Private equity secondario, primi passi di un mercato in forte crescita
Nelle attuali coordinate di mercato, possono avere senso strategie che prevedono un’uscita più flessibile dagli investimenti nei private markets, come il mercato secondario. A livello mondiale il mercato del private equity secondario, in particolare, si attesta a una valutazione di 130 miliardi di dollari in termini di volumi. Secondo una recente analisi di Preqin nel corso del 2021 le masse gestite dai fondi di private equity secondario hanno toccato quota 400 miliardi di dollari, rappresentando il 6% del mercato globale del private equity. Tra i motivi principali, vi è l’interesse sempre più acceso da parte di fondi pensione, casse di previdenza e i family office. Questi investimenti offrono la possibilità di diversificare il proprio portafoglio, poiché possono accedere a una vasta gamma di fondi e strategie di investimento senza dover impegnare somme ingenti. Inoltre, gli investitori in fondi di private equity tradizionali spesso devono attendere molti anni prima di vedere un ritorno, mentre il mercato secondario può offrire maggiore liquidità, poiché coinvolge la compravendita di quote di fondi già esistenti. Si tratta di un’asset class ancora poco conosciuta tra il pubblico retali, per diverse ragioni, ma che sta trovando spazio tra i portafogli istituzionali. Se ne è discusso nel dettaglio nella seconda parte della tavola rotonda dedicata al comparto del progetto Hub Alternative.
I commenti si riferiscono al contesto del 12 settembre 2023.
Il mercato del private equity secondario “sta crescendo molto e sta diventando uno strumento sempre più importante per gli investitori”, conferma Enzo Colombo, head of Credit, Loans & Private Equity Strategies di Eurizon Capital Real Asset. L’allocazione su fondi di secondario “è stata fin dall'inizio parte della nostra asset allocation nei private market. In particolare, il private equity è storicamente il mercato più maturo e abbiamo cercato di allocare circa il 25-30% nel secondario e il 70% nel primario”, spiega il manager. “Riteniamo che l'investimento nel secondario possa fornire una diversificazione essenziale al momento di avvio di un nuovo portafoglio. Inoltre, la diversificazione geografica, per vintage’, per gestore e per strategia che possiamo ottenere investendo nel secondario risulta particolarmente importante quando si verificano situazioni di stress sul mercato. Se guardo al nostro portafoglio, i fondi di secondario si sono dimostrati molto resistenti in situazioni di stress e stanno conseguendo performance molto interessanti. Attraverso questi fondi è possibile mitigare l'effetto della ‘J-Curve’ tipico dei fondi chiusi grazie al fatto che si investe in veicoli con flussi di cassa immediatamente positivi. Inoltre, la duration degli investimenti risulta più breve. Si ottiene così un mix di rendimento ‘cash on cash’ e generazione di cassa anticipata che per noi è davvero molto interessante. Credo che i clienti istituzionali continueranno a sfruttare questo tipo di opportunità”, aggiunge Colombo.
1/4Anche Paolo Rizzuti, responsabile Private Markets e Stable Agreements Area Wealth Management, Credem sostiene che i private markets consentano "una diversificazione strategica significativa e il private markets secondario presenta ulteriori vantaggi: duration più brevi, rapidi ritorni sul capitale, valutazioni spesso a sconto, rischio ‘blind pool’ fortemente ridotto. Si tratta di caratteristiche di notevole interesse per talune classi di investitori. Naturalmente vi sono anche elementi di rischio di cui tenere conto. I criteri contabili alla base del repricing di questi strumenti sono spesso diversi e il loro valore soggetto ad importanti fluttuazioni. La scelta di un singolo fondo di secondario rispetto a scelte di primario deve essere valutata in un’ottica di portafoglio, mettendo a confronto aspetti come la liquidità o la competitività in termini di ritorni e le preferenze temporali dell’investitore. Detto questo, riteniamo sia uno strumento che possa apportare grande diversificazione e performance in un portafoglio di private markets. Il fatto stesso che questi fondi apportino liquidità a strumenti illiquidi per definizione crea le premesse per una maturità dell’asset class e ne accresce l’attrattiva per gli investitori, senza volerne snaturarne le caratteristiche".
