Illimity SGR, gli obiettivi dagli UTP ai capitali pazienti

Massimo Di Carlo, foto concessa (illimity SGR)

L’opportunità di sviluppare business in aggiunta a quelli propri della banca e un obiettivo di crescita fino a 1.200 milioni di Asset under management (AuM) entro il 2025. Le caratteristiche di illimity SGR, la società di gestione di illimity Group, che ha avviato l’operatività a fine marzo con il lancio del primo fondo dedicato agli unlikely to pay (UTP), sono state definite nel corso della presentazione del piano strategico 2021-2025 della capogruppo.
I dettagli del piano industriale di illimity vedono un Roe atteso al 10% nel 2021 (è già all’8% nel primo trimestre dell’anno) e al 20% nel 2025, un patrimonializzazione robusta (patrimonio netto atteso al 2025 di 1,4 miliardi) e l’indicazione di nuove partnership, come quella con il Gruppo Ion (con cui illimity ha firmato un accordo di licenza che genererà 90 milioni di euro di ricavi entro il 2025), oltre all’avvio entro l’anno di B-ilty, la prima banca diretta al servizio delle piccole imprese e della nuova Hype.

In questo scenario, le indicazioni in merito alla SGR rientrano nell’ambito del completamento della gamma di operatività di illimity nel segmento dei crediti alle imprese. “L’Sgr rende illimitata Illimity, le dà la possibilità di crescere oltre i limiti del suo capitale", ha affermato Corrado Passera, fondatore e ceo della banca nel corso della conferenza. Emerge, tra le righe, un concetto di investimento che si affianca a quello di consulenza e la necessità (anche con la definizione dei nuovi prodotti in pipeline) di portare l’attenzione verso l’apporto al mercato (soprattutto alle imprese) di quelli che sono definiti “capitali pazienti”, come spiegato da Massimo Di Carlo chief lending officer di illimity Bank e presidente di illimity SGR.

IL FONDO SUGLI UTP

La società di gestione ha ottenuto la prima autorizzazione a operare a febbraio dello scorso anno e, nel I trimestre 2021, ha lanciato “illimity Credit & Corporate Turnaround”, fondo ad apporto dedicato a investimenti in crediti classificati come UTP verso PMI con prospettive di risanamento e rilancio. Il valore iniziale del fondo è di 120 milioni di euro e include crediti verso 33 società operanti in settori fortemente diversificati. Il fondo offre alle banche creditrici (a oggi sette) la possibilità di beneficiare di una gestione professionale dei crediti, senza doverli necessariamente cedere, che consenta di massimizzarne il valore a seguito del turnaround industriale e finanziario dell’azienda. “Si tratta di un filone chiaro, molto coerente con la strategia di illimity di fornire una risposta ad aziende in difficoltà ed entro il primo semestre 2022, prevediamo altri closing portando il fondo a circa 200 milioni di dotazione, tra crediti contribuiti e nuova finanza”, racconta Di Carlo, raggiunto da FundsPeople a margine della conferenza. La gestione del fondo, affidata a Paola Tondelli, si prefigge di “rilanciare l’impresa fuori da logiche di recupero tipiche del sistema bancario”, insiste Di Carlo.

I FONDI IN PIPELINE

E in pipeline già si definiscono altri due strumenti, uno dedicato agli investimenti in capitali privati e uno a quelli nei real estate asset. Nel primo caso il lancio è previsto entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2022. “Per come l’abbiamo voluto impostare – continua Di Carlo –, il Private Capital Fund sarà un veicolo che potrà investire in modo flessibile, dal debito senior sino all’equity di minoranza, ma con la caratteristica comune di fornire agli imprenditori capitali pazienti”. La necessità di un investimento di lungo periodo nelle imprese si rafforza anche alla luce delle aspettative legate all’onda lunga della pandemia. “Per gli imprenditori, quando sarà finita questa fase di riduzione del pressing finanziario sulle loro aziende, si ripresenterà il problema di sempre: quello di ritrovarsi imprese sottocapitalizzate e con strumenti di debito a corto respiro. Le imprese hanno bisogno di capitali che stiano in azienda per lungo tempo, sotto forma di finanziamento oppure sotto forma di subordinato o ancora di equity”, continua Di Carlo. In tutti questi casi “noi vogliamo essere una possibile risposta”. Il fondo sarà indirizzato, secondo quanto afferma il presidente della SGR, a investitori istituzionali, anche sovranazionali, assicurazioni, fondazioni bancarie, casse di previdenza e family office. Una stima iniziale sull’obiettivo di raccolta si definisce intorno ai 300 milioni di euro “almeno”.

UN OCCHIO AL REAL ESTATE

La SGR rivolgerà l’attenzione anche agli investimenti nel settore dei real estate asset, con il supporto professionale in questo caso di neprix, società di special servicing focalizzata nella gestione di crediti deteriorati corporate creata dalla Divisione Distressed Credit di illimity. L’idea di un fondo focalizzato sui real asset è emersa dall’evidenza di tutta una serie di attori, come banche o fondazioni bancarie, con in pancia beni “immobili” che non rappresentano il loro core business. “Parlando con i nostri colleghi e investitori esterni di mercato è emersa la sensazione che il settore immobiliare potesse aver bisogno di un’iniziativa, come nello schema del fondo UTP. Un’iniziativa che consenta agli investitori che detengono beni immobiliari, ma il cui core business non è il settore real estate, di portarli in dotazione al fondo e ricevere in cambio delle quote dello stesso. Quello che proporremmo agli investitori è di affidare la gestione dei beni immobiliari a neprix, partecipata del Gruppo con una traiettoria di crescita molto importante”. Questa è l’idea per il fondo real estate “che costruiremo nel corso del 2022”.

Infine uno sguardo generale all’industria e alle opportunità di sviluppo della SGR. “Possiamo realizzare nuove strategie di crescita che oggi non possono essere inserite in un piano strategico ma saranno oggetto di riflessione da parte del management della SGR”, commenta Di Carlo che cita la presenza di tante professionalità sul mercato “che hanno intenzione di “accasarsi” presso una realtà giovane e innovativa, e che volentieri vengono con noi a sviluppare le proprie idee di business. Questo è un upside di piano – conclude – che non ha un termine numerico ma una potenzialità da aggiungere per dare una dimensione di sviluppo al nostro progetto”.