grazie alla nostra ricerca profonda e rigorosa, fatta non solo di utilizzo di dati forniti da provider esterni ma di engagament con le compagnie che teniamo sotto osservazione, già nel 2010 abbiamo preso la decisione di uscire da Monsanto”, ha rivelato Roose. “Nei tre anni successivi la performance del titolo è stata positiva ma nel lungo termine si è dimostrata disastrosa”, sottolinea.

La valutazione della direzione presa dalle società in termini di rispetto e promozione dei criteri ambientali, sociali e di governance è fondamentale non solo per il controllo del rischio ma anche per la selezione delle opportunità. Sao Martino, produttore brasiliano di canna da zucchero, è uno degli esempi citati dall’head of International e Sustainable Equity di Degroof Petercam AM. Negli anni, infatti, l’azienda è riuscita contestualmente a migliorare i propri fondamentali finanziari e ad abbassare di circa il 90% le proprie emissioni di anidride carbonica grazie ad un investimento in ricerca e sviluppo che ha portato all’utilizzo degli scarti di lavorazione sui terreni in sostituzione di additivi chimici e diserbanti.

Quanto vale il mondo sostenibile per DPAM

Ogni innovazione è tale se è anche profittevole”, ha affermato in conclusione del suo intervento Roose, riferendosi al fatto che il tentativo di convincere contadini ed allevatori ad utilizzare un nuovo prodotto più efficiente e meno inquinante ha possibilità di successo solo se tale nuova adozione porta un vantaggio immediato in termini economici. Un identico ragionamento può essere applicato all’industria dei servizi finanziari. Nessun investitore è pronto ad allocare in prodotti sostenibili se questi non portano vantaggi in tempi ragionevoli in termini di ritorni aggiustati per il rischio. Il track record di Degroof Petercam sembra dimostrare che esiste più di una speranza per questo comparto. "Quali pionieri nel settore, in DPAM osiamo credere che gli investimenti sostenibili e responsabili siano una tendenza strutturale che è destinata a durare”, ha dichiarato sul punto Tomás Murillo, head of international sales e membro comitato di gestione dell’asset manager. “Questa convinzione”, ha proseguito, “ci spinge a investire continuamente in risorse e ricerca: siamo innovatori instancabili in una serie di strategie e aree di competenza, sfidando i principali attori del settore".

I risultati nel mercato italiano confortano tale visione. Dei 900 milioni circa di masse in gestione in capo a Degroof Petercam AM nel nostro Paese, l’allocato in strategie sostenibili è il 45%, pari a circa 495 milioni di euro sui 6 miliardi totali di AuM che la società può vantare nel comparto. “Sono veramente poche le società di gestione al mondo che possono esibire un grado di riconoscimento pari al nostro da parte delle più importanti agenzie di rating che valutano gli strumenti di investimento”, ha affermato Alessandro Fonzi, country head Italy e deputy head Institutional Sales International di DPAM. In conclusione Fonzi ha voluto ricordare “le ampie aree di competenza di DPAM nell’ambito della sostenibilità: dal suo ruolo di pioniere nell'analisi della sostenibilità dei Paesi implementata nelle strategie obbligazionarie governative all’esperienza accumulata nel tempo nella creazione di KPI (Key Performance Indicators) proprietari e di balanced scorecards per settori, temi e aziende, per cui la ricerca ESG esterna dei maggiori fornitori di rating ESG è ancora incompleta o non esistente”.