Inflazione: i fondi sovrani rispondono con più equity e liquidità

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Matt Howard, Unsplash

La casa di gestione Invesco ha pubblicato il suo nono Global Sovereign Asset Management Survey, analizzando le opinioni di 141 direttori degli investimenti, responsabili di asset class e senior portfolio strategist che operano in 82 fondi sovrani e 59 banche centrali, gestendo collettivamente 19 trilioni di dollari di attività.

Se nel 2020 molti fondi sovrani avevano dichiarato che avrebbero ridotto le loro allocazioni azionarie, il rally degli ultimi mesi sembra avergli fatto cambiare idea dato che per la prima volta dal 2018 hanno ampliato la loro allocazione alle azioni, giunta al 28% del loro portafoglio. Non è l'unico asset in cui hanno accresciuto il loro posizionamento: infatti è anche stata aumentata la loro esposizione alla liquidità, che ora rappresenta in media il 9% dei portafogli, il valore più alto dal 2015. D'altra parte, il timore che il picco dell'inflazione possa non essere così transitorio come molti sostengono ha portato i fondi sovrani a tagliare la loro esposizione al reddito fisso al 30%, quattro punti percentuali in meno rispetto al 2020.

"Inoltre, i fondi sovrani sono diventati consapevoli dell'importanza di mantenere la liquidità per approfittare delle opportunità di mercato qualora si presenteranno. A loro volta, le allocazioni strategiche delle attività e le percezioni del rischio di mercato sono fortemente influenzate dalla necessità di generare rendimenti sufficienti in un ambiente di tassi di interesse straordinariamente bassi, e questo effetto sarà probabilmente prolungato", sostiene Rod Ringrow, Head of Official Institutions di Invesco.

FOCUS SULLA LIQUIDITÀ

E a giudicare dalle previsioni di questi fondi, è probabile che mantengano queste preferenze nei prossimi dodici mesi. In particolare, il 30% degli intervistati prevede di aumentare la propria esposizione alle azioni (solo il 16% vuole aumentare la propria esposizione alle obbligazioni) e il 79% aumenterà la propria esposizione alla liquidità. E, altro fatto degno di attenzione, oltre il 90% vuole aumentare la propria esposizione alle materie prime.

Questa ricerca di liquidità acquista senso considerando che la crisi del COVID ha costretto molti fondi a fornire denaro alle aziende investite per aiutarle a sopravvivere in un momento di crisi. Nei mercati asiatici e occidentali, circa un quinto dei fondi sovrani ha registrato deflussi, mentre la percentuale era molto più alta in Medio Oriente e nei mercati emergenti, con il 57% e l'82% dei fondi sovrani in uscita.

TRIONFA L'ESG

L'indagine rileva un aumento sostanziale nell'incorporazione dei principi ambientali, sociali e di corporate governance (ESG) nei portafogli dei fondi sovrani e delle banche centrali dal 2017. In soli quattro anni, la percentuale di intervistati che ha adottato una politica ESG a livello organizzativo è salita alle stelle dal 46% al 64% tra i fondi sovrani e dall'11% al 38% tra le banche centrali.

Come per altre attività, la pandemia da COVID-19 è servita da catalizzatore. Quasi un terzo (23%) dei fondi sovrani e il 45% delle banche centrali si stanno concentrando maggiormente sui criteri ESG a causa della pandemia.