ETF a gestione attiva: cosa sono e cosa apportano ai portafogli

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Louis Hansel (Unsplash)

Gli ETF a gestione attiva sono fondi quotati in borsa (exchange-traded fund) i cui portafogli vengono gestiti attivamente con l’obiettivo di generare rendimenti superiori a quelli degli indici di riferimento. Negli ultimi anni questi prodotti hanno registrato un’ampia diffusione, perché molte case di gestione attiva hanno iniziato a offrirli a seguito del successo ottenuto dalla gestione passiva. In questa voce del Glossario analizziamo i dati principali di questa tipologia di prodotti e il ruolo che possono svolgere nei portafogli.

Cos’è esattamente un ETF attivo?

Come spiega DWS, gli ETF a gestione attiva non sono altro che fondi quotati con due caratteristiche fondamentali. La prima, che li distingue dagli ETF tradizionali, è che “alla base c’è un team di gestione che mira a generare rendimenti superiori a quelli del benchmark, senza limitarsi a replicare fedelmente l’andamento di un indice”, affermano gli esponenti della società di gestione.

La seconda, che li distingue dai fondi attivi tradizionali, è che sono strutturati come ETF e non come fondi di investimento e ciò significa che in genere applicano commissioni di gestione più basse rispetto ai fondi a gestione attiva.

Quali sono le dimensioni di questo mercato?

Il lancio del primo ETF negli Stati Uniti risale al 2008, ma è solo da qualche anno che questi prodotti hanno acquistato popolarità tra i prodotti offerti dalle case di gestione.

Alla fine, in un mondo in cui la gestione passiva ha registrato una crescita costante, molte società hanno semplicemente trovato negli ETF attivi il modo per partecipare al segmento dei fondi indicizzati senza rinunciare allo spirito della gestione attiva.

In base ai dati di J.P. Morgan AM, nel 2020 sono stati lanciati per la prima volta più ETF attivi che passivi, una tendenza che è poi proseguita anche nel 2021 e nel 2022.

In termini di masse gestite, stando ai dati di Morningstar il mercato globale degli ETF ha raggiunto quota 11.100 miliardi di dollari a fine 2023, di cui 10.400 miliardi in strategie passive e solo 700 miliardi in fondi attivi. In altre parole, gli ETF a gestione attiva detengono solo il 6% circa dell’AuM totale.

Quali sono le previsioni per questo mercato?

Questa percentuale può sembrare molto modesta, ma non bisogna dimenticare che negli ultimi anni la quota di mercato degli ETF attivi ha registrato una crescita costante. Nel 2008 era pari ad appena lo 0,35% e si prevede che continui ad aumentare, alla luce dell’interesse sempre maggiore che questo tipo di prodotti suscita tra gli investitori. Secondo uno studio di TrackInsight, infatti, il 72% degli attuali investitori in ETF sta valutando di incrementare l’esposizione al segmento a gestione attiva nei prossimi due anni.

Inoltre, DWS cita anche altri motivi che confermano la tesi di una rapida crescita di questa tipologia di fondi. "Riscontriamo una serie di fattori favorevoli. Innanzitutto, il mercato degli ETF attivi è più piccolo e meno sfruttato di quello degli ETF passivi ed è quindi più facile che vengano lanciati prodotti innovativi che non esistono ancora sotto forma di ETF”, sostengono gli esperti della società. 

E proseguono: “Inoltre, non bisogna dimenticare le modifiche regolamentari di recente introduzione che hanno agevolato il lancio di ETF da parte delle società di gestione. La SEC ha approvato la cosiddetta ‘ETF Rule’, che ha incrementato la flessibilità circa le modalità di creazione e rimborso delle quote di ETF”. Tutte queste novità hanno il potenziale di sostenere l’offerta di strutture di ETF. “Infine, le caratteristiche stesse di efficienza, trasparenza e negoziabilità di questi prodotti aumentano la loro attrattiva agli occhi degli investitori, come dimostra la crescita che ha registrato questo mercato negli ultimi 30 anni circa”, concludono.

Come utilizzare gli ETF attivi?

Per quanto riguarda il ruolo che possono svolgere gli ETF attivi in un mondo dominato dalle strategie passive, si può dire che questi strumenti racchiudono in sé le migliori qualità di entrambe le sfere: il potenziale di generazione di alpha tipico dei fondi a gestione attiva abbinato ai bassi costi e all’elevata trasparenza e liquidità degli ETF.

Se guardiamo alle circostanze e alle strategie più favorevoli per inserire questo tipo di prodotti in portafoglio, pensiamo innanzitutto al contributo in termini di diversificazione che si ottiene investendo in mercati efficienti come ad esempio gli USA. Alla luce della concentrazione che registra attualmente l’S&P 500 e dei livelli valutativi, non mancano opportunità per diversificare mediante strategie "equal weight", small cap o titoli value, ma sempre tenendo presente che allontanarsi dall’indice significa esporsi a rischi maggiori.

Queste strategie possono essere utilizzate anche per accedere a mercati più inefficienti, ma a costi inferiori rispetto a quelli dei fondi tradizionali. Gli ETF attivi offrono l’opportunità di incrementare leggermente il livello di alpha e il tracking error a costi ragionevoli, senza discostarsi eccessivamente dagli indici. È grazie a queste caratteristiche che i gestori puntano sempre più sugli ETF a gestione attiva.

Chi offre ETF attivi?

In base ai dati Morningstar, J.P. Morgan AM, PIMCO e Fidelity International sono le prime tre case di gestione europee nel segmento degli ETF a gestione attiva, con una quota di mercato rispettivamente pari al 43,9%, 16,3% e 11,5% (dati a fine 2023).

Fonte: Morningstar Direct, al 31 dicembre 2023.