Il 2013 è record per il patrimonio stabile sopra la quota dei 1.332 miliardi di euro

Il 2013 è l’anno record per il patrimonio dei fondi, stabile sopra la quota dei 1.332 miliardi di euro. In base ai dati raccolti da Assogestioni, gli asset investiti nelle gestioni di portafoglio rappresentano il 55% delle masse in gestione totali (731 mld), mentre quelli detenuti dalle gestioni collettive sono il restante 45%, pari a oltre 601 miliardi di euro. Nel comparto dei fondi aperti sono protagonisti della raccolta i prodotti flessibili (+27,6 mld), gli obbligazionari (+12,5 mld), i bilanciati (+6,6 mld) e gli azionari (+5,4 mld). 

Con il risultato dell’ultimo trimestre (+5,5 mld) l’industria del risparmio gestito ha archiviato il 2013 con un saldo di raccolta positivo superiore a +62,5 miliardi di euro. Il dato, il migliore degli ultimi tredici anni, è frutto di una raccolta di +46,6 miliardi proveniente dalle gestioni collettive, in particolare dai fondi aperti (+46,5 mld) italiani (+10,7 mld) ed esteri (+35,8 mld), e da 16 miliardi di euro originati dalle gestioni di portafoglio. 

Sui quattro trimestri del 2013 tutte le categorie, sia per quanto riguarda i fondi istituiti in Italia sia gli esteri puri, hanno registrato una raccolta col segno più. “Sul fronte italiano hanno avuto grande successo i fondi a scadenza e quelli a cedola. Le sgr italiane hanno spinto molto su questo fronte grazie a una struttura di pricing interessante per i collocatori (una ricerca di reddittività sul fronte commissionale, ndr)”, afferma Alessandro Rota, responsabile della Research Unit di Assogestioni. Diversamente dal 2012, nel 2013 tutti i gruppi di gestione dei fondi aperti tranne un paio (Bnp Paribas e Amundi) hanno avuto un ritorno positivo netto di raccolta. Sul fronte dei mandati hanno dominato gli istituzionali sulle prime 15 società: Generali con 309 miliardi rappresenta da sola il 42% del mercato dei mandati che sono quasi tutti istituzionali. Spiega Rota: “Qualunque movimento faccia il gruppo finisce per influenzare l’intero mercato. 

 Generali ha in gestione anche le partecipazioni strategiche del gruppo, dato che è legato a doppia mandata col mondo assicurativo ed è legato agli operatori più importanti su scala europea”. Bene anche Pioneer con 40 miliardi di euro di mandati assicurativi. Continua: “Il mercato dei fondi pensione di secondo e terzo pilastro tende a crescere con una raccolta che va dai tre ai cinque mld l’anno: molti sono in fase di accumulo e non di decumulo e quindi, anche se sono piccoli, (circa 70 mld di asset gestiti, ndr) lo vediamo come mercato in crescita stabile anche se non sostenuto. I risparmiatori italiani sono troppo poco esposti su prodotti di lungo termine. È uno degli elementi di criticità della struttura del portafoglio finanziario delle famiglie. Ora bisognerà vedere il sistema degli incentivi. Quanto al peso in percentuale nel portafoglio finanziario delle famiglie, tra fondi pensione e prodotti vita assicurativi nel 2013 siamo ancora sotto al 20%. Questo significa che meno del 20% in media è investito in prodotti a lungo termine. Quello italiano è un mercato poco maturo dl punto di vista istituzionale. Nei mercati più maturi la quota è più alta, le assicurazioni e i fondi pensione danno in delega alle sgr molti più mandati che da noi. Basti guardare alle riserve assicurative del ramo vita (450 mld): il 72% è gestito in delega a favore delle sgr. E sui fondi pensione (150 mld) è gestito in delega il 40%”.  

