Investimenti sostenibili e fund selector, un rapporto in crescita
La sostenibilità non è un elemento ignorato dai fund selector. Ma qual è il loro rapporto con gli investimenti ESG? Abbiamo cercato di capirlo con questa survey.
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I gestori di fondi danno sempre maggiore importanza alle valutazioni delle variabili ESG nella selezione dei titoli. Si può dire lo stesso per i fund selector? I prodotti sostenibili sono il segmento in più rapida crescita nell'universo degli investimenti e stanno accelerando. Complice la decisa spinta normativa degli ultimi anni, dalla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), alla tassonomia europea e all’implementazione della MIFID II, la sostenibilità non è un sicuramente un elemento ignorato da chi si occupa di selezione di fondi. Ma il mondo ESG può presentarsi come una giungla fitta di strumenti, rating, etichette e comunicazioni di marketing per chi deve creare portafogli modello rispondendo già a dinamiche incrociate di performance, rischio e intercettazione della domanda degli investitori.
FundsPeople ha cercato di analizzare il rapporto tra fund selector e sostenibilità attraverso un sondaggio presentato in occasione dell’evento FundsPeople On Stage: il futuro sostenibile del risparmio gestito, che si è tenuto a Milano l'8 giugno 2022 presso il teatro Gerolamo. La survey ‘Fund selector e sostenibilità a confronto’ promossa dalla redazione sul tema, mostra complessivamente un rapporto di profonda integrazione tra mondo della fund selection e universo ESG. Vi sono tuttavia ampi spazi di manovra e miglioramento.
Conoscenza e capacità specifiche ESG
I fund selector hanno sostanzialmente il compito di definire delle short list in cui vengono inseriti i fondi caratterizzati dalle migliori performance, aggiustate per il rischio e che vengono utilizzate per la creazione di portafogli modello su differenti asset class. Un lavoro in cui negli ultimi anni si è inserita la sostenibilità, sempre più richiesta dai clienti (soprattutto Millennials). È stato chiesto ai fund selector qual è il livello di conoscenza degli investimenti sostenibili tra i propri clienti. Quasi la totalità del campione si è orientata sui livelli “adeguato ma migliorabile” e “livello base”. Solo il 7% ha definito come “completo e aggiornato” il livello di conoscenza dei propri clienti.
Qual è il livello di conoscenza degli investimenti sostenibili tra i suoi clienti?
Livello base | 46% |
Adeguato ma migliorabile | 47% |
Completo e aggiornato | 7% |
Per sviluppare competenze in ambito ESG, lato gestori e selettori di fondi, può aiutare il conseguimento di una qualche certificazione sostenibile. Solo il 14% dei rispondenti al sondaggio ha dichiarato di essere in possesso di un titolo ESG specifico. In particolare il 50% ha ottenuto la certificazione CESGAS-EFFAS dell’Aiaf, a seguire il 25% altre attestazioni e due pari quote del 13% le certificazioni EFPA ESG Advisor e CFA Uk ESG.
Ha conseguito qualche tipo di certificazione sostenibile?
Si | 14% |
No | 86% |
In caso di risposta affermativa, indichi il suo titolo o la sua formazione nel campo della sostenibilità
CESGA-EFFAS | 50% |
EFPA ESG ADVISOR | 13% |
CFA UK ESG | 13% |
IASE-ISF | 0% |
ALTRO | 25% |
Uno dei criteri usati dagli investitori per analizzare l’approccio ESG di una società di gestione è quello di constatare la presenza di un analista o team di analisi specializzato in sostenibilità. A questo proposito è incoraggiante notare che il 67% dei rispondenti al sondaggio abbia affermato che la propria azienda presenta uno specialista o una squadra dedicata al tema, anche se il cammino verso la completa integrazione della sostenibilità sembra lontano.
Rating, provider o no?
