In quali mercati azionari la gestione attiva ha più successo e in quali meno

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foto: autor StockMonkeys.com, Flickr, creative commons

La gestione passiva ha guadagnato quote di mercato negli ultimi anni al punto che solo in Europa rappresenta già il 21,24% del totale degli asset in gestione in Europa, secondo i dati Morningstar. In fin dei conti questo tipo di approccio ha avuto un contesto molto favorevole come ad esempio le politiche accomodanti delle banche centrali, in cui non vi è stata praticamente alcuna oscillazione rilevante nell'andamento di alcuni asset che in la maggior parte dei casi è stata rialzista.

Questo andamento ha complicato di molto il compito dei gestori attivi, che puntano a battere i propri benchmark, scontando però le commissioni applicate ai propri prodotti che, come noto, sono molto più alte di quelle a carico dei prodotti passivi. Questo è proprio quanto sottolineato da SPIVA, uno dei report più noti che mette a confronto il comportamento degli indici con quello dei fondi attivi non solo nel breve termine ma nel medio e lungo termine. Il rapporto viene preparato ogni due anni da S&P Global (S&P Dow Jones Indices) e nella sua ultima pubblicazione si concentra sul mercato europeo.

Secondo le cifre riportate dallo studio, il 51% dei fondi azionari paneuropei gestiti attivamente ha sottoperformato l'S&P Europe 350 nell'ultimo anno. La cifra rimane la stessa quando si confronta la performance dei fondi a gestione attiva in euro delle azioni statunitensi rispetto all'S&P 500. E cresce nel caso dei fondi azionari globali ed emergenti poiché il 65% in entrambe le categorie si è comportato peggio dei suoi benchmark.

maggiore è la volatilità, migliore sarà la gestione attiva

Inoltre, l'agenzia di rating sottolinea anche che quest'anno pochi fondi azionari europei stiano facendo meglio dei loro indici poiché la performance dell'S&P Europe 350 ha superato il 70,7% dei fondi attivi. "Questa percentuale è stata superiore al 41,7% ottenuto nella prima metà del 2020, quando la pandemia ha fatto crollare i mercati per la prima volta. Queste cifre potrebbero supportare l'idea che i gestori attivi possano avere prestazioni relativamente migliori in tempi di incertezza".

In ogni caso, quando si analizza singolarmente ciascuno dei mercati europei, il dato varia molto da uno all'altro e, infatti, più piccolo è il mercato, più cresce la percentuale di gestori attivi che riescono a battere gli indici. È il caso, ad esempio, della Borsa italiana, dove l'80% dei gestori attivi ha battuto quest'anno (sono dati alla chiusura del primo semestre) quella della Borsa spagnola, con il 48% dei gestori attivi che ha battuto il suo indice quest'anno.

Fonte: SPIVA® Europe Scorecard

come questo influisce sui rendimenti

Infatti, quelle differenze che si apprezzano nel breve termine a seconda di ciascun mercato, si notano anche nel lungo termine. Ad esempio, in categorie come il mercato azionario globale, il mercato azionario dell'eurozona o il mercato azionario statunitense, è molto raro che un fondo attivo riesca a battere il suo benchmark (le percentuali di successo degli indici superano il 95%) ma scenda a livelli del 70-80% per quanto riguarda gli indici di mercati come italiano, spagnolo o nordico.

Parlando di differenze nei rendimenti, c'è inoltre un divario minore nei mercati più piccoli quando i rendimenti medi dei fondi vengono confrontati con quelli degli indici a lungo termine. Ad esempio, i fondi spagnoli hanno ottenuto un rendimento medio annualizzato del 2,26%, secondo i dati SPIVA, e l'indice utilizzato in questo rapporto, l'S&P Spagna BMI, ha raggiunto il 2,97%. Nel caso del mercato azionario italiano invece è esattamente il contrario: i fondi hanno guadagnato il 6,44% in media annualizzata a dieci anni e l'indice il 5,92%.

Fonte: SPIVA® Europe Scorecard