Il 2022 dei mercati non risparmia gli ESG. Ma il settore “risponde”

salone.sri (FundsPeople)

Gli investimenti sostenibili sono “immersi” nel mercato, nonostante caratteristiche differenti (e che nel lungo periodo allargano il gap sul fronte della resilienza alle crisi) si muovono insieme agli andamenti della finanza internazionale. E in questo convulso 2022 anche gli investimenti socialmente responsabili hanno subito la scossa dei mercati. Un 2022 in cui gli ESG hanno subito attacchi (principalmente mediatici) che hanno messo in discussione determinati principi alla base dell’investimento sostenibile e del processo che, da decenni (con uno slancio importante a partire dal 2018) è alla base della loro evoluzione. Nell’evento di apertura della giornata di conferenze del 15 novembre al salone.sri 2022, di cui FundsPeople è media partner, le riflessioni sugli “attacchi agli ESG” hanno interessato esperti e protagonisti dell’industria finanziaria. Attacchi che il salone ha cercato di ridimensionare parlando, piuttosto di “infinite sfumature di ESG”.

Il percorso sostenibile di Bankitalia

Nel suo Keynote speech di apertura, Marco Fanari, head of equity and corporate risk division, financial risk management directorate di Banca d’Italia ha focalizzato l’attenzione sulle pressioni (“con un dibattito in alcuni casi ‘feroce’”) a cui è stato sottoposto il modello ESG negli ultimi mesi. Ma come la finanza sostenibile si coniuga con gli sviluppi del mercato? Bankitalia parte dal ragionamento su alcuni aspetti del dibattito, come ad esempio le valutazioni ESG e le differenze tra queste ultime, per arrivare a un tema pratico: ossia la raccolta dei dati climatici per la costruzione del portafoglio che impone “di orientarsi tra dati e strategie di sostenibilità”. Per arrivare all’esperienza della stessa Bankitalia sul tema, con il percorso avviato nel 2019 con investimenti azionari diretti e progressivamente esteso ad altre asset class. “Un punto fondamentale in questo percorso – afferma l’esperto – è stata la sottoscrizione della carta sugli investimenti sostenibili”. Fanari conclude rimarcando la necessità di gestire la complementarietà e l’incertezza dei fattori ESG con una pluralità di fondi “ma un aspetto importante – rimarca – è quello di integrare le competenze finanziarie con quelle di altri campi scientifici, ad esempio le scienze climatiche”.

Le contro argomentazioni

Il tema degli attacchi agli ESG torna poi nell’intervento di Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, che ha messo in campo una serie di “contro argomentazioni” rispetto agli “attacchi”. Tra i punti citati dall’esperto il fatto che gli ESG generino controversie “tutti i cambiamenti generano controversie”, afferma “il fatto è che oggi abbiamo più strumenti per riorientare flussi di capitale verso la finanza green”. Un’altra critica è di respiro più ampio, relativa al fatto che non debbano essere le imprese ad applicare gli ESG ma i governi. “I governi in realtà possono definire le politiche ma non possono sostituirsi alle imprese finanziarie”. Fino ad arrivare alla critica legata al fatto che gli ESG siano difficili da misurare, “parzialmente vero: siamo in una fase molto più avanzata di prima con strumenti di valutazione più sofisticati ma – conclude Bicciato – abbiamo ancora strada da fare”.

La risposta degli attori finanziari

La risposta degli attori finanziari riguarda, in primis, la necessità di distinguere tra ESG e sostenibilità “parlare di ESG è parlare di un modello che può essere utilizzato per la gestione di un portafoglio, la sostenibilità è invece una necessità” afferma Desirée Scarabelli, sales director ed ESG specialist di Pictet Asset Management. Secondo l’esperta non è più sufficiente integrare i fattori ESG (art 8) ma occorre ragionare su come avere “un impatto positivo e misurabile sui fattori ambientali e sociali”. Il consiglio, in momenti di mercato così turbolenti è “guardare a strategie diversificare e muoversi tra temi (value e growth) con un articolo 9 ‘diversificato’”, afferma Elisa Bruscagin, retail sales advisor di AllianceBernstein. Secondo Emanuele Negro, executive director global client di Goldman Sachs AM, il punto di partenza fondamentale è costituito da due filoni “la transizione climatica e la crescita di carattere inclusivo”. In particolare la società di gestione “deve impegnarsi sulla transizione con una serie di investimenti specifici, e al tempo stesso sviluppare sistemi e tool che aiutino i clienti ad avere la piena consapevolezza di come stanno investendo”.  Un tema, in definitiva, che è emerso nel corso dell’ultimo anno è quello messo in luce da Ugo Biggeri, presidente di Etica SGR, che chiama in causa una critica principale: “Ci stiamo concentrando molto su alcuni prodotti ben fatti e definiamo la finanza sostenibile sulla base di quei prodotti, ma la maggioranza del mondo degli investimenti continua a lavorare come prima”. Certo, secondo Biggeri ci sono alcune criticità, ma l’impianto nel suo insieme è buono “occorrerebbe fare di più sul principio Do not significant harm (Dnsh) definendo non solo cosa è sostenibile ma avendo il coraggio di dire che cosa non è sostenibile, e questo disincentiverebbe gli investimenti in titoli poco favorevoli alla transizione”.