Nel corso degli anni si è assistito a una ricerca di maggior specializzazione, che passa attraverso la diversificazione, sia nei mandati retail sia istituzionali. “La selezione ha riguardato inizialmente portafogli la cui gestione prevedesse la copertura di aree geografiche o la disponibilità di team di analisti specializzati in segmenti della curva o nel credito; solo di recente sono state valutate su larga scala le emissioni di paesi o corporate emergenti”, commenta Marco Ghilotti, senior manager di Pictet Asset Mangement. Dalla ricerca di gestori attivi si è poi passati alla costruzione di portafogli con componenti passive (in titoli, fondi ed Etf), bilanciate a seconda del profilo di rischio dell’investitore e in parallelo con il suo crescente livello di maturazione finanziaria. Aggiunge Ghilotti: “Nel settore istituzionale le masse sono generalmente cresciute, grazie non solo all’andamento dei mercati ma anche a seguito dell’aumento degli aderenti (nel caso dei fondi pensione e casse di previdenza), della diversificazione delle masse gestite e della dismissione di assets non strategici. La componente obbligazionaria è particolarmente importante nel portafoglio degli investitori istituzionali italiani, arrivando a superare il 50% - ma è prevalentemente riferita a titoli di stato e, in particolare, titoli di stato italiani. 

 

I fondi 

Diversa la situazione in altri paesi europei dove la componente azionaria assume una connotazione più ampia (leggi paesi anglosassoni) o si preferiscono titoli di debito ma non governativi (come nel settore assicurativo francese)”. I fondi comuni sono più presenti in Francia e Germania mentre in Italia ancora marginali. E commenta: “Crescono però a livelli robusti, sia come investimento diretto sia attraverso portafogli gestiti, in particolare nel settore fondi pensione".

Intanto, al fine di controllare il rischio sistemico e di cercare rendimenti asimmetrici, con volatilità più contenuta, si stanno introducendo strategie long/short o rendimenti decorrelati con strategie market neutral che generano rendimenti stabili indipendentemente dalla direzione del mercato. Conclude Ghilotti: “Portafogli long/short nella veste Ucits sono già nei radar di valutazione e mai come in questo momento possono forse incrementare la propria presenza anche in ambito istituzionale, compatibilmente con la normativa in vigore. Stiamo inoltre assistendo all’introduzione graduale di strategie di risk overlay, ma è forse ancora presto per valutarne i primi risultati.

In ambito obbligazionario, secondo Francesco Girino, responsabile di Russell Investments in Italia,  "abbiamo assistito ad un graduale spostamento verso soluzioni con un profilo maggiormente flessibile ed a ritorno assoluto, in un’ottica di miglior gestione della duration e del rischio tasso. Abbiamo inoltre assistito ad un aumento degli investimenti in prodotti con profilo diversified growth, che prevedono la combinazione di investimenti azionari, real assets e a spread. I Paesi Emergenti hanno registrato un deciso calo d’interesse, soprattuto in ambito azionario ed obbligazionario in valuta locale".

 

Crescita della raccolta istituzionale in Italia

PORTAFOGLI INSTITUZIONALI

raccolta

Gruppo Generali

306.623

Eurizon Capital

69.847

Poste Italiane

41.099

Pioneer Invest. / Gr. Unicredit

33.927

Allianz

29.747

Axa

21.928

Amundi Group

11.932

Gruppo Banco Popolare

10.042

AM Holding

7.086

State Street Global Advisors

6.321

Gruppo Mediolanum

5.444

Credit Suisse

5.404

Gruppo UBI Banca

5.344

Gruppo BNP Paribas

5.188

Groupama AM

5.104

Banca Fideuram

4.763

Arca

3.432

Credito Emiliano

3.239

Gruppo Montepaschi

2.486

Fondaco

1.842

Banca Esperia

1.650

Dexia

1.491

BNY Mellon AM

835

Gruppo Bancario Veneto Banca

682

Gruppo Azimut

551

Deutsche Asset & Wealth Man.

430

Gruppo Banca Carige

422

ICCREA

395

Pensplan Invest

325

Gruppo Banca Sella

285

Banca Profilo

226

ING IM

211

Finanziaria Internazionale 

192

UBS

119

PFM

113

Kairos Partners

26

Banca Finnat Euramerica

23

Total

588.772

 

Dominio assoluto dei mandati istituzionali 

Le prime 15 società hanno registarto una raccolta di oltre 558 miliardi. Le masse sono  cresciute, anche a seguito dell’aumento degli aderenti (nel caso dei fondi pensione e casse di previdenza), della diversificazione delle masse gestite e della dismissione di assets non strategici. La componente obbligazionaria è particolarmente importante nel portafoglio degli investitori istituzionali italiani.

Fonte: Morningstar Direct