Private banker e consulenti finanziari, professionisti avanti sugli ESG (clienti meno)
Un gap di conoscenza da colmare, o meglio, da trasferire, tra consulenti e clienti. È il dettaglio che emerge fin da subito dall’analisi dell’inchiesta FundsPeople sugli investimenti sostenibili, dedicato a consulenti finanziari e private banker.
L’inchiesta, condotta tra luglio e settembre 2023, è stata presentata il 24 gennaio 2024 in occasione della prima edizione di FundsPeople International ESG, l’evento ideato da FundsPeople per fare il punto sui temi della sostenibilità tra i professionisti del settore, e operare un confronto con l’evoluzione in atto in altri Paesi europei (in questo caso, la Spagna). L’indagine (a cui hanno risposto 53 tra fund selector e asset manager, e 181 tra private banker e consulenti), ha invitato gli attori del mondo finanziario a riflettere sul proprio ruolo nel sistema ESG, il compito delle società di investimento, l’impulso dato dalla normativa e quali le principali attese e criticità sul settore.
Nella sezione introduttiva, dedicata alle caratteristiche dei clienti italiani, emerge una platea eterogenea, in cui la percentuale di clienti interessata agli investimenti sostenibili è frammentata sia a livello di “interesse” verso gli investimenti sostenibili (con una lieve maggioranza del 22% che indica un interesse compreso tra il 10 e il 25%); sia a livello anagrafico, anche se in questo caso emerge la fascia di età compresa fra i 35 e i 45 anni (mentre gli over 55 si dimostrano i meno interessati in assoluto, con soltanto l’8% di richieste di investimenti sostenibili).
A questi risultati si accompagna una diffusa scarsa conoscenza della tematica. Alla domanda relativa alla valutazione del livello di conoscenza dei clienti in materia di investimenti sostenibili, il 42% dei rispondenti la indica come “base”, ma il 31% lo giudica molto basso e soltanto un 3% “alto”. Da qui all’interesse più marcato per la sola componente ambientale dei parametri ESG (quella di più immediata comprensione) il passo è breve: per l’83% dei consulenti i propri clienti esprime interesse per la sola E.
1/3La scarsa dimestichezza con la materia si riflette sulla composizione del portafoglio, per cui oltre la metà dei clienti (57%) destina agli investimenti ESG una quota compresa tra l’uno e il 25%, questo nonostante il 93% degli intervistati riporti come la propria società offra fondi di investimento sostenibile, sia propri, sia di società terze e, nel 67% dei casi, si tratti di prodotti azionari, seguiti da un 23% multi-asset (soltanto nell’8% dei casi ci si orienta sull’obbligazionario).
Si conferma alta anche la percentuale di quanti indicano che la propria società offre un servizio di gestione del portafoglio composto da fondi sostenibili (l’83% degli intervistati), mentre il 90% indica che la società ha una gamma sufficiente di prodotti da proporre nel caso in cui il cliente dia una risposta affermativa in tema di preferenze di sostenibilità, nel 51% dei casi, poi, questa offerta è giudicata molto completa.
2/3La dicotomia tra competenze del cliente e competenze del consulente emerge con forza quando si va ad analizzare il profilo del professionista: il 52% ritiene che il livello di conoscenza degli ESG sia “adeguato ma migliorabile”, ma ben il 41% lo ritiene “completo e aggiornato”. Questo a fronte di un 61% di rispondenti che detiene una qualifica relativa alle proprie competenze (nel 91% dei casi EFPA ESG).
La conoscenza della materia si riflette poi sul giudizio sulle imposizioni normative più stringenti per i professionisti: il 76% giudica positivamente l’inclusione della domanda rivolta ai clienti sull’opportunità di avere investimenti sostenibili in portafoglio, mentre c’è una polarizzazione tra quanti ritengano che la regolamentazione sia eccessiva: lo è per il 44% dei rispondenti, mentre il 47% non la ritiene tale.
È interessante, tuttavia, notare come per il 48% le principali ragioni per distribuire investimenti sostenibili siano da ricondurre al profilo rischio/rendimento, seguiti da un 44% che si rivolge all’allineamento agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (SDGs) mentre, in terza posizione (39%), prevale il vantaggio competitivo. Infine Per quanto riguarda la crescita del volume di investimenti sostenibili nei prossimi 5 anni nell’entità presso cui lavorano, il 46% ritiene che crescerà fra il 30 e il 50%, seguito da un 30% secondo cui crescerà meno del 30% e un 18% per cui la crescita sarà superiore al 55 per cento.
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