Prima di entrare nel dettaglio del lavoro di fund selection il punto di partenza citato da Del Vaso è “lavorare in un’ottica di medio-lungo periodo”. L’indicazione temporale è centrale, in quanto l’obiettivo finale della selezione è la creazione di portafogli modello. “Partiamo da una prima analisi quantitativa – afferma l’esperto –, qui applichiamo algoritmi interni di ranking sviluppati in collaborazione con il risk management. Mentre per la definizione dei portafogli modello utilizziamo ottimizzazioni statistiche”. Il dettaglio cronologico si sviluppa con la presenza di tre profili di rischio, per quattro orizzonti temporali: “I portafogli modello sono composti grossomodo dagli stessi prodotti, cambiano però le proporzioni a seconda del rischio implicito in ciascun comparto”. Pesi differenti, dunque, ma le asset class individuate sono molteplici, e includono (oltre ai più classici prodotti bond ed equity) anche real asset, “tramite fondi Ucits”, specifica l’esperto che indica come da alcuni anni i portafogli abbiano anche una quota di liquid alternative, “per offrire decorrelazione”.
I portafogli ottimizzati si compongono di circa 13-14 prodotti (anche se esistono versioni anche più “leggere” in cui le asset class sono le stesse ma coperte con un massimo di cinque prodotti). “Adesso siamo al lavoro con Allfunds per la creazione di tre fondi di fondi su tre profili di rischio diversi per raggiungere lo stesso obiettivo: dare un portafoglio modello ottimizzato al cliente ottimizzando al contempo il numero di sottoscrizioni e la burocrazia”. Il portafoglio sarà gestito centralmente, “elemento fondamentale per una realtà bancaria come la nostra, in cui ciascun consulente gestisce tanti clienti. Ottimizzare il tempo è la cosa più essenziale del nostro lavoro”.
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