Gli investitori istituzionali e wholesale mettono in guardia sul cambiamento climatico

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Ryunosuke Kikuno (Unsplash)

Le sfide legate al cambiamento climatico non sono soltanto la priorità di movimenti come Friday For Futures o di attivisti sparsi per il mondo. Per il 75% degli investitori istituzionali e wholesale il climate change è un fattore centrale o significativo per le politiche d’investimento, percentuale in forte aumento rispetto a soli due anni fa (34%). A rivelarlo è la Global Climate Survey 2022 di Robeco, condotta da CoreData Research, che ha intervistato 300 dei maggiori investitori istituzionali e wholesale del mondo provenienti da Europa, Nord America e Asia-Pacifico, che hanno nell’insieme circa 23.700 miliardi di dollari di masse in gestione.

Portafogli neutrali

Anche grazie alla nascita della Global Financial Alliance for Net Zero, quello dei portafogli neutrali è diventato un obiettivo di investimento altamente condiviso. Stando ai risultati del report infatti, quasi la metà degli investitori si è impegnata pubblicamente a rendere i propri portafogli neutrali rispetto al carbonio entro il 2050, oppure è intenta ad assumersi un simile impegno. In Nord America solo l’11% degli investitori si è attivato per ridurre a zero le emissioni di carbonio, in ritardo rispetto ai colleghi di Europa (40%) e Asia-Pacific (31%).

Soprattutto in questo delicato periodo, costituito dai prezzi delle materie prime in forte rialzo anche come conseguenza della guerra in Ucraina, degna di nota è la spiccata propensione degli investitori a disinvestire dalle società di petrolio e gas che ancora usano i combustibili fossili (dall’11% al 22% nel giro di due anni).

Un impatto sul mondo reale grazie ai fondi tematici

Un altro risultato chiave della Climate Survey 2022 è la forte volontà di produrre un impatto sul mondo reale, come dimostra innanzitutto il ricorso a investimenti tematici sul fronte della sostenibilità (ad esempio in ambito di energia rinnovabile o di tecnologia green). Il report sottolinea che, quasi tre quarti degli investitori (70%) ricorrono all’investimento tematico, anche in questo in caso con l’Europa e l'Asia-Pacific davanti al Nord America. Rilevante è anche la crescita dell’azionariato attivo (engagement e voto compresi), che il 73% degli intervistati cita come fattore centrale o significativo per le politiche di investimento (rispetto al 54% di un anno fa). Anche in questo caso è possibile sottolineare come questo sia un trend forte soprattutto in Europa (si è passati dall’81% al 90% nel giro di due anni), ma comunque presente anche in Nord America (dal 60% al 68%) e in Asia-Pacific (dall’80% al 82%). Tra i temi di engagement ambientale percepiti come più urgenti per i prossimi due/tre anni compaiono la neutralità delle emissioni di CO2, la riduzione dei rifiuti a livello globale, l’arresto della deforestazione e la protezione della biodiversità.

"Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare del nostro meglio, perché siamo noi investitori a poter allocare le risorse necessarie e a fare la differenza. In qualità di leader mondiali dell’investimento sostenibile, riteniamo sia nostro dovere condividere le conoscenze che abbiamo acquisito, nella speranza che questa ricerca contribuisca a stimolare il settore degli investimenti e a contrastare in modo costruttivo il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità" conclude Lucian Peppelenbos, Climate strategist, Robeco.