Abbiamo intervistato Enrico Bertozzi, responsabile gestioni patrimoniali de La Cassa di Ravenna per capire il modello di gestione utilizzato dall’Istituto.
Nella gestione di portafoglio, le strategie alternative sono uno strumento di decorrelazione importante. Queste soluzioni d’investimento sono slegate da un benchmark di mercato e il gestore ha la possibilità di muoversi liberamente su diverse asset class. Diventa fondamentale quindi conoscere bene la strategia del fondo e il comportamento in determinate fasi economiche. A Enrico Bertozzi, responsabile gestioni patrimoniali di La Cassa di Ravenna, piacciono molto: “Facciamo molto uso di strategia alternative e flessibili dove il gestore può esprimere le sue capacità e abbiamo un focus particolare su questi prodotti rispetto alle altre Banche. Le strategie alternative vengono utilizzate dalla Banca per meglio soddisfare le esigenze del cliente, sia in termini di diversificazione che di rischio/rendimento, a tutela del patrimonio e nel rispetto di tutte le normative”.
Secondo Bertozzi, il lavoro del fund selector consiste nella selezione del miglior fondo, in termini di rischio/rendimento e non deve fare il gestore. “Non ci piace la gestione a mattoncini. Non penso che il nostro valore aggiunto derivi da li. Nel tempo abbiamo sviluppato una forte expertise sulle strategie unconstrained e questo ci ha permesso di ottenere negli anni dei buoni risultati”.
In questo momento la Banca sta ricercando soluzioni obbligazionarie flessibili, dove il gestore può muoversi liberamente: “In questo contesto di mercato, dove i rendimenti governativi sono prossimi allo zero è molto difficile trovare fondi direzionali che possano offrire risultati positivi al netto delle fee”, spiega il manager. “Stiamo considerando anche i certificati o i fondi con NAV settimanale per offrire ai nostri clienti dei risultati accettabili”.
Oltre agli strumenti attivi, la Banca si sta orientando anche verso l’utilizzo di strumenti passivi: “Preferiamo i fondi passivi rispetto agli ETF. Questo perché in caso di una crisi di liquidità, il fondo passivo è più semplice da vendere dato che ha un NAV giornaliero”, spiega Bertozzi. “Ad ogni modo ritengo che la variabile costo non sia l’unica da tenere in considerazione: se il gestore è bravo deve essere pagato”.
Target di volatilità
La Cassa di Ravenna ha sviluppato delle linee a target di volatilità. Queste permettono di controllare il livello di rischio ex ante attraverso un’adeguata selezione di fondi. “Facciamo un’analisi quantitativa e qualitativa sui prodotti e valutiamo la capacità del gestore di contenere la volatilità e i drawdown di mercato”, spiega Bertozzi. “Spesso ci capita anche di rileggere le view di mercato dei gestori a distanza di mesi per vedere se sono riusciti a dare la giusta interpretazione”.