Un’ulteriore certificazione di sostenibilità viene fornita ai fund selector dai rating di provider esterni. Secondo il sondaggio di FundsPeople vi si affida ben il 95%. Il 37% si basa invece sui dati offerti dalle società di gestione, il 30% su dati propri e il 7% su altro. I rating ESG vengono elaborati da agenzie di rating specializzate nella raccolta e nell’analisi di dati sugli aspetti di sostenibilità dell’attività delle imprese. I processi di elaborazione dei rating ESG si basano sull’analisi di diversi materiali tra cui: informazioni pubbliche, documenti aziendali, dati provenienti da fonti esterne quali autorità di vigilanza, associazioni di categoria, sindacati, ONG, sopralluoghi presso l’azienda, incontri con il management ecc.
Tra i provider di rating sostenibili esterni più gettonati, emerge ancora dal sondaggio, le analisi di MSCI Research si posizionano al primo posto (55% delle preferenze), seguite dai dati di Bloomberg (48%), da quelli di Morningstar Analytics (45%), di Vigeo Eiris (10%), di S&P Global Ratings e infine di Cdp Rating (3%).
Nella sua società il processo di analisi sostenibile si basa su (può scegliere più di una risposta)
Dati offerti da provider di rating sostenibili | 95% |
Dati offerti dalle società di gestione | 37% |
Dati propri | 30% |
Altro | 7% |
Se utilizza dati di provider di rating sostenibili, di quale agenzia si tratta? può scegliere più di una risposta
Morningstar Sustainalytics | 45% |
Bloomberg | 48% |
S&P Global Ratings | 3% |
MSCI Research | 55% |
Video Eiris | 10% |
Ecovadis | 0% |
Cdp Rating | 3% |
Ns/Nr | 0% |
Altro | 30% |
L’omogeneità dei dati è un fattore di rilevante preoccupazione per i fund selector. Alla domanda ‘quali sono le principali difficoltà quando si analizzano i fondi sostenibili’, la maggior parte (84%) ha infatti risposto la mancanza di omogeneità nei rating e nei dati di sostenibilità.
Quali sono le principali difficoltà quando si analizzano i fondi sostenibili (può indicare fino a due risposte)?
Mancanza di omogeneità nei rating e nei dati di sostenibilità | 84% |
Mancanza di trasparenza nelle informazioni | 32% |
Stare al passo con la regolamentazione | 29% |
Mancanza di formazione adeguata | 11% |
Altro | 5% |
E, S, G: tre lettere, tre pesi per la sostenibilità
La dimensione della sostenibilità dovrebbe essere sempre ripartita. L’elemento ambientale è infatti importante tanto quello relativo alla governance e quello sociale. Spesso sottovalutati, soprattutto gli investimenti in capitale umano hanno infatti una redditività rilevante e supportano una maggior tutela dal rischio. Tuttavia, in base all’esperienza dei fund selector, emerge come la ‘E’ di environmental sia ancora il fattore con maggior peso.
Nella sua esperienza, quale fattore ESG pesa di più al momento di selezionare un fondo o un titolo?
Environmental (E) | 38% |
Social (S) | 0% |
Governance (G) | 5% |
L'insieme dei fattori | 57% |
Il 57% degli intervistati ha risposto infatti che è l’insieme di fattori ambientali, sociali e di governance a pesare complessivamente al momento di selezionare un fondo o un titolo. Se è vera una certa considerazione olistica della sostenibilità, è vero anche che al secondo posto, per il 38% degli intervistati, il fattore ‘E’ è il più rilevante. Il fattore ‘S’ ha raccolto il 5% delle preferenze, mentre la ‘G’ nessuna.
Approcci di selezione ESG a confronto
Sono passati ormai vent’anni da quando le società di gestione hanno cominciato ad avvicinarsi ai criteri ESG. I primi passi sono stati compiuti verso i fondi etici azionari, obbligazionari e bilanciati. Nel corso del tempo, però si sono sviluppate diverse metodologie di selezione e una maggior attenzione al tema. FundsPeople ha chiesto ai fund selector quale strategia prevalga nella composizione di un portafoglio o nella selezione dei fondi ESG.
