Dal sondaggio condotto da FundsPeople su 211 asset manager operanti in Italia è emerso un universo di 58 team di fund selection che, per competenze in termini quantitativi e qualitativi, si sono classificati come i migliori nel nostro Paese. In questo articolo si conosce la Top 10.
Per accedere a questo contenuto
Preparazione e capacità di analisi. Il lavoro finale, tuttavia, ha anche bisogno del confronto tra competenze e punti di vista differenti. Da qui il giusto mix tra formazione personale e di squadra che si riflette nei risultati del sondaggio, condotto da FundsPeople anche nel 2024 e giunto ormai all’11esima edizione, che vede la classifica dei team di fund selection preferiti dagli asset manager internazionali operanti in Italia. Una top 10 frutto di una survey condotta tra aprile e maggio di quest’anno, che ha coinvolto 211 entità (numero record) a cui è stato chiesto di indicare da una a cinque squadre di selezionatori di fondi con cui si interfacciano nell’attività quotidiana, sia in ambito wholesale sia in ambito istituzionale.
È emerso un universo di 58 team di fund selection che, per competenze in termini quantitativi e qualitativi, si sono classificati come i migliori in Italia.
I primi dieci
I risultati, anche nel caso dei team di fund selection, oltre a indicare “formazioni” solide, con un background pluriennale, una forte componente di analisi e capacità di gestione del portafoglio (caratteristiche predominanti in tutto il settore della selezione), vedono una conferma tra le squadre di selezione e di molti dei nomi presenti nella top 15 dei singoli professionisti (tema di copertina di FundsPeople 88, ottobre 2024).
A comporre la rosa delle dieci squadre di fund selection preferite dagli asset manager nel nostro Paese, infatti, vanno (in ordine alfabetico per società) i team di Amundi SGR, guidato da Barbara Costa head of fund selection; Anima SGR, di cui è responsabile Stefania Taschini, portfolio manager, head of multi-manager; Banca Generali sotto la supervisione di Corrado Cominotto, head of wealth investment advisory EMEA and head of global product solutions EMEA; Banca Patrimoni Sella & C., con alla guida Marco Pelissero, vice responsabile gestioni patrimoniali e Elena Beccaria head of advisory services; BCC Risparmio e Previdenza SGR, guidato da David Karni, responsabile portafogli di investimento; Eurizon Capital, sotto la responsabilità di Filippo Stefanini, head of multimanager investments; Fideuram ISPB Asset Management SGR che vede il team multimanager e alternative investments capitanato da Luca Anzola, mentre Chiara Mauri è responsabile del team fund research & alternative investments; Investitori SGR sotto la responsabilità di Carlo Mogni, senior portfolio manager – fund selection; Mediolanum International Funds guidato da Giorgio Carlino, head of multi management, e Quaestio Capital SGR sotto la supervisione di Davide Saccone portfolio manager, managers selection & ESG.
Top 10 Team di Fund Selection Italia 2024
Società | Responsabile del team |
Amundi SGR | Barbara Costa |
Anima SGR | Stefania Taschini |
Banca Generali | Corrado Cominotto |
Banca Patrimoni Sella & C. | Elena Beccaria, Marco Pelissero |
BCC Risparmio&Previdenza | David Karni |
Eurizon Capital SGR | Filippo Stefanini |
Fideuram AM SGR | Luca Anzola, Chiara Mauri |
Investitori SGR | Carlo Mogni |
Mediolanum International Funds | Giorgio Carlino |
Quaestio Capital SGR | Davide Saccone |
Lavoro di squadra
Comprendere le dinamiche del mercato e prendere decisioni informate sono gli obiettivi a cui tende il lavoro di un team di fund selection che, nelle indicazioni di Stefanini (Eurizon) “deve possedere una profonda conoscenza dei mercati finanziari e dei prodotti di investimento, unita a solide capacità analitiche per valutare fondi e gestori”. La presenza di professionisti diversi, per caratteristiche e formazione, infatti, “arricchisce il processo decisionale, permettendo di considerare una gamma più ampia di prospettive e strategie”. Oltre a rimarcare il lavoro di squadra e la necessità di “una comunicazione efficace interna al team”, Stefanini ricorda l’importanza di “mantenersi aggiornati sulle normative in evoluzione e sulle tendenze emergenti, per rispondere alle esigenze degli investitori”, da qui la scelta di rafforzare le competenze interne “attraverso la formazione continua e l'apprendimento condiviso” e la promozione di “un ambiente che valorizza la diversità e incoraggia l'innovazione”.
