“Credo fermamente che il concetto di sostenibilità debba essere inteso in senso ampio e inclusivo”. Cosa significa investire in modo sostenibile? Parte da questa domanda la riflessione di Simone Rosti, country head Italy di Vanguard, su uno dei temi più dibattuti attualmente nell’industria dell’asset management e cioè quello dell’attenzione ai criteri ambientali sociali e di governance applicato all’ambito finanziario.
Un tema che richiede estrema serietà
“Vanguard”, afferma Rosti, “è una società che vuole avere i costi più contenuti possibili, abbassare il grado di complessità per gli investitori, ma anche rappresentare al meglio il mercato. Non potremmo mai farlo se avessimo il vincolo di avere tutti prodotti SRI”. “Crediamo”, prosegue, “che sia importante dare una possibilità di scelta tra prodotti che rappresentano la capitalizzazione del mercato in maniera tradizionale e prodotti che lo fanno con stringenti vincoli o logiche ESG”. Una posizione fuori dagli schemi in un momento in cui è visibile una frenetica attività per accreditarsi su questo tema. Un modo, fa notare il country head Italy, per segnare una differenza e dimostrare come il dibattito sulla sostenibilità venga affrontato in modo serio e coerente con la filosofia dell’asset manager statunitense. “Dobbiamo evitare molto attentamente”, sottolinea, “di fare di questo interesse per il tema della sostenibilità un facile argomento per iniziative di marketing”. “È necessario essere rispettosi nei confronti degli investitori, fornendo una corretta educazione finanziaria e restare coerenti con noi stessi in quanto operatori del settore”, aggiunge.
Ancora molto da definire
La gamma SRI di Vanguard è al momento presente in Italia come fondi indicizzati disponibili sulle piattaforme riservate agli investitori professionali ma non viene esclusa la possibilità della costruzione di soluzioni in ETF. “Stiamo dibattendo al nostro interno su quale sia il modo migliore di rappresentare il mercato per investitori che hanno interesse a farlo in modo sostenibile”, rivela Rosti. La mancanza di indicazioni univoche, tanto dal lato del regolatore quanto da quello dell’industria sulla tassonomia e su quali siano le migliori modalità di allocazione sul tema, impongono, nella logica adottata dalla società statunitense, l’attesa di una migliore definizione dei confini del comparto all’interno dello scenario della gestione del risparmio.
“La nostra visione”, commenta su questo punto il country head Italy di Vanguard, “è che da un lato debbano essere messi a disposizione dei prodotti che applichino criteri di esclusione negativa, pur mantenendo la caratteristica della maggior ampiezza e diversificazione possibile, e dall’altro stiamo valutando le opportunità che possono derivare da una combinazione di strumenti passivi e attivi sulla tematica ESG, con alcune iniziative già in essere negli Stati Uniti”.
“Per noi”, conclude Rosti, “essere sostenibili significa primariamente tenere fede alla nostra struttura societaria che permette agli investitori di trarre giovamento dalla crescita delle masse gestite sotto forma di abbassamento dei costi, fungendo quindi da fattore di democratizzazione dell’investimento”.