Dalla ricerca condotta da Ambrosetti in esclusiva per Invesco emergono sei crisi esponenziali che minacciano la sostenibilità globale. Contenuto sponsorizzato.
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CONTRIBUTO a cura di Invesco, sviluppato in collaborazione con The European House - Ambrosetti. Contenuto sponsorizzato.
“I cambiamenti dei mercati sono il riflesso delle trasformazioni che fanno evolvere la società. Di norma le aziende tendono a monitorare accuratamente l’andamento dei mercati, ma non sembrano analizzare con la stessa attenzione i cambiamenti della società in cui viviamo, generando di conseguenza potenziali ritardi nella risposta concreta alle trasformazioni in corso. Affinché la sostenibilità diventi una leva di business, è necessario anticipare le trasformazioni della società e del mercato". È questo il sentimento che guida The European House of Ambrosetti nell’attività consulenza che da più di 50 anni svolge a livello italiano ed europeo, confezionando progetti su misura, in un ventaglio di 13 aree tematiche.
Dalla ricerca condotta in esclusiva per Invesco sul tema della sostenibilità, Ambrosetti ritiene che l'incertezza attuale sia contraddistinta dalla concomitanza di 6 crisi esponenziali: la crisi geopolitica, quella economica, l'aumento della pressione sulle risorse naturali, la crisi sanitaria, il tasso crescente di disuguaglianze e infine la caduta della democrazia. Queste crisi sono destinate a rimodellare il mondo e richiedono lo sviluppo di adeguate strategie di risposta sistemica. Ecco perchè Invesco ha ravvisato la necessità di organizzare un dibattito sul tema, sempre caro e di fondamentale importanza, ma mai come in questo ultimo periodo molto dibattuto, dell’ESG.
Riassumiamo quindi il contesto attuale.
1 - La crisi geopolitica
Il conflitto tra Ucraina e Russia, le crescenti tensioni tra il mondo occidentale, la Russia e la Cina, le ambizioni della Turchia e la governance dell'Europa che vacilla sempre di più stanno mettendo a dura prova la globalizzazione, evidenziando contemporaneamente un multipolarismo sempre più evidente. La presenza di molteplici centri di potere divisi tra globali (grandi potenze) e regionali (medie potenze) molto spesso ostacola l’utilizzo degli strumenti di governance globale necessari per affrontare questioni come il cambiamento climatico, le migrazioni e le guerre.
Di conseguenza, le attuali tensioni geopolitiche, insieme agli effetti della pandemia, al protezionismo e alle interruzioni della catena di approvvigionamento, stanno generando evidenti impatti sulla coesione e sul commercio globale.
2 - Lo shock economico
Le tensioni globali, politiche ed economiche, hanno provocato un tangibile impatto sui mercati delle materie prime, facendo impennare i prezzi globali, soprattutto per quanto riguarda petrolio, gas naturale e grano. Come naturale conseguenza al fenomeno, tutto il mondo ha dovuto fare i conti con l’aumento della pressione inflazionistica, che è più che raddoppiata nell'ultimo anno. Il risvolto finanziario della questione lo vediamo molto chiaramente dal comportamento delle principali banche centrali, dove le prospettive di inasprimento delle politiche monetarie si fanno via via sempre più concrete.
In questo contesto, la crescita globale dovrebbe rallentare dal 5,7% nel 2021 al 2,9% nel 2022, attestandosi a livelli significativamente inferiori al 4,1% previsto a gennaio. A causa della lunga coda degli effetti della pandemia e del perseverare della guerra, i livelli di reddito pro capite nelle economie in via di sviluppo saranno inferiori di quasi il 5% rispetto al trend pre-pandemia. La guerra in Ucraina, le serrate in Cina, le interruzioni della catena di approvvigionamento e il rischio di stagflazione ostacolano la crescita e per molti Paesi sarà difficile evitare la recessione1.
3 - La pressione sulle risorse naturali
A causa della pandemia e delle severe misure di contenimento nel 2020 si è registrata una riduzione delle emissioni globali di CO2 del 7% rispetto ai livelli del 20192. Questo traguardo green, da solo, non può essere considerato un successo, poiché gli effetti temporanei non sono stati sufficienti a raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dall'Accordo di Parigi del 2015 e nel 2021 le emissioni di gas serra sono aumentate di quasi 2,1 miliardi di tonnellate rispetto ai livelli del 2020: il più grande aumento annuale delle emissioni di CO2 legate all'energia dal 2010.
