Europa e Stati Uniti a confronto su tecnologia e sostenibilità
Le differenze normative e politiche continuano a modellare il panorama degli investimenti sostenibili, con l'Europa che mantiene una posizione di leadership globale nel settore ESG. L’analisi degli esperti nella seconda parte della tavola rotonda di Hub ESG.
Per accedere a questo contenuto
Il settore degli investimenti ESG presenta ancora marcate divergenze tra Stati Uniti e Unione europea. Secondo un'analisi di Morningstar l'Europa continua a detenere la leadership nel mercato globale degli investimenti sostenibili, gestendo oltre il 50% degli asset attivi in fondi ESG, mentre negli Stati Uniti la percentuale si attesta attorno al 22%. Una disparità attribuibile principalmente all’assetto normativo più rigoroso nel Vecchio Continente, oltre che al maggiore impegno politico presente in Europa. Al contrario negli Stati Uniti l’approccio normativo è meno uniforme e più frammentato, oltre che influenzato dall’orientamento politico in corso. Nel quarto trimestre del 2023, segnala ancora il report di Morningstar, gli investitori hanno ritirato 5 miliardi di dollari dai fondi ESG statunitensi, raggiungendo un totale di 13 miliardi di dollari nell’ultimo anno. Al contrario, in Europa si è continuato a osservare un afflusso di capitali, seppur modesto rispetto agli standard storici, con un incremento di 3,3 miliardi di dollari nel quarto trimestre. Una dinamica che mette in luce le differenti traiettorie seguite dai mercati ESG nelle due regioni, sottolineando l'importanza delle politiche normative e dell'impegno politico nel determinare il flusso degli investimenti sostenibili. Di differenze tra Europa e Stati Uniti nell’approccio alla sostenibilità si è discusso nella seconda parte della tavola rotonda dedicata al mondo ESG di Hub ESG.
I commenti si riferiscono al contesto del 19 giugno 2024.
"Spesso l'Europa è accusata di essere eccessivamente regolamentatrice, ma a mio avviso, questo è un pregio. L'Europa è leader nella regolamentazione, che spinge alla misurazione. La SFDR obbliga i gestori a rendicontare e a misurare, piuttosto che semplicemente regolamentare", è la premessa di Antonio Forte, international sales director Italy di Liontrust. Negli Stati Uniti, invece - continua -, sono maestri dell'innovazione e della tecnologia. La sostenibilità è sinonimo di innovazione, e coniugando queste due qualità, innovazione e misurazione, si possono creare straordinarie opportunità. Tutto ciò che è misurabile è migliorabile, e questa è la forza dell'Europa". Secondo Forte "per gli Stati Uniti, l'opportunità risiede nell'unire l'innovazione e la tecnologia con la necessità di misurare meglio l'impatto. Culturalmente, negli Stati Uniti, le aziende operano liberamente finché creano risultati positivi per gli azionisti. Ogni tentativo di regolamentare questa libertà è spesso malvisto, ma la necessità di misurare gli impatti negativi è in crescita. Esiste, dunque, una grande opportunità che abbiamo già iniziato a cogliere con il lancio di un fondo US conforme all’articolo 9 della SFDR. La straordinaria capacità innovativa degli Stati Uniti si manifesta in numerose aziende che, pur essendo sostenibili, non dichiarano apertamente la loro sostenibilità a causa del timore di ripercussioni politiche, un fenomeno noto come greenhushing. È essenziale avere un gestore che conduca una ricerca attiva per identificare queste aziende sostenibili e svelarne il potenziale nascosto".
1/5Anche secondo Fabrizio Quarta, Advisory portfolio manager, ESG Investment analyst di Euromobiliare Advisory SIM, "noi europei siamo storicamente grandi regolamentatori. La tassonomia europea è un esempio, con molti Paesi che la stanno adottando. Tuttavia, l'innovazione nel settore degli investimenti sostenibili è americana, avviata dai metodisti nel 1750, con il Pioneer Fund nel 1928 e proseguita con movimenti come quello del Vietnam e iniziative di engagement come Dow Chemical. Sebbene l'Europa possa spingere di più dal punto di vista regolamentare, l'America resta molto forte negli investimenti sostenibili. L'Inflation Reduction Act potrebbe influenzare il quadro, ma le normative americane sono difficili da cambiare". Nonostante l'esito delle elezioni di novembre resti incerto, "i fondi destinati saranno comunque spesi e gli americani, molto attenti alla redditività, intervengono rapidamente se qualcosa non funziona, modificando le pratiche di conseguenza. Il cambio generazionale è rilevante sia in America che in Europa. Le nuove generazioni sono attente alla sostenibilità e, negli Stati Uniti, il branding è molto avanzato. Si osserva una crescita della diversity e inclusion e un interesse per il white labeling, dove il marchio perde importanza a favore del contenuto. La differenza nei flussi tra Europa e Stati Uniti potrebbe persistere nel lungo periodo, ma le aziende e le popolazioni reagiscono indipendentemente dalle normative", conclude Quarta.
