Approcci e criteri di selezione nel private debt
I fondi di private debt stanno vivendo un'epoca d'oro, con livelli record di raccolta e una crescente pressione da parte degli investitori per una maggiore trasparenza e conformità regolamentare. Nella seconda parte della tavola rotonda di Hub Alternative le modalità di approccio a questo segmento.
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Il private debt sta emergendo come asset class dinamica e promettente nel panorama finanziario globale. Con proiezioni che indicano una raccolta superiore ai 200 miliardi di dollari entro la fine dell'anno secondo i dati PitchBook, questa asset class continua a rappresentare una valida opzione per gli investitori. Nel contesto delle strategie di investimento, il direct lending costituisce ancora la maggior parte della raccolta fondi, mentre il mezzanine debt aumenta la sua popolarità attraverso la sua flessibilità e capacità di preservare il flusso di cassa dei prestiti. I gestori stanno espandendo le proprie strategie e il numero di fondi attivi ha raggiunto un livello record, in base all’analisi di Allvue Systems, testimoniando l'interesse crescente per il segmento. Al contempo il settore sta assistendo un incremento nella regolamentazione e nella richiesta di maggiore trasparenza. I limited partners (LP) richiedono una visibilità più approfondita sui rischi, le performance e la salute complessiva dei portafogli, spingendo le società di gestione del private debt a potenziare le proprie capacità di reporting e compliance. Nella seconda parte della tavola rotonda di Hub Alternative sul private debt, l’opinione degli esperti.
I commenti si riferiscono al contesto del 23 aprile 2024.
Quando si tratta di investire in private debt, quali fattori influenzano la decisione di entrare o uscire da una posizione? Quali indicatori di mercato monitorare per identificare le migliori opportunità? “La nostra selezione in ambito private debt non prevede la valutazione di singole posizioni. Miriamo a offrire i migliori gestori selezionando le strategie con un adeguato profilo rischio/rendimento”, sostiene Marco Cerasino, head of alternative investments di Unicredit, ricordando che “ci sono quattro fattori chiave che consideriamo nella selezione di un fondo. Il primo è il team, un elemento cruciale. Ci assicuriamo che le persone giuste abbiano gli incentivi corretti per creare valore agli investitori. Tra i principali rischi che vediamo è che questo momento di euforia possa portare a spin out di team di gestione dalle case d'investimento principali. Secondo fattore è la geografia: privilegiamo i mercati occidentali, Europa e Stati Uniti. Il terzo elemento riguarda la strategia: ci focalizziamo sui senior secured loans, considerandoli più sicuri e stabili. Infine, analizziamo il track record. Anche se investire nel private debt significa innanzitutto investire nelle persone giuste, analizziamo la deal attribution di ogni partner o senior partner per capire i successi e le sfide affrontate nei precedenti deal. Non facciamo valutazioni su singole posizioni; la nostra offerta in private debt si basa su fondi chiusi e su una nuova gamma di veicoli 'open ended' o semi illiquidi. Questi ultimi offrono maggiore flessibilità all'investitore per i riscatti, permettendo di disinvestire con maggiore agilità. Questi approcci permettono all’investitore di gestire la liquidità efficacemente, senza compromettere il rendimento complessivo del portafoglio”.
1/4Per gestire e selezionare investimenti nel private debt in modo efficace, è essenziale un mix di competenze analitiche, accesso a informazioni di mercato aggiornate, e un approccio rigoroso alla costruzione e gestione del portafoglio. “Nel nostro processo di investimento adottiamo un approccio top down per analizzare il mercato e i manager”, sottolinea Michele Romano, senior portfolio manager private assets di Quaestio Capital SGR. “Questo approccio multi-manager - prosegue - assicura una diversificazione in termini di rischio e rendimento allocando ogni manager su specifici segmenti del mercato. Ciò garantisce un’ulteriore leva strategica nella costruzione del fondo. Un elemento cruciale del processo di selezione è l’esperienza del team di investimento. L’aver effettuato impieghi durante un intero ciclo economico, inclusi i periodi di crisi sistemiche, consente al gestore di sviluppare un approccio alla selezione sofisticato e orientato alla minimizzazione dei rischi (e delle potenziali perdite) sul portafoglio. Per Romano “altrettanto importante è avere un gruppo di monitoring capace di gestire le situazioni critiche e beneficiare della presenza dei covenant sugli investimenti, tipici del mercato segmento di mercato di minori dimensioni, che operano come un sistema di early warning. Si tratta di uno dei fattori che differenziano il direct lending dagli altri prodotti ad elevato rendimento e che consente al gestore di intervenire tempestivamente per gestire le crisi di liquidità aziendali. Infine, in casi estremi, il gestore deve essere in grado di intervenire nell'azionariato delle aziende, escutendo l'eventuale pegno-quota e valorizzando gli asset collaterali alla posizione. Gli elementi fin qui menzionati si sono dimostrati fondamentali nel proteggere il rendimento del portafoglio in un ciclo economico particolarmente turbolento. Infine, stiamo anche guardando alle nuove strategie semi-liquide, attratti dalla possibilità di aumentare dinamicamente l’esposizione nel corso del tempo. Tali strategie permettono infatti un deployment attivo del capitale, ampliando la platea di investitori che potranno accedere all’asset class”.
