Il 2014 è stato un anno difficile per le strategie alternative e per i fondi hedge ma Alessandra Manuli, ad di Hedge Invest SGR è positiva sull’outlook per i prossimi 12 mesi.
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Il 2014 è stato un anno difficile per le strategie alternative e per i fondi di Hedge Invest SGR, non tanto in termini assoluti (sono stati ottenuti rendimenti negativi compresi tra l’1 e il 2,5% da inizio anno) ma piuttosto in termini relativi, ovvero rispetto alle asset class tradizionali. Quali sono le motivazioni di questa sotto performance? “I risultati negativi degli ultimi sei mesi e dell’ultimo anno non devon far dimenticare la capacità dei fondi hedge e dei fondi UCITS a ritorno assoluto di generare valore nel medio termine rispetto alle asset class tradizionali” ricorda Alessandra Manuli, ad di Hedge Invest durante la conference call sui risultati del 2014 e sulle prospettive per i prossimi 12 mesi.
“Uno dei fattori della sottoperformance è stata sicuramente una visione cauta da parte di Hedge Invest e dei gestori alternative sulle asset class che venivano da anni di maggiori guadagni”, spiega Manuli, “in particolar modo sul credito dove con i rendimenti a minini storici ritenevamo che i risk awards fossero troppo contenuti e che quindi le probabilità di perdita fossero superiori rispetto ai guadagni residui che si potevano generare. Stesso discorso di sottopeso sul mercato americano perchè lo S&P veniva da anni di salita straordinaria e ci si è posizionati in modo ribassista sui Treasury americani con una esposizione indiretta attraverso fondi macro sia attraverso coperture dirette”. Inoltre si sono verificati ulteriori rialzi per l’obbligazionario nonostante i rendimenti ai minimi. Le asset class che nei primi 10 mesi dell’anno hanno generato maggiori ritorni sono stati i bund con una performance di circa il 10% e i Treasury americani (7%). Stesso discorso per il mondo degli investment grade che hanno generato rendimenti interessanti dell’ordine del 7%.
“Un’altra delle cose che non hanno funzionato nel corso del 2014 è stata la sottoperformance del mercato azionario europeo (-0,3% YTD) rispetto a quello americano (+9,2% YTD)” aggiunge Manuli. “Infatti da inizio anno fra i due mercati c’è un gap di circa 10 punti percentuali e questo dovuto al fatto che gli utili delle società sono stati elevati, i tassi sono saliti e c’è stata un’espansione dei multipli. Da sottolineare anche che negli ultimi sette anni (da novembre 2007), l’indice S&P è salito del 30% rispetto al -27% dell’Euro Stoxx”. Per quanto riguarda la sottoperformance delle strategie long/short equity e la difficolta di generare alpha, per il gestore “le cause sono da rivercare nel fatto che questi fondi spesso esposti a titoli a media capitalizzazione e pertanto hanno sofferto lo scenario complesso sul comparto. Inoltre i flussi in uscita dall’Europa a partire da metà anno hanno ridotto la liquidità sul mercato europeo e la dispersione tra i titoli è scesa a livelli prossimi ai minimi storici nel 2014”.
Outlook per il 2015 sulle strategie alternative
L’Europa si lascia alle spalle molta dell’incertezza, sebbene la crescita rimane al di sotto delle attese. Il sistema bancario europeo ha superato l’AQR e gli stress test della BCE con shortfall limitati e non rappresenta più un ostacolo alla ripresa del credito in Eurozona. Si assisterà ad un potenziale ritorno della liquidità oltre che ad una sovraperformance delle società esportatrici (grazie all’euro debole). Anche se rimane la necessità di ulteriori importanti riforme strutturali ed una economia ancora in forte stagnazione. Ritornano le opportunità per le startegie macro grazie alla differenziazione delle politiche monetarie che dopo un anno di ‘nebbia’, consentiranno ai fondi macro di tornare a performare.
Gli event driven potranno continuare a beneficiare di uno scenario favorevole per la strategia: la bassa crescita economica farà ancora da stimolo alle operazioni di finanza straordinaria. Già nel corso del 2014 c’è stato infatti un forte incremento delle attività M&A, un 40% in più rispetto all’anno precedente per un totale 3072 operazioni con premi interessanti e un aumento dell’80% delle operazioni cross border. Si è assistito ad un ritorno degli activist sul mercato americano. È necessaria però selettività, a causa dell’elevato numero di deal break. Infatti il numero di transazioni interrotte e non andate a buon fine è stato di oltre 570.
Opportunità di tornare a generare alpha anche per le strategie long/short equity, grazie a una maggiore visibilità. In US, prevediamo che i portafogli ribassisti dei fondi alternativi torneranno a produrre valore, e in Europa, la parte rialzista dei portafogli potrà beneficiare di aspettative già ai minimi. In USA con la fine del QE, ci si aspetta un ritorno della volatilità, un aumento della dispersione fra i titoli e una sovraperformance delle strategie a ritorno assoluto rispetto alle gestioni passive, causa scarsa direzionalità sul mercato. Inoltre è possibile un ulteriore rafforzamento del dollaro verso l’ euro, lo yen e le valute EM.