Philippe Benaroya, CEO di Infranity, società di investimenti infrastrutturali di Generali Investments, evidenzia il potenziale dell’asset class nel contesto attuale segnato da crescenti rischi geopolitici e politici.
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Negli ultimi anni, lo scenario macroeconomico è stato segnato da profonde turbolenze, tra crisi energetiche, conflitti geopolitici e volatilità dei tassi di interesse. Ora, però, il 2025 si prospetta più stabile: l’inflazione appare sotto controllo e i tassi d’interesse, seppur elevati, si sono stabilizzati. Questo contesto, unito a una domanda strutturale in crescita, offre opportunità per il settore infrastrutturale, soprattutto nei segmenti energetico e digitale. Restano incertezze legate al ritorno di Trump negli USA e ai rischi geopolitici in Ucraina e Medio Oriente, ma secondo Philippe Benaroya, CEO di Infranity, le infrastrutture restano un investimento solido e difensivo, capace di contrastare volatilità e incertezza. “Sebbene molte questioni geopolitiche rimangano irrisolte entrando nel 2025, potrebbero esserci sorprese sia positive che negative data l'instabilità di molti conflitti. Negli Stati Uniti, la futura politica di Trump giocherà un ruolo chiave, ma gli Stati Uniti non sono l'unico attore e molto dipende da come reagiranno gli altri. C'è molta incertezza legata al nuovo governo in questo momento e solo il tempo dirà come andranno le cose”, dice il numero uno della società di investimenti in infrastrutture di Generali Investments. Secondo l’esperto, la natura difensiva della classe di attività la rende adatta al contesto attuale: “Gli spread aggiuntivi dovuti ai premi di illiquidità e complessità inerenti a questi investimenti proteggono i rendimenti poiché forniscono un ulteriore cuscinetto. Da qui la continua forte domanda, in particolare per i progetti infrastrutturali che hanno forti flussi di cassa e sono resistenti agli shock, che sono quelli che Infranity cerca”, avverte l’esperto. “Prediligiamo gli asset delle infrastrutture core e core+ che forniscono servizi essenziali e hanno una correlazione limitata con i rischi legati alla domanda e ai prezzi. Ciò significa che la nostra correlazione con le variazioni del PIL e gli eventi geopolitici è limitata”, afferma Benaroya.
Infranity: il protagonista di Generali Investments nelle infrastrutture
Fondata nel 2018 da Philippe Benaroya, Alban de La Selle e Gilles Lengaigne con il supporto di Generali, Infranity è oggi una delle principali società di investimento in infrastrutture a livello globale. Basata a Parigi, gestisce un portafoglio di 11 miliardi di euro suddiviso tra debito ed equity in settori chiave come transizione energetica, trasporti sostenibili, infrastrutture sociali e digitalizzazione. La società si distingue per l’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nella selezione degli investimenti, puntando su progetti che combinano rendimenti stabili e sviluppo sostenibile.
La strategia di Infranity si basa sulla ricerca di aziende robuste e resilienti. “La nostra attenzione si rivolge a società che beneficiano di un forte sostegno normativo, di flussi di cassa stabili a lungo termine o che abbiano posizioni monopolistiche in mercati con elevate barriere all'ingresso e che abbiano un forte impatto in termini di sostenibilità”, dice Benaroya. La metodologia ESG di Infranity non è solo una formalità: si tratta di un pilastro che punta a proteggere gli investitori dall’esposizione a settori vulnerabili, garantendo al contempo un impatto positivo sull’economia reale. “Il nostro approccio rigoroso ha protetto gli investitori dall'esposizione a settori che sono stati più duramente colpiti e dai tumulti sui mercati finanziari riscuotendo una buona resilienza di tutti i portafogli”, dice il CEO.
L’efficacia della strategia infrastrutturale di Infranity si riflette nel crescente interesse dimostrato dagli investitori: dopo aver chiuso il precedente vintage con successo con oltre 1,6 miliardi di euro, la società ha lanciato un nuovo fondo attraendo già oltre 425 milioni di euro di commitments. “Il nuovo vintage vede la presenza di numerosi investitori ricorrenti dai precedenti vintage, confermando quindi una costante fiducia. In linea con il fondo precedente, il quarto vintage punta a raccogliere 1,5 miliardi di capitale, posizionandosi ancora una volta fra i più grandi fondi del suo genere in Europa”, spiega Benaroya.
Il boom delle infrastrutture in Europa
L’Europa si trova di fronte a una necessità crescente di investimenti infrastrutturali, trainata dalla transizione energetica, digitale e dalla mobilità sostenibile. Secondo Bloomberg NEF, per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni entro il 2050, l’Europa avrà bisogno di oltre 30 mila miliardi di euro in investimenti energetici e tecnologici. Ma tale traguardo richiede un’accelerazione del tasso di investimenti attuali. Per avere un'idea, infatti, il livello effettivo degli investimenti europei nel 2022 è stato di 209 miliardi di euro. “Per rimanere sulla buona strada verso l'economia a zero emissioni entro il 2050, dovremo vedere questo tasso annuale aumentare di almeno 3-4 volte”, sottolinea Benaroya, che ribadisce come la transizione energetica e digitale sia al centro delle priorità di Infranity: “Le energie rinnovabili, il teleriscaldamento e l’efficienza energetica offrono opportunità di investimento attraenti. Nel digitale, le reti in fibra, i data center o le torri di telecomunicazione, rappresentano asset strategici e beneficiano di dinamiche di domanda/offerta molto forti, fornendo investimenti di elevato valore relativo”, evidenzia il CEO.
Il boom delle infrastrutture in Europa è premiato dall’interesse degli investitori verso questa asset class alternativa. Secondo i dati di Preqin, le masse di investimenti nelle infrastrutture non quotate dovrebbero raggiungere oltre 880 miliardi nel 2027, con la quota degli investimenti infrastrutturali in Europa sul totale globale che è prevista che raggiunga il 43% nel 2026, anno in cui gli asset dei fondi con focus sull’Europa supereranno quelli del Nord America. “Questo aumento è alimentato da politiche europee a sostegno delle energie rinnovabili e dell’indipendenza energetica, stimolate anche dalla crisi legata al gas russo”, analizza Benaroya. “L’UE mira ad avere almeno il 42,5% dell’energia proveniente da fonti rinnovabili entro il 2030. Questo impulso sta trasformando il panorama energetico e promuove investimenti in infrastrutture critiche”, dice.
Espansione globale: il caso del Nord America
Oltre all’Europa, Infranity guarda con interesse al Nord America. La recente apertura di una sede a New York riflette la volontà di espandersi in un mercato altamente dinamico, con opportunità rilevanti. “Data la dimensione, la scala e la diversità del mercato statunitense (e canadese), vediamo significative opportunità di investimento in Nord America”, spiega Benaroya. “Nei prossimi 12-24 mesi, i nostri obiettivi per gli Stati Uniti sono di stabilire una forte presenza sul mercato identificando progetti ad alto potenziale, coinvolgendo i principali stakeholder e creando opportunità di crescita che si allineano con gli interessi degli investitori. I settori di interesse negli Stati Uniti sono coerenti con il nostro focus di lunga data in Europa: transizione energetica, trasformazione digitale, mobilità verde e ambiente”, conclude.