“Un Paese che negli anni è riuscito a conservare e consolidare il proprio mercato istituzionale, resistendo a scenari avversi e raggiungendo una dimensione ormai piuttosto rilevante anche nel confronto internazionale”. È il ritratto tracciato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali in occasione della presentazione dell’Undicesimo Report sugli investitori istituzionali italiani, che si è tenuta ieri, 4 settembre, presso Palazzo Mezzanotte a Milano. E il riferimento, concreto, va alla ripresa dopo il calo che ha attraversato il settore (e i mercati in generale) nel 2022, con numeri in riduzione nei 12 mesi “neri” per la finanza italiana e internazionale che vedono una rimonta nel 2023 a quota 993 miliardi di euro. Nel 2024? “Sfonderemo il tetto dei mille miliardi di patrimonio complessivo”, afferma Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali nel commentare le prime evidenze riferibili ai 12 mesi precedenti. Una quota che incide per il 48% sul PIL italiano, tuttavia, sottolinea Brambilla, se si guarda alla sola previdenza complementare lo stesso rapporto “è di poco superiore all’11%, quando in molti altri Paesi supera il 50%, risulta evidente come il nostro sia un mercato già molto interessante, ma con alte potenzialità di sviluppo, soprattutto se verranno implementate le necessarie riforme in termini di fondo di garanzia per le microimprese e le PMI (eliminato dal Governo Prodi/Damiano nel 2007) e la revisione fiscale prevista nella delega”. Il report infatti analizza da un lato quello che chiama “welfare contrattuale e fondazionale” che (con un patrimonio che nel 2023 sfiora i 296 miliardi contro i quasi 143 miliardi del 2007), comprende fondi negoziali e preesistenti, casse privatizzate, fondazioni di origine bancaria e fondi sanitari integrativi (nel complesso, in questo caso, l’incidenza sul PIL è pari al 14,2%); e il “welfare privato”, ossia compagnie di assicurazione (Vita, Rami I, IV e V) fondi aperti e PIP.
I numeri
Nel dettaglio l’analisi di Itinerari Previdenziali censisce 300 player istituzionali operativi a fine 2023 (30 in meno rispetto all’anno precedente). Questi si suddividono tra 86 Fondazioni di origine Bancaria, 20 Casse Professionali Privatizzate, 33fondi negoziali e 161 fondi preesistenti, cui si aggiungono poi Casse e fondi di assistenza sanitaria integrativa, 324 secondo gli ultimi dati ufficiali del ministero della Salute (fermi al 2022). Nel settore privato, oltre alle Compagnie di Assicurazione, sono operativi 40 fondi pensione aperti e 68 PIP “nuovi” per un totale di 108 soggetti, numero invariato rispetto all’anno precedente ma in netta riduzione rispetto ai 135 del 2012. Dei 68 PIP, 36 sono chiusi al collocamento.
Rendimenti
Sono i rendimenti a dare conto della ripresa, dal momento che, come riportato dagli analisti, nel 2023 gli investitori hanno registrato in media risultati positivi, “sia per le linee a maggiore contenuto azionario sia per quelle che investono maggiormente in titoli di Stato e altri titoli di debito, recuperando gran parte delle perdite dell’anno precedente”.
Il risultato più interessante è stato quello di PIP – Unit Linked e fondi aperti, che hanno segnato performance rispettivamente pari a 8,4% (-11,5% nel 2022) e 7,9% (-10,7% nel 2022) seguiti dai fondi negoziali con il 6,7% (-9,8% nel 2022) e dai fondi preesistenti con il 4,4 per cento. Stabili le gestioni separate (1,3%) e le Fondazioni di origine Bancaria (+4,9%). “Valutando la redditività su orizzonti temporali più coerenti con il risparmio previdenziale – precisa Brambilla – emerge come la buona diversificazione degli investimenti abbia consentito di mantenere un vantaggio nella media a dieci anni sia per i rendimenti composti sia per quelli cumulati, su inflazione e media quinquennale del PIL, pareggiando il rendimento del TFR”. Anche il 2024 conferma l’andamento positivo, in particolare, sottolineano dall’ufficio studi, le gestioni con una maggiore esposizione azionaria, per cui nei primi sei mesi di quest’anno i fondi negoziali registrano già un +2,9%, i fondi aperti + 3,6%, e i PIP di ramo III +6,3% per cento.