2/4Gli investitori devono monitorare una varietà di indicatori come i differenziali di rendimento, le valutazioni delle emissioni di debito, le condizioni di finanziamento, e la qualità del credito, senza tralasciare la composizione del debito, le scadenze dei prestiti e l'esposizione valutaria. Un approccio distinto dall’ordinario contraddistingue UBS AM. “Il nostro focus è su un segmento del mercato di direct lending molto differente, concentrato principalmente su deal non sponsored e con size limitate”, ricorda a riguardo Andrea Albert, Investment Specialist O’Connor, UBS Asset Management “Questo approccio - aggiunge - ci permette di accedere a un mercato unico e difficile da raggiungere per i manager esterni, essenzialmente a causa della dimensione media dei prestiti, che varia tra i 40 e i 50 milioni di dollari. Il nostro modello di business si basa su una one bank partnership, che ci consente di selezionare opportunità interne sia dalla banca privata che dalla banca d'investimento di UBS. Un terzo delle nostre transazioni proviene dal nostro network, gestito da un team che opera insieme da oltre due decenni, offrendo un'esperienza profonda e diversificata nel settore. Ci concentriamo su due principali aree di mercato: corporate lending e asset financing, coprendo sia real che financial assets. Oltre il 90% delle nostre transazioni sono di tipo first lien senior secured e a floating rate, con un loan to value tra il 45% e il 47%, e una duration dei prestiti di circa due anni e mezzo. Questo rende il nostro portafoglio molto solido e capace di gestire variazioni macroeconomiche e dei tassi di interesse. Dal 2015, abbiamo distribuito oltre 4 miliardi di dollari in 110 transazioni. Implementiamo un rigoroso controllo delle covenant, generalmente tra tre e cinque per transazione, per prevenire e gestire rapidamente eventuali deviazioni. Inoltre, la complessità del nostro approccio e la capacità di gestire asset in diversi contesti geografici e settoriali ci consentono di offrire un margine competitivo. I nostri clienti beneficiano di soluzioni personalizzate che spesso non troverebbero altrove, con rendimenti netti tra il 12% e il 14%, senza utilizzare leva finanziaria. Questo approccio ci ha posizionato favorevolmente in un mercato in espansione, particolarmente in questo momento che consideriamo tra i più interessanti dalla crisi finanziaria”.
3/4“Riteniamo che l’introduzione dei fondi semiliquidi o evergreen sia un fattore chiave nel mercato del private banking”, evidenzia Federico Romoli, responsabile Private Markets Sella SGR secondo cui “tali strategie efficientano il rendimento e, per la loro natura flessibile, facilitano l’avvicinamento e l’interesse dei clienti. L’efficienza degli investimenti avviene grazie ad un deployment del capitale quasi immediato e alla capacità di reinvestire i proventi in modo attivo, al contrario dei fondi chiusi in cui il cliente del private banking non è sempre in grado di operare in tal senso. Il nostro approccio all’asset class è di tipo multi-manager e ricerchiamo quei partner specializzati con ampie piattaforme e comprovate capacità testate in diversi scenari macro. I benefici di una piattaforma ampia sono emersi nel 2023, anno difficile per l’attività di M&A. I gestori in grado di fare origination tramite il proprio network costruito negli anni hanno dimostrato di saper mantenere un buon livello di deployment senza dipendere da attori esterni. Nell’ambito delle strategie Senior Secured, che presentano un profilo di rischio contenuto e un’upside limitata, la diversificazione è un elemento chiave dei nostri criteri di ricerca. Infine guardiamo all'allineamento di interessi del team di investimento, fattore cruciale in una fase di forte aggregazione nell’industria dell’asset management”.
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