Il lato operativo dell’asset management

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Giorgio Fata

In un’industria in continua evoluzione normativa come quella del risparmio gestito, le difficoltà operative per adeguare i sistemi ai vari cambiamenti regolamentari sono all’ordine del giorno. Difficoltà riscontrate anche in fase di costruzione del portafoglio di investimento ottimale, e quindi in fase di diversificazione degli asset al suo interno. Diverse indagini, come quelle svolte da SimCorp nel 2018, hanno mostrato come, generalmente, la strategia di investimento principale degli asset manager negli ultimi anni coincida con l’allargamento a nuovi asset in portafoglio, diventata quasi una necessità al fine di offrire un qualcosa di nuovo ai clienti. “Tuttavia, ciò comporta delle complicazioni interne al processo di investimento. Armonizzare i dati infatti, e disporre di una base dati congrua, saperli elaborare e focalizzarsi quindi nel core business dell’investimento, è un’issue dell’azienda, ancor più in fase di riconciliazione. In Italia, un caso particolare, vi sono strutture operative in cui alcune attività sono in-house e altre in outsourcing, in particolar modo quelle di middle e back office, dove anche l’attività di riconciliazione dei dati, non avendo quindi una sorgente unica, rappresenta un’issue del mercato”, spiega Carmelo Lauro, sales manager di SimCorp. 

Per l’esperto, oltre all’esigenza operativa, vi è anche la difficoltà nel gestire e implementare quanto richiesto dalla normativa, come ad esempio il timing di raccolta dei dati ed elaborare sempre più reportistiche specifiche, tanto per i Regulator quanto per i clienti. “A mio parere, queste sfide sempre più frequenti rappresentano il ‘leitmotiv’ nell’industria”.

“La gestione degli strumenti di investimento come OTC, alternativi e quindi loan, private equity, infrastrutture, real estate, ecc., tende a bloccare il processo operativo dato che la difficoltà nel gestirli porta a rompere l’automatizzazione ricercata dalle società con l’attuazione tramite processi di decisione aziendale, software, ecc. Negli alternativi vi è una palese difficoltà nel reperire informazioni, e ciò dipende dall’accuratezza del dato e dalla provenienza delle informazioni stesse. Si nota comunque una spinta verso questo business perché nascono sempre più desk dedicati agli strumenti alternativi, anche lato soluzioni, dove si va incontro a queste esigenze sviluppando dei pacchetti software che riescano a gestire e ad aiutare al meglio il work-flow automatizzato”, spiega il sales manager. “Da sempre SimCorp ha collaborato con i propri clienti per poter sviluppare sempre più nuove funzionalità vicine alle loro esigenze, ed è questo il caso del nuovo modulo per gestire gli investimenti alternativi diventato uno stardard all’interno della nostra soluzione”, aggiunge Lauro. 

Anagrafica problematica

Le maggiori difficoltà operative degli ultimi anni riguardano il mondo degli strumenti alternativi, illiquidi e derivati, soprattutto dal punto di vista della loro anagrafica, ovvero su come mappare tali prodotti nei sistemi anagrafici e come ottenere delle fonti attendibili. Come spiega Riccardo Negro, head of Business Development and chief operations officer di Fideuram Investimenti SGR: “A mio parere, questo rappresenta il primo driver che ha sicuramente portato a un aumento degli investimenti e dei costi degli info provider. Il secondo aspetto di complessità è stato l’adeguamento dei sistemi di rischio al fine di riuscire a controllare queste asset class, ovvero tutto ciò che riguarda il sistema di controllo del rischio, il financial risk, l’operational risk e la performance attribution. Un terzo aspetto è il tema del pricing, dove la complessità operativa e gestionale si riflette sul calcolo del NAV e quindi sulla prezzatura dei titoli. Un ultimo aspetto è quello della banca depositaria e del settlement, quindi di un adeguamento per i sistemi in-house o per l’outsourcer delle attività di conclusione", dettaglia Riccardo Negro.

