La finanza sostenibile sta diventando un pilastro chiave all’interno delle strategie di asset allocation a livello globale. L’ultimo report della Global Sustainable Investment Alliance evidenzia che nel 2022 gli investimenti sostenibili sono stati pari a 30.3000 miliardi di dollari. Cresce quindi la consapevolezza che considerare i fattori ESG nel processo di allocazione delle risorse può generare vantaggi sia per l’investitore che per il pianeta. Il Global Risks Report 2024 del World Economic Forum ha infatti inserito gli eventi meteorologici estremi al primo posto nella graduatoria dei rischi del prossimo decennio e la Banca mondiale ha avvertito che la perdita della biodiversità potrebbe comportare una contrazione del Pil globale fino a 2,7 trilioni di dollari entro il 2030. In questo contesto l’Europa si distingue sul fronte della regolamentazione e continua a lavorare a ritmo serrato per integrare la sostenibilità all’interno del quadro normativo e introdurre regole specifiche per la finanza sostenibile. Ne è un esempio la Tassonomia UE, con cui l’Unione europea ha istituito un sistema di classificazione comune per andare a definire quelle che sono le attività economiche sostenibili. Il tema è stato affrontato nel corso della seconda tappa del FundsPeople Selector Roadshow organizzato da FundsPeople che si è tenuto il 29 febbraio a Torino. In questa occasione gli esperti del settore si sono confrontati sulle proprie strategie, sulla regolamentazione attuale e su quelli che potrebbero essere i futuri passi in avanti.
Investimenti ESG, ancora passi da fare su regolamentazione
“Etica SGR è un investitore sostenibile da più di venti anni e la questione ambientale è sempre stata al centro delle nostre strategie”, dichiara Francesca Colombo, Head of ESG Analysis and Research Team di Etica SGR, riconoscendo che “clima e biodiversità sono temi molto attuali anche se complessi quando devono essere considerati in modo efficiente nelle scelte di investimento”. Fatta questa osservazione, l’esperta pone l’accento sull’importanza della biodiversità, evidenziando l’alta percezione dei rischi annessi nel lungo periodo (come cita l’ultimo Report del WEF) e anche che “secondo le stime della Banca mondiale la perdita della biodiversità potrebbe comportare una contrazione del Pil globale fino a 2,7 trilioni di dollari entro il 2030”. In questo contesto, quindi, “la finanza sostenibile assume un ruolo chiave”, prosegue Colombo, ricordando che ad oggi “è importante scegliere le società impegnate in modo credibile nella transizione”. Per quanto riguarda l’attuale normativa europea sulla sostenibilità, l’esperta cita il Regolamento Tassonomia definendolo “utile perché ha introdotto per la prima volta una classificazione delle attività che possono essere definite sostenibili dal punto di vista ambientale”.
1/7Andrea Daffara, senior fund selector di Banca Patrimoni Sella & C., afferma che “il tema della sostenibilità è stato e sicuramente continua a essere centrale nell’asset allocation strategica e tattica degli investitori, che devono essere sempre più consapevoli delle opportunità e dei rischi legati a questa tematica”. Sul fronte della normativa europea per la sostenibilità, prosegue l’esperto, “negli ultimi due anni c’è stata una produzione enorme di regolamentazioni, a volte di difficile comprensione o implementazione dal punto di vista operativo. In ogni caso, tutti questi sforzi stanno andando nella giusta direzione anche perché la normativa oggi si sta spostando verso un approccio un po’ più oggettivo, pragmatico, armonizzato e quindi più trasparente”. Daffara riporta l’introduzione del bilancio di sostenibilità per le grandi società quotate in borsa “che consente agli stakeholders, attraverso più chiavi di lettura, di arrivare a un giudizio oggettivo di qualità sulle scelte di investimento dell’azienda”.
2/7
Federico Mondonico, portfolio manager di BCC Risparmio & Previdenza, dichiara che “sul fronte della sostenibilità dal punto di vista normativo l’Europa è in una posizione di leadership tra i mercati sviluppati, anche perché incorpora Paesi come la Francia dove storicamente c’è sempre stata una forte sensibilità soprattutto nei confronti dell’ambiente”. Per l’esperto il Consiglio europeo ha compiuto “un altro passo molto importante a ottobre 2023 adottando il Regolamento sui Green bond” che stabilisce delle prescrizioni uniformi per gli emittenti di obbligazioni che vogliono avvalersi della denominazione di “obbligazione verde europea”. Mondonico ritiene quindi che sul fronte normativo la direzione sia quella giusta, anche se in un momento “come quello attuale, che è fondamentale dal punto di vista degli investimenti sostenibili, c’è bisogno di regolamenti chiari, con degli step ben delineati. Questo anche al fine di evitare l’insidioso tema del greenwashing”.