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Investire in private equity secondario permette agli investitori di beneficiare dell'esperienza e della competenza dei gestori di fondi già attivi nel settore. Questi gestori hanno spesso un track record di successo nella selezione e nella gestione di imprese private, il che può aumentare le probabilità di ottenere rendimenti positivi. “La nostra strategia per generare liquidità attraverso il private equity secondario può essere riassunta in cinque fasi”, commenta Tanja von-Ehrlich, head of Wholesale UBS Asset Management Real Estate & Private Markets. “La prima - aggiunge - riguarda la corrispondenza tra investitori in entrata e in uscita. Il secondo passo è l’utilizzo di alcune delle distribuzioni del portafoglio, che in condizioni di mercato normali è pari a circa il 20% l'anno. Anche quando si effettua uno stress test su un portafoglio di questo tipo, ad esempio in caso di crisi finanziaria, si ottiene comunque un valore pari al 13%, che può essere utilizzato per finanziare il portafoglio o le richieste di riscatto. Il terzo passo, per me molto significativo, riguarda la liquidità dello stato patrimoniale del fondo. In generale, la nostra asset allocation è intrinsecamente più liquida rispetto a fondi concorrenti, motivo per cui possiamo permetterci di detenere una posizione di liquidità inferiore. La liquidità ci consente di utilizzare una linea di credito per il portafoglio: non l'abbiamo ancora fatto, ma è possibile. Il quinto passo riguarda, infine, la vendita di asset, un processo che attuiamo anche nelle normali fasi di gestione del portafoglio, ad esempio quando riteniamo che vi sia valore altrove. L'insieme di queste cinque fasi ci permette di generare liquidità: il 5% per asset class per trimestre, ovvero il 20% all'anno”.
3/4La valutazione accurata dei fondi di private equity secondario è essenziale per mitigare i rischi. Gli investitori devono condurre un'approfondita due diligence sui fondi target, valutando la qualità del portafoglio di investimenti, la solidità finanziaria delle imprese partecipate e le previsioni di crescita. “Vi sono diversi strumenti all’interno dei private markets che riteniamo interessanti”, sottolinea Luigi Capezzone, responsabile strategie di investimento e dei prodotti di risparmio gestito Banca Generali. “Nel private equity, ad esempio, in questo contesto di mercato soprattutto secondario e co-investimenti, che abbiamo l’opportunità di offrire ai nostri clienti private attraverso un veicolo che replica l’allocazione di portafoglio delle compagnie assicurative del gruppo. La quota di investimenti in secondario, in particolare, rappresenterà più del 50% dell’allocazione perché riteniamo che vi siano buone opportunità anche grazie l’effetto denominatore che sta spingendo alcuni istituzionali a liquidare le loro posizioni. Per quanto riguarda il credito privato, riteniamo il momento non sia mai stato così favorevole come in questa fase. Vedremo per altri asset come il real estate e le infrastrutture se il trend nel secondario seguirà la strada tracciata dal private equity. Siamo ancora agli inizi, ma intravediamo diverse opportunità”, conclude Capezzone.
4/4Nelle attuali coordinate di mercato, possono avere senso strategie che prevedono un’uscita più flessibile dagli investimenti nei private markets, come il mercato secondario. A livello mondiale il mercato del private equity secondario, in particolare, si attesta a una valutazione di 130 miliardi di dollari in termini di volumi. Secondo una recente analisi di Preqin nel corso del 2021 le masse gestite dai fondi di private equity secondario hanno toccato quota 400 miliardi di dollari, rappresentando il 6% del mercato globale del private equity. Tra i motivi principali, vi è l’interesse sempre più acceso da parte di fondi pensione, casse di previdenza e i family office. Questi investimenti offrono la possibilità di diversificare il proprio portafoglio, poiché possono accedere a una vasta gamma di fondi e strategie di investimento senza dover impegnare somme ingenti. Inoltre, gli investitori in fondi di private equity tradizionali spesso devono attendere molti anni prima di vedere un ritorno, mentre il mercato secondario può offrire maggiore liquidità, poiché coinvolge la compravendita di quote di fondi già esistenti. Si tratta di un’asset class ancora poco conosciuta tra il pubblico retali, per diverse ragioni, ma che sta trovando spazio tra i portafogli istituzionali. Se ne è discusso nel dettaglio nella seconda parte della tavola rotonda dedicata al comparto del progetto Hub Alternative.
I commenti si riferiscono al contesto del 12 settembre 2023.