Il Fondo Italiano di Investimento é lo sponsor di questa rinascita. Nel 2014 ha già investito 25 milioni di euro in Consilium Private Equity Fund III mentre l’anno scorso ha co-finanziato 3 iniziative, tra cui P101.
Il 2014 sembra essere cominciato con una marcia in piú per il settore del venture capital italiano. Il Fondo Italiano di Investimento ha sottoscritto un commitment di 25 milioni di euro al primo closing di Consilium Private Equity Fund III, terzo fondo di private equity promosso dalla societá di gestione indipendente Consilium SGR, con una raccolta di 95 milioni di euro e un obiettivo di raccolta totale di 150 milioni Euro.
L’obiettievo è mettere a disposizione delle piccole e medie imprese le risorse, le competenze e i servizi per sostenerle e accompagnarle nel proprio percorso di crescita in prevalenza attraverso il consolidamento di mercato, lo sviluppo internazionale e il ricambio generazionale.
Il Fondo Italiano, promosso dal ministero dell’Economia, dalle grandi banche nazionali, dalla Cassa Depositi e Prestiti oltre che da Abi e Confindustria, l’anno scorso ha investito in 3 iniziative: United Ventures, 360 capital partners e nell’ultimo nato del settore P101, operatore di venture capital specializzato in investimenti early-stage nel settore digitale.
Andrea Di Camillo, fondatore e managing partner di P101 racconta a Funds People che “siamo partiti a fine dicembre 2013 una dotazione di 32 milioni di euro e puntiamo a raggiungere quota 50 milioni. In questi mesi saremo concentrati su numerosi progetti e prevediamo i primi investimenti entro aprile, con l’obiettivo di mettere le basi per costruire rapidamente un portafoglio di aziende promettenti, sfruttando le sinergie con il nostro network di acceleratori partner”.
L'iniziativa nasce come risposta al cosiddetto “equity gap", ovvero la difficoltà che incontrano le aziende ad attrarre capitali di rischio nella fase di sviluppo di business, in cui servono interventi compresi tra i 500 mila e i 2,5 milioni di euro.
“Cresce il numero delle nuove iniziative imprenditoriali e, di conseguenza, aumenta la richiesta di risorse e capitali. Per rispondere a queste esigenze nell’ultimo anno sono nati nuovi soggetti, come P101, e si è registrata una raccolta complessiva di risorse importante”, dice Di Camillo.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital (AIFI), nel corso del primo semestre del 2013 sono state registrate nel mercato italiano del capitale di rischio 161 nuove operazioni, in aumento del 10% rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente, per un controvalore complessivo pari a 1.407 milioni di euro, corrispondente ad un aumento del 62%.
La maggior parte delle risorse investite è stata destinata alle operazioni di buy out, con 923 milioni di euro investiti, in aumento dell’80% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, seguite dagli interventi di expansion con 415 milioni di euro (+64%).
In termini di numero, il segmento dell’early stage ha visto una crescita del 18% rispetto al primo semestre 2012 e, con 65 investimenti, si è classificato al primo posto, superando anche l’expansion, caratterizzato da 64 operazioni (+19%).
Con riferimento all’attività di disinvestimento, fino a giugno dell’anno scorso sono state dismesse 65 partecipazioni, un numero che segna un aumento del 48%. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, invece, è passato da 141 milioni di Euro a 1.106 milioni di euro (+683%).
Siamo di fronte ad una sorta di rinascita di un sistema finanziario che oggi può contare, secondo alcune stime, su oltre 150 milioni di denaro fresco. Certo non molto, se si considera che un fondo di venture capital tipicamente copre un periodo di investimento di almeno 4-5 anni. Masse contenute anche in confronto con quanto é disponibile in altri mercati europei, come Francia e Inghilterra, per non parlare degli Stati Uniti e della Silicon Valley. Ma si trata comunque di segnali positivi.