3/7Anche Carlo Vedani, AD e Gestore Patrimoniale di Alicanto Capital SGR, riconosce che sul fronte della sostenibilità “l’Europa è molto avanti rispetto al resto del mondo”. Tuttavia, l’esperto teme che il percorso intrapreso dall’UE anche tramite tutto l’assetto normativo “rischi di portare completamente fuori mercato l’economia europea. L’ex premier Mario Draghi ha detto che per realizzare le transizioni digital & green l’Europa avrà bisogno di investimenti importanti, quantificabili in 500 miliardi l’anno. Dove si troveranno queste risorse?”. Vedani evidenzia poi un altro punto di criticità, ovvero che il percorso tracciato dalla regolamentazione europea relativo alla sostenibilità “può essere attuato più semplicemente dalle società grandi e strutturate, mentre le aziende medio piccole si trovano ad affrontare più difficoltà. Così, in alcuni casi, tutto il tema della sostenibilità è vissuto quasi come un’imposizione”. Per l’esperto “occorre inoltre sottolineare l’impatto sociale, in termini di posti di lavoro, generato dalla ‘asimmetria normativa’ dell’Europa rispetto ad altre zone produttive del pianeta. Ci sono Paesi che non impongono, in alcuni casi, alcuna regola per il rispetto dell’ambiente, con evidente svantaggio per le aziende europee”.
4/7Riccardo Cavallero, responsabile advisory di Banca del Piemonte pensa che “per la sostenibilità, in ambito normativo, ci dovrebbe essere un criterio di proporzionalità che tenga conto delle dimensioni delle società”. Adeguarsi alla regolamentazione presente in campo ESG risulta più semplice per le aziende grandi, mentre per le piccole imprese è più complicato e talvolta, come spiega l’esperto, “quello che emerge è un senso di disagio”. Nell’ambito di questo ragionamento, Cavallero si domanda inoltre perché siano “le società a doversi occupare del compito di fornire i dati relativi alla sostenibilità. Mi chiedo perché noi come investitori non possiamo avere un certo numero di fornitori affidabili che si occupino di assegnare scoring ESG così come avviene ad esempio per il mercato obbligazionario. Se acquisto un bond tripla A non metto in dubbio la credibilità di quel rating”. Questo aspetto per l’esperto dovrebbe essere preso in considerazione dal momento che quando parliamo di ESG “stiamo parlando del futuro del mondo”.
5/7“Riscontriamo sicuramente una grande consapevolezza nel fatto di dover guardare ai risultati di investimento non solo da un punto di vista prettamente finanziario”, spiega Giulio Casuccio, portfolio manager di Fondaco SGR, evidenziando quindi la volontà degli investitori “di raggiungere i propri obiettivi avendo allo stesso tempo un impatto positivo sul tema della sostenibilità”. Tuttavia, l’esperto specifica che a volte la volontà di effettuare investimenti ESG “si scontra con le difficoltà relative al reperimento dei dati, all’omogeneità di questi ultimi e talvolta anche con il fatto di doversi affidare ancora inevitabilmente ad advisor esterni che in assoluta buona fede potrebbero avere una chiave di lettura che non è quella più adatta”. Nel complesso, sintetizza Casuccio, “attualmente bisogna fare ancora un grosso sforzo per andare a individuare di volta in volta sul mercato le soluzioni di investimento migliori”.
6/7In riferimento alla mancanza di omogeneità dei dati, Arianna Magni, head of Institutional and International Business Development di Etica SGR, apporta un esempio prendendo in considerazione il gruppo dei “Magnifici sette” che hanno guidato il rally di Wall Street nel 2023, ovvero Meta, Tesla, Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft e Nvidia. L’esperta spiega che “se si guarda alle analisi fatte dai principali data provider di ESG su queste sette società, si nota che vengono valutate a volte in modo molto diverso. Da questo si evince che non c’è un consensus uniforme sulla sostenibilità di queste aziende”. Nel complesso, prosegue Magni, “questo è un tema davvero rilevante poiché, essendoci notevoli differenze nelle metodologie e nelle risultanze, per andare a comparare diverse società sul fronte della sostenibilità è necessario approfondire bene le differenti valutazioni”.
7/7