A pochi giorni dal XII Private Banking Forum Fabio Innocenzi, presidente AIPB, spiega a Funds People quale sarà il futuro del servizi di gestione patrimoniale.
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Il private banking, mercato rilevante per l’industria degli investimenti, affronta sfide peculiari rispetto al mercato internazionale. E lo fa in vari ambiti, da quello demografico all’organizzativo e al commerciale. Il riorientamento dell’AIPB (Associazione private banking italiana) in questo scenario è fondamentale. E non solo per l’evoluzione futura del settore. In numeri il mercato domestico vale ben 535 miliardi di euro, con una crescita media del comparto che si aggira attorno al 5,7% e un mercato potenziale stimato di oltre 900 miliardi di euro. Cifre che hanno un peso specifico all’interno del settore dell’asset management e che vanno tutelate, curate e implementate, laddove possibile.
Non a caso il XII Private Banking Forum che si terrà martedì 15 novembre al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano ha come titolo “Guidare il cambiamento”. Soprattutto nell’attuale contigenza di crisi notevole dei mercati. “In una fase come quella che stiamo attraversando, con tassi negativi, è indispensabile assistere il cliente per scelte di investimento che allunghino l'orizzonte al medio termine, aumentino il livello di diversificazione del portafoglio non solo dal punto di vista geografico ma anche della tipologia di prodotti e di investimenti”, dice in un'intervista rilasciata a Funds People Fabio Innocenzi, presidente AIPB. “Considerare strumenti alternativi e, talvolta, meno liquidi, diventa un modo per dare rendimenti interessanti ai clienti e favorire la ripresa del ciclo”.
Quali sono le ricadute nel settore dei servizi personalizzati di gestione patrimoniale?
Dopo un decennio di forte spinta all'autoregolamentazione, a partire dalla crisi del 2007-2008 è iniziata una fase di forte regolamentazione delle attività finanziarie e dei mercati. Gli interventi sono stati importanti sia da parte di autorità nazionali (Banca d'Italia, Consob, Antitrust) che da parte delle corrispondenti autority europee. Ne è seguito un progressivo passaggio dal principio che "è permesso tutto ciò che non è esplicitamente vietato" a quello opposto in cui "è vietato tutto ciò che non è esplicitamente permesso". Il private banking, però, è in grado di soffrire servizi di consulenza evoluta in grado di coniugare le nuove esigenze della normativa con la possibilità di offrire una gamma davvero ampia di soluzioni al cliente.
Il private banking soffre le difficoltà che riscontrano oggi alcune banche italiane?
La crisi del 2008 ha evidenziato che il private banking assorbe meno capitale e meno liquidità rispetto all'attività bancaria tradizionale. Non mancano comunque i punti di attenzione, pochè oltre ai rischi reputazionali e di “non conformità” da sempre considerati rilevanti per il settore, oggi si presta molta attenzione anche ai rischi portati dall’evoluzione tecnologica che potrebbe avere un forte impatto in caso di mancato adeguamento.
A luglio Oliver Wyman, in collaborazione con Deutsche Bank, ha pubblicato un report sul mondo private, e le conclusioni non sono molto positive: “la crescita dei patrimoni in gestione dovrebbe passare dal 7% annuo dell'ultimo quinquennio al 5% annuo entro il 2020”, scrivono. Hanno ragione?
In una prospettiva globale, è vero che mentre le economie dei Paesi emergenti producono nuova ricchezza private, l’ Europa gestisce al meglio il patrimonio esistente. Se però si osserva da vicino il mercato italiano, i dati dell’Ufficio Studi AIPB mostrano che ad un andamento volatile dei valori di portafoglio si affianca da molti anni un fenomeno di crescita costante dei patrimoni affidati al private banking. Il settore opera oggi sul 70% degli oltre 1000 miliardi delle famiglie che dispongono di più di 500 000 € di ricchezza finanziaria e questa quota è destinata ad aumentare.
I due problemi messi in luce dal report prima citato erano sostanzialmente i costi (alti) e l’innovazione (bassa). A che punto siamo in Italia?
Il settore ha mostrato passi in avanti importanti nella qualità del servizio alla clientela e capacità di generare profitti. La fase difficile dei mercati ha portato molti operatori ad avviare politiche di contenimento dei costi con impatti organizzativi sia sulla produzione che sulla distribuzione. L'introduzione di nuove tecnologie ha infatti consentito di abbinare un miglioramento dei servizi alla clientela con il contenimento dei costi.
Quali sono i rapporti con le reti di promotori?
Le reti di promotori sono entrate nel mercato private dopo lo scoppio della crisi Lehman del 2008. Hanno beneficiato del disagio di alcuni dipendenti bancari di fronte alle politiche di taglio dei costi (e dei bonus) e di riduzione della gamma di prodotti offerti. Questi aspetti uniti alla competitività di remunerazione hanno permesso di superare la barriera che separava il private banker dal mestiere di promotore finanziario. L'offerta di contratto di dipendente o di promozione diventerà quindi solo un'alternativa per gestire la struttura di costo e la flessibilità della stessa. Il contratto di promotore finanziario verrà offerto non solo dalle reti di promozione ma anche da boutique, banche estere ed alcune società private di banche italiane.
È necessario secondo lei rinnovare i prodotti, o i servizi?
Il private banking del futuro sarà un business importante, in costante crescita ma con caratteristiche profondamente diverse da quello attuale. La clientela sarà più anziana ma anche più competente ed esigente. Il progresso della ricerca scientifica consentirà, infatti, di avere una clientela anziana anagraficamente ma giovane come stile di vita e capacità di interlocuzione. Saranno anziani in grado di fruire della nuova tecnologia e la componente femminile diventerà sempre più importante. La nuova tecnologia, diventata ormai dominante sugli aspetti transazionali (o “stupidi”) del business, inizierà ad aggredire l’attività a valore aggiunto fornendo soluzioni intelligenti, in grado di competere con l’attività relazionale dei banker. La tecnologia intelligente potrebbe permettere un ingresso aggressivo di player da altri setttori. I player avranno caratteristiche differenziate: ai grandi operatori specializzati che sfrutteranno le economie di scala si affiancheranno boutique snelle ed efficienti, che beneficeranno dell’evoluzione tecnologica e della possibilità di usare prodotti e piattaforme di terzi. La competizione tra player così diversi garantirà un grande vantaggio alla clientela.
Quali i traguardi e le sfide che l’AIPB, con la sua guida, dovrà affrontare?
L’associazione svolge un ruolo molto importante per l’evoluzione e la qualificazione del settore. Il mio mandato, reso più facile dall’ottimo lavoro del mio predecessore, sarà quindi dedicato a creare le condizioni affinché AIPB possa continuare a valorizzare gli elementi che caratterizzano il private banking rispetto ad un servizio bancario generalista.