Mentre in Italia il PIL resta ben al di sotto dei livelli osservati prima della crisi finanziaria, nello stesso periodo, l'industria dell’asset management ha sperimentato una notevole espansione.
In Italia, la recessione economica non tocca l’industria del risparmio gestito, che nei primi 10 mesi dell’anno ha registrato una raccolta netta di oltre 98 miliardi di euro, portando il patrimonio complessivo a raggiungere quota 1.526 miliardi, stando ai dati forniti dall’ultima mappa trimestrale di Assogestioni.
Mentre in Italia il PIL resta ben al di sotto dei livelli osservati prima della crisi finanziaria, nello stesso periodo, l'industria dell’asset management ha sperimentato una notevole espansione. Infatti da inizio anno ad oggi si è avuta una crescita significativa delle masse gestite grazie alla combinazione delle performance positive e degli afflussi netti, che chiuderanno il 2014 con una cifra record di raccolta che supererà i 100 miliardi di euro.
Stando ai dati illustrati da Santo Borsellino, vice presidente di Assogestioni, durante l’Investment Conference di Morningstar, i possibili fattori che hanno guidato la crescita del risparmio gestito dal lato dell’offerta sono le decisioni delle banche su quali prodotti finanziari promuovere in un contesto nel quale i conti correnti rendono molto poco, gli istituti di credito ricorrono meno al finanziamento attraverso il canale retail e sono spinte dai bassi tassi ad accrescere i ricavi provenienti dalle commissioni. Dal lato della domanda invece, c`é la richiesta da parte degli investitori di soluzioni alternative di investimento liquide, accessibili e diversificate.
Le prospettive per il settore dell’asset management italiano sono decisamente positive nonostante la penetrazione dei prodotti gestiti si attesta su livelli nettamente inferiori rispetto ad altri peasi. Infatti in Italia i fondi di investimento, i fondi pensione e i prodotti assicurativi rappresentano congiuntamente meno del 26% del risparmio totale (vs i livelli di benchmark compresi tra il 40% e il 60%). Inoltre dall'inizio del 2012, il risparmio deviato da obbligazioni emesse da istituti finanziari è andato in fondi di investimento. Tendenza quest’ultima che contribuisce a ridurre il divario tra l'allocazione del risparmio in Italia e quella di altre economie mature.