Granata (Inarcassa): “Investimenti in real asset con focus sull’Italia”

Alfredo Granata, foto ceduta (Inarcassa)

Una cassa ancora in fase di accumulazione, con un saldo previdenziale “decisamente positivo di alcune centinaia di milioni”. Alfredo Granata, CIO di Inarcassa tratteggia in poche parole la situazione “ad oggi” della Cassa di previdenza di primo pilastro per ingegneri e architetti liberi professionisti privatizzata nel lontano 1994 in seguito al Dlgs 509/1994. Oltre 170 mila iscritti, che svolgono esclusivamente o quasi esclusivamente lavoro di libera professione, e si suddividono tra un 55% di architetti e un 45% di ingegneri, “in questi ultimi due anni, con la ripresa importante del mondo delle costruzioni, e con particolare riferimento alla situazione domestica, ci sono stati risvolti positivi sia sul numero degli iscritti, sia per quel che riguarda l’andamento dei redditi medi”, sottolinea Granata. Secondo i dati Itinerari Previdenziali (al 31 dicembre 2021) l’incremento degli iscritti per una delle Casse di maggiori dimensioni in Italia, era pari a +2,94% e, sempre nello stesso periodo, il totale attivo era pari a 12,9 miliardi (+5,71%) a valore di mercato, scesi a 12,7 miliardi a fine novembre (dati Inarcassa) per il cattivo andamento delle piazze finanziarie nel 2022. Una situazione che, tuttavia, “come risulta dal bilancio tecnico, nel corso dei prossimi lustri sarà in progressivo deterioramento a causa dell’andamento demografico negativo per tutte le categorie”. Il punto è centrale e ben presente nelle analisi della governance. “Il CdA ha avviato già da tempo profonde riflessioni in materia di asset liability management – afferma Granata –, con la consapevolezza che gli aspetti finanziari assumeranno un’importanza via via crescente”. Non a caso, un’altra attività in cui si sta impegnando la governance è una maggiore educazione finanziaria “per poter prendere una serie di iniziative che garantiranno, o dovranno garantire, l’equilibrio economico finanziario nel medio lungo periodo”.

Gli investimenti

Oltre che crescere in termini dimensionali dal 1994, l’attività di Inarcassa “si è andata evolvendo in maniera sempre più diversificata e sofisticata, soprattutto nell’ultimo decennio”, continua il CIO, richiamando, a questo proposito l’attenzione verso la componente “alternativa”, ossia “gli investimenti in economia reale: private equity, private debt, real estate, infrastrutture e venture capital, che hanno acquisito nel tempo una posizione significativa in portafoglio”. La quota è rilevante: “Esattamente un terzo dell’intero patrimonio è destinato a questa tipologia di attività tra Italia e non Italia”. I restanti due terzi (“anch’essi ampiamente diversificati”) sono invece distribuiti tra asset obbligazionari e componente azionaria. Granata rimarca come tra azionario e obbligazionario lo stile di investimento sia “quasi sempre a replica passiva (ETF e fondi passivi a distribuzione geografica Worldwide)”. Mentre la selezione diretta è circoscritta a due sole componenti del portafoglio: l’azionario Italia e il governativo Italia.  “È una selezione diretta che operiamo internamente – specifica l’esperto – in quanto tutte le decisioni di investimento sono proposte dalla direzione patrimonio e deliberate dal CdA”. Sono 17 le partecipazioni dirette nella componente azionaria. Su queste Inarcassa svolge iniziative di engagement in materia di sostenibilità “e abbiamo anche dei rappresentati diretti nei board di due quotate”. A livello obbligazionario la gestione diretta va sul governativo (“BTP, nominali e inflation linked e abbiamo una partecipazione significativa anche sui due green bond emessi dalla Repubblica italiana”) e su emittenti corporate italiane, “tutte connotate da caratteri di sostenibilità (green e sustainability bond)”. Nella nuova asset allocation strategica a valere dal 1° gennaio 2023 la Cassa prevede già un 24% di azionario e di conseguenza quasi un 40% di natura obbligazionaria. “Quindi il restante 33-34% investito in asset alternativi o considerati alternativi”. Nel complesso, conclude il CIO, “se mettiamo insieme anche la componente immobiliare e quella di private market e le giacenze di liquidità presso banche italiane, a oggi il 42% dei nostri asset è destinato al nostro Paese”.

Leggi l'intervista anche sul magazine FundsPeople di gennaio, n. 69.