Nonostante questi dati, gli impegni concordati alla COP26 di Glasgow potrebbero ancora portare l'umanità al successo: se gli obiettivi nazionali saranno pienamente raggiunti da oggi in poi, si potrebbe contenere l'aumento delle temperature a 1,8°C.
4 - Le crescenti disuguaglianze
Nel 2016, l'1% della popolazione mondiale aveva un patrimonio superiore al cumulato del restante 99%: uno squilibrio che, secondo gli esperti di Oxfam, non solo ostacolerebbe lo sviluppo economico nel medio termine, ma aumenterebbe anche il rischio di conflitti sociali. La pandemia ha accentuato questo fenomeno: per la prima volta in un secolo, nel 2020 le disparità economiche sono cresciute contemporaneamente in tutto il mondo.
L’ultimo ‘World Inequality Report’3 ha evidenziato un chiaro legame causale tra le disuguaglianze sociali all'interno dei Paesi e i livelli di emissioni di CO2. In Europa, il 50% più povero della popolazione emette circa 5 tonnellate di CO2 a persona all'anno, mentre il 10% più ricco ne emette 29 tonnellate.
Il 50% più povero della popolazione dei Paesi ricchi ha già raggiunto (o si sta avvicinando) agli obiettivi climatici del 2030, se espressi su base pro capite, mentre i più ricchi ne sono ben lontani: le politiche climatiche stanno colpendo in modo sproporzionato i più poveri, lasciando invariate le abitudini di consumo dei più ricchi, in uno scenario in cui l'accesso ai capitali sul mercato è ancora limitato da vincoli fiscali, costi di prestito più elevati e minori informazioni ESG per le società in via di sviluppo.
5 - La crisi sanitaria
Le probabilità di avere a che fare con una pandemia simile alla COVID-19 aumentano del 2% ogni anno, il che significa che un individuo nato negli anni 2020 ha il 38% di possibilità di viverne una.
La crisi sanitaria innescata dalla COVID-19 ha generato un impatto senza precedenti sui sistemi sanitari della maggior parte dei Paesi, spingendoli sull'orlo del collasso in un breve periodo di tempo.
L’umanità continua ad affrontare il rischio di nuove ondate di COVID-19. L'aumento dei casi rende evidente che l'umanità non sarà in grado di eradicare il virus così facilmente, e che sono necessarie misure per coesistere con esso. La pandemia sta quindi contribuendo a un radicale ripensamento dei sistemi sanitari, portando gli Stati ad aumentare notevolmente la spesa sanitaria in percentuale del PIL nazionale, come il Regno Unito (+2,6%), la Germania (+0,9%) e l'Italia (+1%)4.
6 - La caduta della democrazia
La forma democratica intesa in senso stretto e ortodosso è in rapido declino in tutto il mondo. Secondo gli ultimi dati relativi a oltre 160 Paesi, lo scorso anno i livelli medi di democrazia a livello globale hanno raggiunto un nuovo minimo, registrando un calo equivalente solo a quello registrato nel 2021 con la crisi finanziaria. Oggi oltre un cittadino su tre vive sotto un regime autoritario, mentre solo il 6,4% gode di una piena democrazia5.
Dopo un significativo peggioramento nel primo anno della pandemia, guidato soprattutto dalle misure restrittive imposte dal governo, l'autoritarismo ha continuato a diffondersi nel 2021 e nel primo trimestre del 2022, portando a 60 il numero di Paesi in tutte le regioni del mondo in cui è stato registrato un significativo declino dei livelli di democrazia negli ultimi 16 anni.
Lo scenario globale è stato ulteriormente minato dallo sconvolgimento geopolitico avvenuto in Ucraina, che promette di rimodellare i confini e gli equilibri eurasiatici. In quella che gli studiosi definiscono "la terza ondata di autocratizzazione", la guerra russa contro l'Ucraina potrebbe cambiare le carte in tavola. L'invasione militare di una democrazia da parte di una potenza globale è la dimostrazione pubblica che le autocrazie possono rappresentare una minaccia tangibile per la pace e che quindi è sempre più urgente impegnarsi per un cambiamento strategico dal sostegno alla democrazia alla protezione della stessa.
Fonti e note
1 World Bank (2022): Global Economic Prospects.
2 EA (2022): Global Energy Review: CO2 emissions in 2021
3 World Inequality Lab (2022): World Inequality Report, 2022
4 United Nations, Inter-agency Task Force on Financing for Development (2022): Financing for Sustainable Development Report
5 Economist Intelligence Unit (2022): Democracy Index