Golpe in Turchia: ecco come reagiscono le società di gestione

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World Economic Forum, Flickr, Creative Commons

Mentre in Turchia continua l’ondata di detenzione dopo il golpe di Stato fallito venerdì, le società di gestione internazionali esaminano le ripercussioni di questi fatti storici sugli asset turchi e le confrontano con le proprie tesi d’investimento a lungo termine, visto che la Turchia occupa uno degli spazi chiave nell’universo degli Emergenti.

Così, da Aberdeen il gestore Willias Scholes evidenzia in primo luogo come i critici non militari del presidente Erdogan si siano mossi per condannare, piuttosto che offrire sostegno, al fallito colpo di Stato militare di venerdì. Il loro messaggio è chiaro: uno strumento non democratico non potrà mai raggiungere uno scopo democratico. Nell’investimento sui mercati emergenti il rischio politico è un fattore sempre presente e gli eventi in Turchia lo sottolineano. Ciò detto, le aziende nel Paese sono tra le migliori dei mercati emergenti, nonostante il contesto politico". In assenza di nuovi dati, la posizione finale di Scholes e della SGR che rappresenta passa dalla prudenza: "Investendo nel lungo termine non prenderemo alcuna decisione affrettata e restiamo convinti della storia di crescita interna a lungo termine che la Turchia rappresenta”.

In un report recentemente pubblicato dalla casa di gestione coreana Mirae Asset, Rahul Chadha (codirettore degli investimenti con sede a Hong Kong) e Bert van der Walt (gestore e analista senior) hanno evidenziato nel caso della Turchia i segni di "deterioramento politico" e hanno detto in particolare che "il movimento verso quote di mercato meno favorevoli, insieme con l'instabilità regionale,  manterrà gli investitori prudenti".

Tuttavia, Chadha e Van der Walt sono anche del parere che "la previsione di crescita e il caso fondamentale d’investimento della Turchia sono difficili da ignorare". Si evidenziano in particolare il miglioramento del saldo del conto corrente, la domanda continua dei consumatori e il ciclo elettorale che è alla base di questa richiesta. Dato che il report è stato pubblicato prima del tentato golpe, entrambi gli esperti commentano che "la sfida più grande per la Turchia nel breve periodo è come trattare con atti di terrorismo in territorio nazionale, il vero nocciolo della questione per un Paese che è così vicino ai centri terroristici del Medio Oriente”.

Una visione contrarian

"Visto il forte intensificarsi dell’instabilità politica in Turchia e il profilo esterno del Paese estremamente fragile e in peggioramento, riteniamo probabile che gli asset turchi restino sotto pressione anche in futuro, mentre la stabilità strutturale sottostante viene rivalutata”, afferma Salman Ahmed, chief investment strategist di Lombard Odier IM. L’esperto spiega in merito al rischio politico che rappresenta il Paese che la situazione potrebbe aver avuto perfino un finale peggiore: “La risoluzione piuttosto rapida, in termini di ristabilimento dell’ordine pubblico, e il conseguente rafforzamento di Erdogan nel contesto che ha seguito il golpe fallito potrebbero contribuire a ridurre lo scenario di rischio di coda estremo di una guerra civile”.

A differenze degli esperti di Aberdeen e Mirae, Ahmed considera che, secondo l’analisi fondamentale sviluppata da Lombardo Odier, “la Turchia è identificata come Paese vulnerabile”. Allo stesso tempo dice che “ha fondamentali deboli secondo diverse misure della qualità del credito, il che significa che assegniamo alla Turchia una ponderazione minore rispetto ai benchmark a capitalizzazione di mercato”.

Parallelamente Ahmed pensa che dopo gli ultimi fatti è aumentato il rischio di downgrade del rating del credito (attualmente BB+) “alla luce della situazione politica nazionale e, a medio termine, lo stato della sicurezza nel paese inciderà probabilmente sui ricavi provenienti dal turismo. Questo avrà implicazioni per la crescita del PIL turco e per il profilo delle partite correnti, vulnerabile rispetto agli altri mercati emergenti.”