“Oggettivamente, ci sono state delle difficoltà che hanno portato a degli investimenti lungo tutta la filiera, essenzialmente partendo dal front fino al back office. Credo che questa tendenza sarà sempre più spinta. Vi sarà una maggiore ricerca di asset class sempre più liquide e alternative che richiederà una maggiore sofisticatezza degli strumenti. Tali trend non riguardano solo i fondi di investimento, ma anche gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi. La categoria dei derivati OTC è quella che a mio parere rappresenta le maggiori difficoltà, non solo dal punto di vista dell’asset manager ma anche da parte dei grandi player outsourcing mondiali”, sottolinea Negro, che evidenzia come da Fideuram Investimenti notino delle difficoltà anche a livello di linearità di controlli su alcuni asset complessi, come ad esempio i CoCo bond, ABS, MPL, ecc., “difficili da gestire per chiunque. Negli ultimi anni si è infatti assistito ad un aumento importante nell’attività e nella complessità della struttura finanziaria di questi strumenti con grosse implicazioni in merito alla loro valutazione e trattazione ai fini della regulatory compliance, facendo emergere, talvolta, anche dubbi interpretativi”.

Formazione a tutto campo

Per Marco Barone, responsabile Finance & Administration di Euromobiliare AM SGR, la maggiore difficoltà riscontrata è quella di far quadrare l’adeguatezza degli investimenti, necessari per avviare la macchina operativa e il contenimento della spesa per restare competitivi. “Dobbiamo inoltre tenere conto delle complessità derivanti da asset class e strumenti che richiedono competenze sempre maggiori e specifiche. Vi è quindi un tema legato anche alla formazione del personale che si rivolge in modo trasversale a tutte le strutture operative coinvolte quindi, anche alle figure di middle e back office. A quanto detto bisogna aggiungere un quadro normativo sempre più complesso che richiede a sua volta un costo di compliance importante. La difficoltà sta nell’aggregare tutti questi aspetti. Ad esempio, in tema di pricing degli strumenti derivati OTC o degli strumenti illiquidi si richiede un’elevata specializzazione e sistemi a supporto che rispettino nel contempo le regole di conformità”, afferma l’esperto.

In merito alle difficoltà riscontrate nella gestione operativa degli asset, anche Barone non si tira indietro nel menzionare i derivati OTC, che per le loro caratteristiche di particolare complessità e originalità creano difficoltà operative rilevanti. “Si pensi al tema della loro valorizzazione, ad esempio, che richiede l’applicazione di modelli dedicati. Questi ultimi non sempre si conciliano in modo ottimale con le esigenze di standardizzazione dei processi. Inoltre, notiamo una difficoltà diffusa nella gestione degli aspetti di set-up contrattuale che regolano questi strumenti. Anche i grandi player internazionali ai quali ci rivolgiamo hanno spesso difficoltà nel trattarli, con conseguenti ritardi nella loro messa in produzione. Il tema non è quindi solo domestico bensì internazionale”, dichiara il manager.

Asset uguale prodotto

Le difficoltà riscontrate da Azimut Holding S.p.a., anche in questo periodo particolarmente vivo dal punto di vista degli adeguamenti normativi, sono legate soprattutto alla rapidità e velocità dei cambiamenti. Come afferma Claudio Bonetti, COO della società, l’asset deve diventare prodotto, che ha le sue complessità operative dal punto di vista del governo e della gestione, e successivamente entrerà nel processo di distribuzione verso la clientela. “Un altro tema è quello delle complessità operative nell’ambito della distribuzione per la quale servono specializzazioni capaci di supportare il business con velocità e facilità, pur garantendo massima aderenza ai requisiti normativi”, aggiunge il COO. Per quanto concerne l’asset class emblema di tali difficoltà, ovvero i suddetti strumenti alternativi, per Bonetti, tali prodotti, sia per necessità informative sia per complessità di controllo, richiedono una gestione automatizzata e controllata. “Nella costruzione dello strumento c’è infatti un disegno che coinvolge sempre più il business, oltre alle tradizionali funzioni aziendali quali compliance, controllo interno, antiriciclaggio, ecc.”, conclude l’esperto di Azimut.