L’indicatore sintetico può essere un punto di partenza. Anche se non è la risposta definitiva. Guitta, nella sede milanese della società lussemburghese, tira fuori una lista di fondi, con una serie di indicatori ben precisi. “Ogni colonna mostra un parametro specifico: dalla volatility all’efficiency ratio, dallo stile al G-Rating alla consistency, per esempio. Nessuno è un indicatore definitivo ma tutti, nel complesso, offrono la possibilità di fare un identikit della strategia. Questo ci permette, insomma, di scremare fino a trovare i prodotti più interessanti per costruire un portafoglio il più efficiente possibile”. Il lavoro di fund picking, quindi, è fondamentale per arrivare ad ottenere un elenco di strategie più apprezzate. Ma individuare il fondo migliore tra tutti è, e resta, alla fine dei conti, una chimera. “L’algoritmo intelligente ha permesso di ottenere buoni risultati, ma si tratta di un vero e proprio atto di fede. Spesso, infatti, questi processi automatizzati sono delle scatole chiuse: non è possibile capire all’interno della black box da intelligenza artificiale cos’ha determinato quel tipo di risultato”. I numeri, d’altronde, a volte, possono risultare fallaci. Ciascuno ha una propria strada, dei propri criteri, e le contingenze di mercato influiscono, non poco. Di certo, andare a capire, poi, il lato umano delle decisioni di investimento è molto importante.
1/3