I primi effetti dei PIR sono sui volumi scambiati

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John Jones, Flickr, creative commons

Dopo venti mesi di operatività dei PIR, Deloitte ed Nctm Studio Legale, in collaborazione con JeMe Bocconi (Junior Enterprise di studenti dell’Università Commerciale L. Bocconi), hanno organizzato un evento per la presentazione dello studio “I Piani Individuali di Risparmio. Risultati raggiunti e prospettive per il futuro”.

Savino Capurso, senior manager di Deloitte, e Luca Ferrari Trecate, of counsel di Nctm Studio Legale, hanno evidenziato che “dopo pochi mesi dall’introduzione dei PIR, sono stati lanciati sul mercato 70 prodotti con forti aspettative di crescita futura. Si sono registrati, da gennaio 2017 sino a giugno 2018, poco meno di 19 miliardi di euro di masse in gestione e una raccolta di 14,4 miliardi. Nei primi 18 mesi di vita, in numeri, i PIR superano di gran lunga le aspettative. L’analisi statistica circa l’impatto dei PIR evidenzia risultati significativi soprattutto riguardo i volumi di scambio sui mercati di interesse (AIM +338%, small cap +40% e mid cap +35%). Non ci sono stati effetti in termini di prezzo, questo conferma che non si è trattata di una bolla speculativa. Gli anni a venire si prospettano ancora positivi, si stima infatti una raccolta netta di 67,9 miliardi per i primi 5 anni, contro la previsione iniziale di 16 miliardi, quasi ormai superata”.

Durante l’evento è intervenuto alla tavola rotonda anche Massimo Mazzini, responsabile Marketing e Sviluppo Commerciale di Eurizon Capital, in qualità di rappresentante del mondo del risparmio gestito italiano, il quale ha dichiarato che “nel 2017, i PIR hanno rappresentato circa l’11% della raccolta del risparmio gestito. Quest’anno la raccolta sta proseguendo, ma in rallentamento, coerentemente con il calo nei ritmi della raccolta complessiva del risparmio gestito. Dagli ultimi dati Assogestioni, i PIR rappresentano intorno al 30% della raccolta del 2018, quindi si sono dimostrati uno strumento resiliente. Questo grazie al fatto che si tratta di una soluzione diversificata e quindi adatta a tutte le tipologie di investitori. Ma anche perché si fonda su un patto chiaro col cliente: mantenere l’investimento per 5 anni per godere del beneficio fiscale. Come Eurizon, e come industria del risparmio gestito, stiamo lavorando su un’evoluzione dello strumento per ovviare alla caratteristica della liquidabilità dei fondi comuni. In Eurizon stiamo studiando dei fondi chiusi, gli Eltif, che permetteranno di finanziare le PMI mantenendo l’investimento su un orizzonte coerente con l’asset. La differenza tra il fondo UCITS e l’Eltif è la modalità di distribuzione, il secondo richiede una maggiore preparazione da parte dell’investitore”, conclude Mazzini.