Nel corso degli ultimi anni, la complessità dei fondi e le novità normative in ambito europeo e italiano hanno portato ad una profonda evoluzione del ruolo delle banche depositarie. Per quanto riguarda il contesto italiano, abbiamo assistito ad un processo di consolidamento delle entità che svolgono attività di banca depositaria a favore di player internazionali che esercitano l’attività di securities services come core business. Funds People ha riunito i responsabili dei principali player che operano in Italia al fine di dibattere su come è cambiato il ruolo di banca depositaria e sulle principali sfide nel medio-lungo termine.
Normativa
Al fine di cambiare la disparità tra i regimi nazionali in materia di funzioni e responsabilità dei depositari, il legislatore europeo nel 2014 ha introdotto importanti modifiche alla direttiva UCITS IV mediante l’adozione della direttiva UCITS V. Il legislatore italiano, attraverso l’adozione della direttiva UCITS V, lo scorso anno ha deciso di allineare la normativa italiana a quella europea. Il cambiamento più importante per il 2017 è rappresentato dal venir meno del regime di affidamento, con il quale il depositario era responsabile del calcolo del valore della quota del fondo. Silvano Viotti, head of business development di Société Générale Securities Services, spiega che “con il venir meno del regime di affidamento, le banche depositarie hanno dovuto introdurre il modello di calcolo del NAV in outsourcing e quello del valutatore esterno per i fondi comuni”. Le società di gestione italiane si avvantaggiavano di questo regime, considerate le sue caratteristiche di praticità e semplicità. Benché gli impatti di UCITS V in Italia siano stati meno dirompenti che in altri Paesi, i depositari hanno dovuto lavorare celermente al cambio di modello.
Un altro tema normativo importante è rappresentato dalle disposizioni della direttiva europea sui gestori di fondi di investimento alternativi (AIFMD). Alessandro Casiraghi, head of depositary bank di BNP Paribas Securities Services dice che “l’implementazione della normativa AIFMD non è ancora completa, in quanto mancano ad oggi alcuni dettagli interpretativi afferenti i fondi pensione”. Per Andrea Cecchini, managing director & country head di RBC Italia, “il mercato si sta evolvendo rapidamente, nell’ultimo periodo sono stati introdotti nuovi prodotti come i PIR. Ci si deve attrezzare per assistere i clienti nell’affrontare queste sfide”.
Evoluzione dei servizi bancari
L’allineamento della normativa italiana con quella europa, così come il tema dell’affidamento, ha fatto perdere garanzie ed efficienza al mercato italiano. Il servizio istituzionale di banca depositaria non è sempre percepito come un valore aggiunto dai clienti, nonostante il mercato richieda servizi sempre più complessi a supporto delle decisioni di investimento da parte degli asset manager. Riccardo Lamanna, country head di State Street Global Services, afferma che “è assolutamente riduttivo parlare di banca depositaria, in quanto svolgiamo anche un ruolo di banca corrispondente, transfer agent per i fondi di diritto italiano e siamo l’intermediario che supporta l’investitore a raggiungere i mercati target. Questo è il ruolo del securities services nel mondo del risparmio gestito”. Per Alessandro Casiraghi “i servizi che offriamo non sono unicamente quelli di banca depositaria ma una serie di servizi aggiuntivi, in parte derivanti dalla cessazione del regime dell’affidamento, quali ad esempio la valutazione degli asset dei fondi, il collateral management, la gestione del securities lending e del clearing derivati, svolti implementando le corrette ‘chinese walls’ al fine di prevenire potenziali conflitti di interesse”. Andrea Cecchini precisa che “occorre focalizzarsi su tre aspetti: rigoroso rispetto della regolamentazione, ricerca di efficienza e investimenti costanti in tecnologia. Dobbiamo inoltre saper fronteggiare la complessità delle nuove asset class quali i non performing loan e i fondi di credito”.
L’innovazione è importante
Considerata la sofisticazione dei fondi e l’elevata regolamentazione del mercato, l’innovazione è uno dei punti cardine per svolgere in modo efficiente l’attività di securities services. Alessandro Casiraghi spiega che “in questo contesto, le fintech sono un alleato importante in quanto ci consentono di portare il mondo dell’intelligenza artificiale all’interno dei controlli di banca depositaria”. Secondo Andrea Cecchini “la standardizzazione dei processi è fondamentale, bisogna innovare senza mettere in discussione i modelli che utilizziamo, evitando di aggiungere rischi per i clienti. Intelligenza artificiale, blockchain e organizzazione dei dati sono i tre ambiti nei quali stiamo investendo”.
Per Riccardo Lamanna “l’innovazione e la tecnologia sono fondamentali per rendere i processi più efficienti, come ad esempio per riuscire ad integrare il processo di riconciliazione cash con quello di gestione degli ordini”. “L’innovazione è uno dei quattro valori cardine di Société Générale” afferma Silvano Viotti, “quindi assolutamente si, è alla base di tutte le nostri riflessioni in materia di servizi, prodotti e processi”.
Cambi normativi in vista
Le novità previste dalla MiFID II sono il tema normativo del momento. Alessandro Casiraghi spiega come stiano investendo molto sulla compliance normativa. “Cambi normativi come la MiFID II possono rappresentare delle opportunità per fornire nuovi servizi ma dall’altro lato comportano notevoli costi”. Sarà fondamentare prestare attenzione a due tematiche fondamentali: la segregazione degli asset e il bail-in. A tal proposito, il manager di Bnp Paribas SS aggiunge come “i livelli di segregazione che devono essere portati a livello di sub-depositary e ICSD (International Central Securities Depository) siano un tema molto delicato. C’è il rischio che questa normativa possa creare un vantaggio competitivo per gli ICSD”.
Per quanto riguarda il bail-in, l’esperto afferma come sia emerso che “il trattamento dei differenti soggetti del risparmio gestito in termini di protezione del cash depositato presso le banche depositarie non ha lo stesso livello di protezione del caso dei fondi, Sicav, del mondo previdenziale e delle gestioni patrimoniali qualora siano costituite da banche o da SGR”. Il regolatore dovrà quindi appianare queste discrasie. Riccardo Lamanna precisa che “la MiFID II porterà anche tensione nel rapporto con gli intermediari, in quanto la trasparenza renderà il mercato più competitivo e la maggior trasparenza e competizione potrebbe portare ad una diminuzione dei loro ricavi.
La normativa impatterà maggiormente gli intermediari ma noi come banche depositarie dovremo fronteggiare le richieste degli asset manager, che chiederanno di rinegoziare i pricing del servizio e di efficientare i loro processi al fine mantenere un livello di margine elevato”. Ad ogni modo, per Silvano Viotti “è una rivoluzione concettuale dirompente, con il tema dell’informativa ex-ante ed ex-post rispetto all’investimento, e noi avremo l’opportunità di aiutare gli intermediari ad essere conformi alla norma”.