Volatilità al centro della riflessione
Questi numeri, tuttavia, si inseriscono in una profonda riflessione del sistema previdenziale al suo interno. “Noi manteniamo un approccio costruttivo perché il nostro orizzonte è di lungo periodo ma nel breve ci aspettiamo molta volatilità e un possibile consolidamento dei mercati dopo la traiettoria di questo periodo”, commenta Laura Rizzi, responsabile mercati e attivi assicurativi Mediolanum Vita. “Lo scenario di volatilità ci ha abituati a un mondo e dei mercati più complessi rispetto al passato, da qui anche una maggiore complessità nelle valutazioni della nostra asset allocation strategica”, è il commento di Marco Barlafante, direttore generale Preaver, riportando come, proprio a fronte di questa complessità, il fondo abbia allo studio un modello di investimento negli illiquidi, con una struttura “di full multi asset”, “uno strumento – afferma – di incarico a gestione diretta dove gli alternativi sono tra le asset class presenti nell’incarico generalista stesso”. L’interesse per gli alternativi è confermato dai dati di Itinerari Previdenziali, da cui emerge un aumento degli investimenti in economia reale nazionale, con una conferma delle Fondazioni di origine Bancaria come “i maggiori investitori nell’economia domestica, con il 43% del patrimonio investito, seppur sostenuto da un’esposizione nella banca conferitaria pari al 23,84%; seguono le Casse Privatizzate dei liberi professionisti, con il 17% circa, mentre si conferma modesta la quota investita nel Paese da parte di fondi pensione negoziali e preesistenti, che si fermano rispettivamente al 5,17% e al 2,9% del patrimonio”.
Resta alta l’attenzione sugli illiquidi
Anche alla luce di questi dati, Francesco Ceci, CIO Fondazione Cariplo, rimarca anche il ruolo delle fondazioni come investitori di lungo periodo (“e perciò, necessariamente, ottimisti”) per cui la volatilità è sì, da misurare (e per fare questo la Fondazione ha predisposto un meccanismo di analisi di stress) ma “ci dobbiamo preoccupare di avere investimenti che generino cassa nel medio e lungo periodo”. Da qui l’utilizzo di due leve principali nella gestione: la diversificazione, “abbiamo circa il 10-11% in private asset ma in quattro anni vogliamo superare il 20% nelle varie asset class”, e la liquidità.
Rispondere alle sfide di un mercato complesso
Tuttavia rispondere alla sfida di un mercato complesso è importante anche lato investimenti liquidi da qui la scelta di Previp, in fase di destinazione del mandato, “di allocare ciascuno dei quatto comparti a due gestori diversi per permettere un tracking error sufficientemente elevato per consentire una gestione attiva dei comparti stessi”, afferma Roberto Bottoli, responsabile finanza del fondo. L’approccio di Enpacl, è “lavorare con l’intento di sfruttare le fasi contingenti per rivedere le nostre strategie”, è il commento di Gianni Golinelli, responsabile direzione finanza indicando come a oggi siano composte “di un 30% di obbligazionario, 10% di liquidità e un 24-25% di esposizione equity su cui interverremo prudenzialmente in vista del 2025”. Torna qui il ruolo degli istituzionali nel supporto all’economia reale: “La restante quota del 33%, obiettivo di esposizione non liquida è dato dal fatto che crediamo al nostro ruolo di supporto all’economia reale e all’agevolazione del trattamento finanziario delle categorie più deboli”, conclude Golinelli.