Il 2025 potrebbe essere l’anno delle small cap, favorite da un contesto di tassi bassi e dal focus sulle economie domestiche. Il parere degli esperti riuniti per la terza parte della tavola rotonda di FundsPeople.
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Il 2025 potrebbe essere l’anno delle small cap, favorite da un contesto di tassi bassi e dal focus sulle economie domestiche. Il parere degli esperti riuniti per la terza parte della tavola rotonda di FundsPeople.
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C’è un clima di ottimismo tra le piccole e medie imprese. In Europa, l’indice SME Business Climate, che misura la salute dei business delle PMI, è tornato per la prima volta a salire dalla primavera del 2022, raggiungendo in autunno 2024 i 72.7 punti: un valore al di sopra della soglia dei 70 punti che segnala il livello recessivo. Negli Stati Uniti, le politiche annunciate dall’Amministrazione Trump potrebbero favorire proprio le small e mid cap, meno esposte ai commerci internazionali rispetto alle grandi aziende. Qui, stando alle ultime rilevazioni del Wsj/Vistage Small Business ceo Confidence Index, che misura la fiducia dei dirigenti delle piccole imprese, il 54% dei ceo ritiene che l’economia americana migliorerà nei prossimi 12 mesi, e il 58% prevede di assumere nuovi dipendenti nel corso dell’anno. Il 39% si aspetta di aumentare gli investimenti fissi e il 76% attende un aumento del fatturato nel corso del 2025. E se è vero che negli ultimi cinque anni l’S&P 500 ha superato il Russell 2000 di quasi il 50% in termini di rendimento totale, la disparità di performance si spiega in gran parte con il peso delle Magnificent 7 e del settore tech in generale, che hanno trainato i rendimenti delle large cap. Le opportunità di investimento in small cap sono state al centro della discussione tra gli esperti nella terza parte della tavola rotonda di FundsPeople.
I commenti si riferiscono al contesto del 10 dicembre 2024.
Le politiche di Trump, incentrate sull’economia domestica e sugli investimenti infrastrutturali, potrebbero favorire le small cap rispetto alle mega cap, più esposte ai fattori commerciali. Un fattore che si riflette già, parzialmente, nelle valutazioni azionarie. “Tuttavia il loro andamento futuro dipenderà dalle decisioni della Fed sui tassi di interesse: se dovessimo assistere a una politica monetaria più neutrale o espansiva le small cap potrebbero beneficiare di una ripresa, mentre tassi elevati prolungati rischierebbero di penalizzarle ulteriormente”, commenta Massimo Ricatti, portfolio manager Team multimanager, BCC Risparmio&Previdenza. Dal punto di vista degli utili, gli anni passati hanno segnato performance deludenti per le small cap rispetto al predominante settore tecnologico. “Per il 2025 ci si attende un recupero, con un mercato più ampio e meno concentrato sulle mega cap. Vediamo però ancora le small cap come una scommessa tattica e non prevediamo un posizionamento strategico nei portafogli”. Anche i costi di finanziamento più bassi potrebbero supportarne la crescita, agevolando progetti legati alla transizione energetica, ostacolati finora dalle difficoltà di implementazione.
1/4Le small cap hanno registrato una performance interessante tra giugno e luglio 2024, favorita dal cambio nelle probabilità di vittoria di Donald Trump. “Tuttavia, il Russell 2000 resta un indice di bassa qualità, con molte aziende altamente indebitate”, nota Fabio Mori, team Multimanager investments, Eurizon. Il Russell 2000, nota l’esperto, viene spesso utilizzato nei portafogli multi-asset come copertura cross-asset delle posizioni in obbligazioni high yield, e questo lo rende particolarmente vulnerabile nelle fasi di risk-off dei mercati. “Abbiamo adottato una view positiva sulle small cap già prima delle elezioni, beneficiando del rialzo, ma riteniamo più interessante lo S&P MidCap 400, caratterizzato da una qualità complessiva superiore”, è l’indicazione di Mori. Se i tassi d’interesse non dovessero scendere, inoltre, le small cap più indebitate potrebbero incontrare difficoltà. “Per questo motivo - conclude - preferiamo un approccio tattico e selettivo, puntando su gestori capaci di individuare opportunità di valore all’interno di un universo di titoli eterogeneo e spesso di qualità discutibile”.
2/4Un ambiente macro favorevole, tassi d’interesse in calo e una crescita stabile offrono un contesto positivo per le small cap. Sono questi i fattori principali che motivano un posizionamento costruttivo sull’asset class secondo Emanuele Negro, executive director, Goldman Sachs Asset Management. “Essendo un’asset class più sensibile al ciclo economico e con un beta più elevato, le small cap offrono opportunità, soprattutto come allocazione satellite, con una funzione sia tattica che in alcuni casi strategica”, afferma Negro. L’universo di investimento è vasto e meno seguito rispetto alle large cap, con inefficienze di mercato e una minore copertura da parte degli analisti che celano opportunità di alpha. “Proprio per questo motivo - commenta il responsabile - riteniamo che un approccio quantitativo integrato con una gestione attiva possa offrire un vantaggio competitivo, consentendo di assorbire e analizzare in modo efficiente un’enorme mole di dati”. Innovazione e dinamismo sono caratteristiche proprie delle società più piccole, e spesso determinano potenziali acquisizioni da parte di società più grandi. Nell’analisi di Negro, quindi, “la combinazione di crescita, innovazione e minor copertura analitica rende il segmento delle small cap interessante per chi cerca migliori opportunità di investimento e un ampio potenziale di alpha”.
3/4Tra le piccole e le medie imprese statunitensi, meglio puntare su queste ultime, almeno nel breve periodo. È il parere di Roberta Rudelli, head of Fund selection, Unicredit. Che chiarisce così il posizionamento corrente: “Nelle gestioni patrimoniali abbiamo recentemente inserito una posizione tattica sulle mid cap americane, privilegiando un’esposizione più bilanciata rispetto alle small cap, che percepiamo ancora come più volatili e incerte”. Una scelta fuori benchmark, orientata a un orizzonte di breve termine, in attesa di conferme sulla rotazione in atto nei mercati. “Diversamente nel mondo della consulenza, preferiamo raccomandare soluzioni più diversificate e bilanciate, evitando uno stile di investimento eccessivamente sbilanciato verso il ‘growth’ o il ‘value’”, commenta Rudelli. Un approccio bilanciato, quindi, per consentire al gestore di mantenere la flessibilità nell’allocazione di portafoglio e di adattare rapidamente le posizioni in base all’evoluzione del mercato. “Pur notando un crescente interesse da parte di alcuni clienti per le soluzioni small cap americane, per il momento, preferiamo mantenere un’impostazione prudente in attesa di segnali di conferma che il trend sia solido e non solo di brevissimo termine”, conclude la responsabile.
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