Quale strategia prevale nella composizione di portafoglio o nella selezione dei fondi ESG?
Integrazione ESG | 65% |
Selezione best in class | 45% |
Esclusione | 45% |
Screening normativo (norms-based screening) | 18% |
Impact investing | 23% |
Azionariato attivo (engagement and voting) | 20% |
Investimento ESG tematico | 50% |
Ns/Nr | 0% |
Altro | 5% |
La maggior parte dei rispondenti si è orientata verso l’integrazione dei fattori ESG (il 65%), seguita da chi appoggia gli investimenti tematici sostenibili (50%). Al terzo posto tra le preferenze si posizionano a pari merito la selezione best in class e i criteri di esclusione (45%). Seguono l’impact investing (23%), l’azionariato attivo (20%) e lo screening normativo (18%).
Il rapporto con la normativa ESG
L’ultimo aspetto approfondito dalla survey è il rapporto tra selettori di fondi e normativa ESG. I passi avanti compiuti in questo senso sono innegabili. Il 49% dei rispondenti ha infatti dichiarato che la regolamentazione europea in materia di sostenibilità rappresenta un buon contributo nell’avere dei riferimenti e delle pratiche comuni, oltre che una fonte di maggiore trasparenza. Il 26% la giudica ancora insufficiente, contro un 23% degli intervistati che la ritiene addirittura eccessiva.
Secondo lei la regolamentazione europea in materia di sostenibilità è:
Insufficiente | 26% |
Un buon contributo nell'avere dei riferimenti e delle pratiche comuni, oltre che una maggiore trasparenza | 49% |
Eccessiva | 23% |
Ns/Nr | 0% |
Risulta interessante analizzare anche i giudizi dei fund selector su SFDR e Tassonomia UE. Il 55% le considera un buon primo passo verso una classificazione corretta delle attività sostenibili. Per il 18% restano “fondamentali”, ma “aumentano la complessità” dell’universo dei fondi investibili, mentre per il 15% sono ancora insufficienti per contrastare il greenwashing. Solo il 13% del campione selezionato le ritiene fondamentali e afferma che consentono una classificazione adeguata degli investimenti ESG.
A suo parere SFDR e Tassonomia Ue sono:
Fondamentali e consentono una classificazione adeguata | 13% |
Un buon primo passo verso una classificazione corretta delle attività sostenibili | 55% |
Fondamentali ma aumentano la complessità | 18% |
Ancora insufficienti per contrastare il greenwashing | 15% |
Altro | 0% |
Il futuro dell’ESG
Guardando al futuro della sostenibilità e del rapporto tra le tematiche ESG e i fund selector, è chiaro che vi è ancora molta strada da fare. La preoccupazione principale degli esperti per quanto riguarda l’evoluzione degli investimenti sostenibili rimane comunque il greenwashing (66%). Al secondo posto si classifica “la valanga di regolamentazione” (55%) legata alla sostenibilità, seguita dall’aumento dei costi nella struttura di gestione (39%). A preoccupare sono anche la carenza di trasparenza di asset manager e aziende (32%) e in maniera meno significativa la carenza di formazione di clienti e professionisti del settore (29%), oltre che la possibilità di una bolla per mancanza di compagnie e emittenti realmente sostenibili (26%).
Cosa la preoccupa di più nell'evoluzione dell'investimento sostenibile (può scegliere fino a tre risposte)?
La valanga di regolamentazione | 55% |
Il greenwashing | 66% |
Che possa crearsi una bolla per mancanza di compagnie ed emittenti realmente sostenibili | 26% |
La carenza di trasparenza di asset manager e aziende | 32% |
La carenza di formazione di clienti e professionisti del settore | 29% |
L'aumento dei costi nella struttura di gestione | 39% |
Altro | 0% |