Ribilanciamento, che cos’è e perché è essenziale per rimanere fedeli al piano di investimento

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Ronit Shaked (Unsplash)

Il nuovo anno non è iniziato nel migliore dei modi, con i prezzi delle materie prime alle stelle, un’inflazione che non sembra destinata a diminuire nel breve termine e i mercati in preda all’incertezza a fronte di una crescita economica che guarda di sottecchi il COVID-19. Cos’altro ci riserva questo 2022 appena cominciato? Ad esempio, la revisione del nostro portafoglio di investimento: se questo non attraversa il suo momento migliore, possiamo commettere l’errore di prendere decisioni affrettate e radicali che avranno l’effetto di allontanarci ancora di più dal nostro piano di investimento originale.

L’assunzione di decisioni precipitose o il mancato intervento in caso di cambiamenti significativi sui mercati non ci aiutano a conseguire gli obiettivi stabiliti al momento di definire il piano di investimento. La chiave è il ribilanciamento.

Cos’è il ribilanciamento del portafoglio

Il ribilanciamento del portafoglio è l’intervento che ci permette di mantenere gli investimenti all’interno dell’intervallo desiderato in termini di ripartizione del patrimonio o di esposizione a singoli strumenti. Si tratta di un processo disciplinato che, mediante l’esecuzione di alcune modifiche, consente di riequilibrare la composizione del portafoglio di investimento a seguito dei movimenti dei mercati finanziari o della variazione degli obiettivi dell’investitore. Lo scopo ultimo non è altro che rimanere fedeli al piano di investimento tracciato.

È per questo che, al momento di costruire un portafoglio, non bisogna solo individuare l’universo di investimento, il benchmark o la valuta di riferimento, ma occorre anche definire una politica di ribilanciamento disciplinato.Il ribilanciamento può essere sistematico, ossia eseguito in modo automatico. È fondamentale stabilire in via anticipata i parametri o le variabili che fanno scattare la modifica dei pesi delle posizioni in portafoglio, per evitare di prendere decisioni affrettate sull’onda delle emozioni.

Ribilanciamento: un caso pratico

Prendiamo ad esempio due portafogli, di cui solo uno attua una politica di ribilanciamento disciplinato. Il periodo esaminato va da gennaio 2001 a fine ottobre 2021 e i due portafogli detengono un’asset allocation neutrale che investe il 10% nel mercato monetario, il 30% nel reddito fisso e il 60% in azioni.

In base ai parametri fissati per il ribilanciamento, sono ammesse oscillazioni di queste ponderazioni fino a un massimo del 5%, in linea con i movimenti del mercato. A seguito di una variazione di oltre il 5% rispetto al peso inizialmente stabilito, il portafoglio viene ribilanciato ripristinando l’asset allocation iniziale. Inoltre, non vengono effettuate modifiche di tipo tattico e i calcoli sono al netto dei costi e dell’effetto di non essere sempre investiti a causa delle operazioni di ribilanciamento.

Conclusioni

La principale conclusione di questa analisi riguarda il rendimento e il rischio degli investimenti. Entrambi i portafogli hanno cominciato il periodo con un patrimonio di 1000 euro, ma registrano valori finali diversi (si veda il grafico).

Nota: in base ai dati giornalieri in EUR di Morningstar con reinvestimento dei dividendi. Gli indici utilizzati sono Eonia a 30 giorni capitalizzato per il mercato monetario, Bloomberg Global Aggregate EUR Hedge per il mercato obbligazionario e MSCI ACWI NR EUR per il mercato azionario.

A fine ottobre 2021 il patrimonio del portafoglio senza ribilanciamento (linea grigia) è pari a 2.644 euro, mentre quello del portafoglio con ribilanciamento (linea blu) si attesta a 2.871 euro, con una differenza positiva di 227 euro. Il rendimento complessivo dei due portafogli ammonta quindi rispettivamente al 164% e al 187%, pari al 6,75% e al 7,34% su base annualizzata. Al portafoglio che effettua il ribilanciamento delle posizioni bastano 20 modifiche in 21 anni per ottenere questo extra rendimento.

Implementando un processo di ribilanciamento sistematico, il portafoglio ha detenuto una quota maggiore in azioni. Infatti, nei primi anni il peso dell’azionario è diminuito progressivamente nel portafoglio senza ribilanciamento per effetto dei movimenti del mercato, mentre nel portafoglio dotato di ribilanciamento veniva riportato periodicamente a neutralità. Inoltre, l’andamento positivo delle borse in questo periodo, che è lecito attendersi in un orizzonte di investimento più lungo, ha permesso di registrare un rendimento totale più elevato.