Secondo Giuseppe Vita, presidente di Unicredit, l’Italia può offrire un contributo importante alla prosperità dell’Unione. Ma ora la vera sfida è superare la stagnazione delle economie dell’Eurozona.
“L’Europa deve tornare a crescere”. A sottolinearlo è il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, a margine del convegno conclusivo delle celebrazioni per i 15 anni dalla nascita dell'istituto. “In Europa ci sono venticinque milioni di disoccupati. Di questi, circa cinque milioni sono giovani e questo ci dice chiaramente che non possiamo abbassare la guardia, perché la situazione non è più sostenibile”. Secondo Vita, quindi, quello che conta oggi e che rappresenta la vera sfida è “superare la stagnazione delle economie europee” e la soluzione deve passare per “una maggiore integrazione in seno all’Unione Europea: il mercato del lavoro e quello finanziario sono i passi intermedi verso una vera e propria integrazione politica europea, senza la quale nessuna nazione può giocare un ruolo importante sullo scacchiere mondiale”.
In questo senso, ha continuato Vita, grazie al percorso di riforme intrapreso, l’Italia “può offrire un contributo importante alla prosperità dell’Unione”. Quanto ai risultati dell’esame della BCE e dell’EBA sul sistema bancario europeo, “c’è stata la certificazione di una buona solidità che spero contribuirà a rafforzare la fiducia presso i mercati”, ha aggiunto. Infine, un commento sui numeri di gruppo, alla luce di stress test e AQR. L’eccedenza di capitale certificato dalla BCE al 30 dicembre scorso era di 8,7 miliardi “ma vi posso anticipare che al 30 settembre è già salita a 10,4 miliardi”, ha concludo il manager. Voglio ringraziare tutti gli azionisti di UniCredit, fin dall’inizio, che ci hanno supportato con molto coraggio e lungimiranza". Lo ha detto Federico Ghizzoni (nella foto), amministratore delegato di UniCredit, intervenendo alle celebrazioni per i 15 anni della banca. Ghizzoni ha ringraziato i soci, sia privati sia pubblici, le fondazioni, gli azionisti “che hanno accettato di diluirsi all’interno della banca per consentirne la crescita”. E ha ricordato che “quando entrai nel Credito Italiano avevamo 700-800 filiali e 10mila dipendenti. Rispetto a quello che siamo oggi, vi dà la dimensione di quanto è stato fatto”.