Secondo un report di EY che ha coinvolto 227 operatori del wealth & asset management a livello globale (compresa l’Italia) il 48% investe già in GenAI e per un 36% esiste già una pianificazione di investimenti in tal senso.
Il 98% dei gestori patrimoniali ha già iniziato a investire nell’intelligenza artificiale generativa (GenAI), ha intenzione di farlo o è fortemente interessato. Non solo: il 48% dei wealth e asset manager investe già in GenAI e per un 36% esiste già una pianificazione di investimenti in tal senso. Il dato è contenuto nell’EY Wealth and Asset Managers Generative AI Survey, indagine realizzata da EY su un campione di 227 operatori del settore a livello globale, compresa l’Italia, tra wealth manager, private banker, asset manager, gestori patrimoniali alternativi e hedge fund.
I numeri
Nel dettaglio della ricerca, emerge come il 75% degli operatori intervistati abbia già provveduto a costituire un team dedicato, mentre tra coloro che devono ancora farlo, il 79% prevede di formarne uno entro i prossimi 1-2 anni. Un elemento interessante è relativo all’investimento necessario alla costituzione del team che gli intervistati valutano superiore ai 10 milioni di dollari, finanziati prevalentemente dai budget IT e di corporate strategy.
Investimenti necessari tuttavia, come conferma Giovanni Andrea Incarnato, Italy wealth & asset management industry leader di EY che sottolinea come il settore “avrà un impatto incrementale entro i prossimi 2-3 anni, secondo il 55% degli operatori del wealth e asset management” intervistati. Tra le funzioni che l’esperto ritiene acquisiranno maggiore efficienza si posizionano in testa il contact center (68%), e il marketing e la distribuzione (64%). “Affinché la GenAI possa creare valore di lungo termine, gli operatori del settore dovranno identificare le aree su cui investire in linea con i propri obiettivi di business più ampi, definire una tabella di marcia per le innovazioni future, costruire le necessarie capacità interne e stabilire quadri di governance solidi”, rimarca Incarnato.
L’84% degli operatori lancerà applicazioni di GenAI entro il prossimo anno
A supporto della priorità che il tema riveste per il settore, il 25% degli intervistati afferma di aver già lanciato o si sta preparando a lanciare, applicazioni di intelligenza artificiale generativa in ogni caso l'84% prevede di farlo entro il prossimo anno. I settori leader nell’implementazione dei nuovi servizi sono private banker e hedge fund: il 33% dei private banker e il 52% degli hedge fund (contro il 18% del comparto nel suo complesso) hanno già realizzato applicazioni concrete per efficientare i processi interni o rivolte al cliente.
Per il 75% degli operatori gli effetti positivi in termini di efficientamento dei costi si manifesteranno già entro il prossimo anno o due. Front office, onboarding dei clienti (57%) e sviluppo di prodotti (49%) sono le aree in cui si attende il massimo risparmio in termini di tempo e costi.
I fattori trainanti
I fattori trainanti degli investimenti in GenAI riguardano soprattutto i benefici attesi in termini di miglioramento dell'esperienza del cliente e della qualità del servizio, incremento dell’efficienza generato dall'automazione delle attività (62%) e riduzione dei costi (56%).
I rischi
Nella domanda relativa ai timori legati allo sviluppo della tecnologia generative, il 91% dei gestori patrimoniali si compatta nell’esprimere preoccupazione in relazione alla governance e ai rischi relativi ad accuratezza (67%), qualità (45%) e privacy (42%) dei dati utilizzati. Per ovviare a questo timore, l’81% degli intervistati ha già stabilito un framework di governance/rischio o è in procinto di definirne uno. I player dell’industria manifestano anche qualche preoccupazione riguardo all'adozione dell'intelligenza artificiale generativa, in particolare il 62% degli intervistati teme l’ambiguità normativa e la volatilità, mentre il 44% riscontra una mancanza di chiarezza sull’impatto complessivo che questa tecnologia può avere sul business.