2/5Per Ilaria D'Ascenzio ESG Specialist Sustainability Center, Investments&Advisory BNL BNP Paribas "il dna del mondo sta cambiando, a favore di due direttrici: sostenibilità e digitalizzazione. Questi due elementi fondamentali si differenziano forse per origini. La sostenibilità ha come motore portante l’Europa, la digitalizzazione più l’America". Secondo D'Ascenzio, "dopo il Covid la ripresa americana, facilitata anche dal rallentamento della Cina, ha cambiato la situazione geopolitica. Mentre anni fa si pensava che la Cina avrebbe superato gli Stati Uniti, ora registriamo una forte crescita americana, grazie anche agli investimenti nella digitalizzazione. La sostenibilità e la digitalizzazione offrono quindi molte opportunità, ad esempio nell'healthcare e nella robotica. Questi due mondi, uniti, danno agli Stati Uniti un vantaggio competitivo importante. In Europa, i conflitti interni non aiutano. Germania e Francia non vivono un periodo brillante: la Germania ha rallentato e la Francia ha problemi politici interni. Aspettiamo le elezioni politiche americane per vedere cosa accadrà, tuttavia, la differenza tra USA e UE sembra destinata a persistere, con gli Stati Uniti in vantaggio".
3/5La disparità tra Europa e Stati Uniti in termini di approccio alla sostenibilità è condivisa da Gianluca Lonero, head of ESG integration and active ownership di Fideuram AM SGR. "Sicuramente esiste tra USA e UE una differenza marcata sia in termini di stock di AUM dei fondi sostenibili che di flussi", ricorda Lonero. "Nel primo trimestre - prosegue -, come indicato nel recente report di Morningstar (‘Global Sustainable Fund Flows: Q1 2024 in Review’), i fondi sostenibili hanno registrato inflows di 900 milioni, con contributi di fatto opposti: 11 miliardi di afflussi in Europa e quasi 9 miliardi di uscite (peggior trimestre di sempre) negli Stati Uniti. In Europa, che continua ad avere una quota predominante del mercato dei fondi sostenibili, si nota un segnale di ripresa rispetto al trimestre precedente, sostenuta dalle strategie passive e da una riduzione degli outflow sulle strategie attive". Secondo l'esperto "le differenze culturali di approccio alla sostenibilità sono evidenti: in Europa, la sostenibilità è praticata da anni, alimentata anche da politiche e regolamentazione. Queste, pur con le loro complessità, hanno evidentemente contribuito a supportare flussi significativi verso la finanza sostenibile. Negli Stati Uniti, invece, la tematica ESG è oggetto di polarizzazione anche delle parti politiche soprattutto in vista delle elezioni, influenzando l'approccio finanziario verso orizzonti più brevi. Non prevediamo un restringimento di questo gap regolamentare a breve termine, indipendentemente dai risultati delle elezioni. Tuttavia, qualora ripartisse l’interesse finanziario su certe aziende o settori particolarmente esposti ai temi di sostenibilità, non crediamo che gli investitori americani resteranno fuori indipendentemente dalla loro visioni politiche".
4/5Anche per Roberto Arosio, responsabile investimenti e Wealth Management di Banca Aletti "esiste una profonda differenza culturale tra Stati Uniti, Europa e Cina. Un’affermazione abbastanza comune ultimamente è che gli Stati Uniti inventano, la Cina copia e l'Europa regola. Questo riflette spesso la realtà dei fatti, ma è altrettanto vero che da un punto di vista sociale, di governance e climatico quanto fatto dall’Europa la pone all’avanguardia sulle tematiche ESG. Negli Stati Uniti la libertà d’impresa e l’imprenditorialità individuale consentono uno sviluppo e innovazione che non ha pari a livello globale (basti pensare all’AI e ai Magnifici 7), ma d’altro lato emergono in modo evidente le differenze sociali e le relative ineguaglianze". Inoltre per Arosio "la politica 'America First' ha portato conseguenze economiche e geopolitiche a livello globale dove purtroppo spesso l’impatto è ricaduto sull’Europa. La Cina viceversa guidata da un sistema totalitario ha sicuramente delle tematiche in ambito sociale però ha un approccio allo sviluppo economico che è, rispetto agli Usa, sicuramente più orientato alla sostenibilità nel lungo di lungo termine; per questa ragione la Cina a oggi è più avanti nella transizione energetica, avendo acquisito materie prime e investendo massicciamente in questo settore (macchine elettriche e infrastrutture per energia pulita). L'Europa infine, con la sua cultura di tutela e regolamentazione, cerca di disciplinare aspetti rilevanti per la società, riflettendo una mentalità più paternalistica e protettiva che sicuramente la pone all’avanguardia in ambito sociale e di governance". Secondo il professionista "permangono tuttavia, le differenze culturali tra nord, sud e Est Europa. In sintesi, Stati Uniti, Europa e Asia rappresentano tre mondi con culture diverse, che continueranno a influenzare le loro politiche e strategie anche in ambito di sostenibilità".
5/5