La “complementarietà dei profili” e lo stimolo all’aggiornamento continuo (“per non rimanere ancorati a idee e convinzioni consolidate negli anni”) tornano anche nelle parole di Costa. “Ritengo però che sia la capacità dei membri del team di creare un ambiente lavorativo stimolante ma al tempo stesso flessibile e collaborativo a rappresentare la caratteristica prioritaria, perché consente alle persone di esprimere al meglio il proprio potenziale”, afferma la responsabile del team di Amundi SGR.
Sfide future
Secondo l’esperta, sono molteplici le sfide che attendono il settore nei prossimi mesi. Tuttavia identifica “due filoni principali”: mercato e innovazione tecnologica. Nel primo caso, “bisognerà porre particolare attenzione alla volatilità dei mercati dove l’incertezza economica globale, le tensioni geopolitiche e le prossime mosse delle banche centrali renderanno più complessa la scelta dei fondi con un profilo di rischio adeguato”. Sull’altro versante, “le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, la blockchain e persino le crypto currency, evolvono rapidamente richiedendo nuove e specifiche competenze oltre a una profonda conoscenza del settore. Per affrontare queste sfide i fund selector dovranno investire in formazione e aggiornare continuamente le loro competenze tecnologiche”.
Una riflessione in merito ai “molteplici modi” in cui si evolve l’attività di selezione arriva anche da Karni (BCC R&P). “Da una parte abbiamo prodotti che si adattano al contesto normativo, alle evoluzioni di mercato e alle richieste del settore”, afferma indicando come una forte componente di cambiamento sia dovuta alla tecnologia: “Dieci anni fa era impensabile delegare a un processo automatizzato la due diligence di un fondo mentre adesso sempre più provider propongono di sostituirsi nella valutazione qualitativa oltre che in quella quantitativa”. Si ripropone dunque la necessità di formazione costante del team di fund selection. “Non ci si può opporre all’arrivo dell’IA nel nostro mestiere e dal canto nostro stiamo studiando come integrarla al nostro modus operandi”, afferma l’esperto.
Fattore umano
Tuttavia, non è “(ancora) il caso di delegare totalmente”. Karni indica che l’attività di selezione è basata “sull’acquisire esperienza tramite incontri con gestori, tramite analisi comparative di fondi dello stesso tipo, che coprono la stessa asset class in modo da far emergere le caratteristiche salienti che un buon fondo deve avere”. Questo secondo una duplice prospettiva: “Da una parte una verticalità di analisi, ossia un fund selector si specializza e diventa la prima fonte della scelta su alcune asset class e ha l’obbligo di vedere quanti più fondi possibile di quelle asset class, dall’altra una certa trasversalità per cui da noi tutti i fund selector sono caldamente invitati a partecipare al maggior numero di incontri anche se non direttamente coinvolti nella scelta”.
L’impostazione di un team si basa infine su quattro pilastri, identificati da Saccone (Quaestio SGR) in “multidisciplinarietà, analisi avanzata, curiosità e un’architettura aperta”. La prima, afferma, “si traduce in un’integrazione completa tra il team di selezione e quello di investimento, che favorisce un dialogo continuo sui trend di mercato e sulle strategie adottate dai gestori selezionati”. Questo approccio “permette di comprendere a fondo le scelte di portafoglio, anche in mercati complessi”. La curiosità, l’analisi quantitativa e le competenze in termini di analisi fattoriale avanzata sono altrettanto cruciali. Nel caso di Questio, “grazie a una piattaforma proprietaria costantemente aggiornata, il team è in grado di distinguere il vero alpha dai movimenti dettati da posizioni macro o drift gestionali, offrendo ai clienti risultati chiari e misurabili sul gestore selezionato”. Infine una struttura multi-manager, “basata su mandati segregati, in combinazione con un’architettura aperta consente di accedere a boutique di nicchia, spesso difficili da individuare tramite la sola selezione di fondi distribuiti in Italia e di selezionare le case di gestione capaci di avere un hedge sulle singole classi di attivo o di produrre alpha in modo sostenibile e distintivo”, conclude l’esperto.
Tratto dalla rivista FundsPeople di novembre n. 89