Il settore della gestione attiva ha un problema: la percentuale dei fondi attivi che riesce a battere i rispettivi indici S&P nel lungo periodo è molto bassa. Tuttavia, vi è una certa resistenza da parte delle SGR a chiudere i prodotti che non funzionano.
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C’è qualcosa che non va nel settore della gestione attiva. In uno scenario in cui gli ETF guadagnano quote di mercato ed esercitano un’importante pressione sui prezzi, il settore si sente in obbligo di giustificare commissioni e dimostrare che le strategie di gestione attiva sono capaci di generare rendimenti superiori al benchmark. Ma, nel lungo periodo, la maggior parte dei fondi attivi presenti sul mercato non ci riesce. Lo rivela un rapporto SPIVA di S&P riferito al 2016, che mostra che a dieci anni l’86% dei fondi azionari europei gestiti attivamente sono stati superati nel rendimento dallo S&P Europe 350. In realtà, solo il 14% dei prodotti è stato in grado di battere l’indice. Nell’ultima decada, questi fondi hanno generato un rendimento medio del 4% rispetto al 4,9% dell'indice. Nonostante ciò, la percentuale di chiusura è bassa. Dei 1.208 fondi paneuropei presenti sul mercato dieci anni fa, quasi la metà (48%) è sopravvissuta e continua ad essere commercializzata.
Quanto più breve è il termine, tanto maggiore è il numero di prodotti di gestione attiva capaci di sovraperformare l’indice S&P Europe 350, sebbene in alcuni periodi le cifre siano ancora preoccupanti. Per fare un esempio, a cinque anni solo due fondi di gestione attiva su dieci battono l’indice (l’80% viene superato da quest’ultimo), mentre a tre anni due fondi su tre vengono battuti dallo S&P Europe 350 (per la precisione il 63,7%). La bilancia pende a favore della gestione attiva solo nel breve periodo, visto che, a un anno, il 68% dei fondi paneuropei ha superato l’indice. Non succede così nella altre borse. Nel caso dei fondi che investono nell’Eurozona, il 58% è stato superato dall’indice nell’ultimo anno. E quanto più si dilata il termine preso in considerazione, tanto più sconcertanti sono i risultati. In tre anni, l’85% non riesce a generare ritorni superiori all’indice, l’88% non ci riesce a cinque anni e il 91% dei prodotti non batte lo S&P Eurozone BMI in dieci anni.
Tuttavia, i risultati più imbarazzanti per la gestione attiva si osservano in un’altra categoria. Nel mercato azionario globale ed emergente (in euro), ad esempio, il 97% dei fondi viene superato dai rispettivi indici di S&P a dieci anni. Nel caso dei prodotti statunitensi, il 99% non batte lo S&P 500. Vale a dire che solo uno su 100 è riuscito a ottenere, nell’ultima decada, un rendimento superiore al benchmark. A cinque anni la percentuale di prodotti quotati in borsa americana superati dall'indice è del 97% e a tre anni del 93%. “La gestione attiva non riesce a battere quella passiva in gran parte a causa delle commissioni percepite. Questo non vuol dire che non ci sia valore nella gestione attiva ma è difficile da trovare, bisogna dedicarvi tempo e dedizione. Chi lo fa, ha maggiori possibilità di riuscirci rispetto a chi sceglie un prodotto di gestione attiva qualunque”, sostengono dal team investimenti di Willis Towers Watson.
Il caso dei fondi azionari italiani
Nel caso dei fondi di gestione attiva che riguardano il mercato nazionale la tendenza è simile, anche se si ossservano alcune differenze tra i Paesi. Nel caso dell'Italia il 72,5% dei fondi gestiti attivamente non ha superato le perfomance dello S&P Italy BMI negli ultimi dieci anni. In media, il rendimento annualizzato generato da questi prodotti in questo periodo è stato dello 0,14%, rispetto al -0,90. A cinque anni la percentuale è del 51%. Se si csende a tre anni (40%) e a un anno (31%) vediamo come i fondi azionari italiani riescono a superare l'indice.
Basse percentuali di chiusura
In generale, nonostante i risultati deludenti rispetto all’indice, la percentuale di prodotti di gestione attiva soppressi è bassa, soprattutto nel caso degli azionari emergenti dove su 176 prodotti presenti dieci anni fa, il 60% continua ad essere commercializzato nonostante il 97% di essi sia stato superato dall’indice. Nella borsa europea (sia quella paneuropea che quella dell’Eurozona) praticamente la metà dei prodotti è sopravvissuta mentre per quanto riguarda gli azionari globali la percentuale è del 44% (dei 1.254 prodotti presenti dieci anni fa, 700 continuano ad essere commercializzati). Il grado di sopravvivenza è inferiore nel caso dei fondi attivi americani. Dei 477 prodotti registrati dieci anni fa, il 38% è ancora in vita. Da questo punto di vista, si nota che il grado di chiusura è stato superiore nelle strategie di borsa americana che nei fondi azionari emergenti, nonostante i risultati ottenuti su entrambi i fronti rispetto agli indici siano stati negativi in egual misura. È possibile consultare il rapporto a questo link.