I quattro scenari dell’azionario europeo

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Michael Browne, portfolio manager, Martin Currie

L’incertezza politica ed economica rappresenta ormai un punto fermo in Europa, e ciò si ripercuote anche sull’azionario europeo, le cui prospettive appaiono meno chiare rispetto a un anno fa. Scenari molto positivi e molto negativi sono quasi egualmente probabili e gli investitori possono però consolarsi col fatto che le valutazioni sono ora molto più basse rispetto ad un anno fa. Michael Browne, portfolio manager del fondo Legg Mason Martin Currie European Absolute Alpha di Legg Mason, ha individuato quattro scenari probabili per le azioni europee nel 2019.

Mercato rialzista - 40% di probabilità

Questo scenario implicherebbe che nel 2019 i mercati rimangano convenienti e si verifichi il mix ideale di crescita e bassa inflazione, che sarebbe favorevole per gli asset di rischio. “In questo caso preferiremmo titoli industriali di qualità e titoli di crescita nel segmento mid cap, in entrambi i casi con solidi modelli di business, alte barriere all’ingresso nel mercato, e significativa creazione di valore,  un genere di titoli che è stato declassato eccessivamente nel 2018”, commenta il gestore.

Trading Range (andamento laterale) - 20% di probabilità

Nella prima parte del 2019 i mercati potrebbero rimbalzare, avendo sperimentato un sell off eccessivo alla fine dell’anno scorso. Con la crescita globale che va rallentando, però, il trend rialzista dovrebbe restare limitato, all’interno di un range del 15%. “In questo scenario ridurremmo l’esposizione nelle fasi di rialzo e compreremmo in quelle di debolezza, fino a quando non ci sarà maggior chiarezza sulla direzione del ciclo economico e delle politiche della banca centrale”, spiega Browne.

Mercato ribassista - 30% di probabilità

In questo scenario, il restringimento della Fed si sarà dimostrato eccessivo, la crescita globale soffrirà più di quanto ci si aspetta, e riappariranno pressioni deflazionistiche. Gli asset di rischio, azioni europee comprese, avranno performance negative. Prima o poi a quel punto la Fed taglierà i tassi di interesse e interromperà la riduzione del suo bilancio. “Dovesse accadere ciò, opteremmo per un’esposizione netta bassa o sulle posizioni corte, finché gli indicatori del credito e macroeconomici non si stabilizzeranno. Ritorni positivi sarebbero generati solo dalle posizioni short, che sarebbero focalizzate su società con alta leva operativa e finanziaria. Con la maggioranza dei prezzi dei titoli che crollano e vengono declassati, le posizioni long punteranno a sovraperformare l’indice”, aggiunge.

Collasso - 10% di probabilità

Il bear market appena delineato potrebbe evolvere in una vera e propria crisi, con crollo del commercio globale, default del debito e il disgregarsi dell’Unione Europea. Ci sarebbero ampie opportunità di short, con molti titoli che precipiteranno drammaticamente e altrettanti che avranno bisogno di essere rifinanziati. “In questo scenario opteremmo per un’esposizione netta sulle posizioni corte, fino a quando tutte le banche centrali non saranno tornate a politiche monetarie espansive”, conclude l’esperto.