Italia, Spagna e Portogallo: tre mercati a confronto

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Funds People

Negli ultimi anni l’industria del risparmio gestito si è trovata a far fronte a una serie di cambiamenti di mercato e di natura strutturale e normativa. In virtù di questo, Funds People ha riunito tre responsabili di asset manager operanti in Italia, Spagna e Portogallo per discutere dei principali cambiamenti che stanno interessando il settore del risparmio gestito, evidenziando i punti comuni e le differenze tra i Paesi dell’universo Funds People. Per l’Italia, Luca Gabriele Trabattoni, country head Italy e Mediterranean Countries di Union Bancaire Privée (UBP), per la Spagna, Mariano Arenillas, country head Iberia di Deutsche Bank Asset Management, e per il Portogallo, Vasco Nuno Jesus, country head Portugal di MCH Investment.

A poco meno di due mesi dall’entrata in vigore di MiFID II, per gli operatori è fondamentale valutare quali saranno gli impatti della nuova normativa sul proprio modello di business o mercato di riferimento. Per Mariano Arenillas, “MiFID II rappresenta una sfida importante per l’industria del risparmio gestito, anche se ad oggi l’impatto è ancora limitato. Sarà interessante osservare se le novità introdotte dalla direttiva porteranno a grandi cambiamenti oppure se assisteremo solamente a un rafforzamento delle procedure da implementare al fine di offrire prodotti in linea con le esigenze della clientela”. Concorda Luca Gabriele Trabattoni, che vede in MiFID II un’opportunità per il mercato italiano dominato dalla distribuzione. 

“È importante affrontare attivamente questa sfida, non solo cercando di adattarsi alle nuove regole, procedure e al nuovo target market, ma provando anche a capire come si evolverà il mercato. Assisteremo a una trasformazione, come è avvenuto con MiFID I. Anche se il nostro è un modello più B2B, è fondamentale capire come cambierà il modello B2B2C ed essere pronti a coglierne le opportunità”, afferma il manager italiano. Secondo Nuno Jesus, la trasparenza sui costi creerà pressioni sui margini e sarà interessante vedere se e come le banche riusciranno a sopravvivere in questo contesto. “In Portogallo gli istituti finanziari stanno già aumentando le commissioni per far fronte a questa dinamica”, spiega l’esperto. Inoltre, il rischio di una compressione dei margini per effetto della riduzione delle commissioni e dell’aumento dei costi di compliance renderà necessario far leva sulle economie di scala. “Questo porterà a un maggiore consolidamento del settore in futuro. Stiamo parlando di uno ‘scale business’ dove risulta molto difficile ridurre ulteriormente le commissioni”, spiega il manager spagnolo. 

Trabattoni precisa, poi, che “per gli asset manager con AuM inferiori ai 300 miliardi di euro sarà più facile controllare i costi e adattarsi alle nuove dinamiche” mentre per quelli che hanno masse comprese tra i 300 e i 700 miliardi è probabile aspettarsi delle fusioni per ragioni di redditività.

La gestione passiva

Negli ultimi anni la crescita della gestione passiva è stata favorita da fattori come la maggiore trasparenza, la facilità di accesso ai mercati, la possibilità di migliorare la liquidità del portafoglio e di utilizzare gli ETF per costruire un’asset allocation ottimale. Per Nuno Jesus la gestione passiva rappresenta un’opportunità in quanto ci sarà uno split sul mercato: da una parte i fondi con tracking error inferiore a 2-3%, dall’altra quelli con tracking error maggiore di 3%. 

“Noi ci collochiamo nella parte dei fondi aventi tracking error compreso tra 4 e 6. In ogni caso, quando il mercato tornerà ad essere guidato dai fondamentali, la gestione attiva sovraperformerà quella passiva”. Trabattoni individua tra i principali motivi dell’auge della gestione passiva anche le politiche monetarie che hanno favorito mercati con una forte direzionalità e l’eccesso di liquidità. “Bisognerà fare attenzione quando il mercato non sarà più sostenuto da questi due fattori. Potremo assistere a deflussi sugli ETF”. Per Arenillas non deve esserci una guerra tra passive e active investment; la soluzione è piuttosto la combinazione di entrambe le strategie. “L’incremento della gestione passiva è attribuibile principalmente alla domanda degli investitori. Per noi è fondamentale offrire soluzioni che rispondano alle necessità della clientela”, conclude il manager.

Mercati a confronto

Nell’ultima parte dell’incontro Funds People si è voluta soffermare sulle caratteristiche dei singoli mercati. Trabattoni ha evidenziato le peculiarità dell’industria italiana del risparmio gestito, dominata da tre segmenti di clientela: istituzionali, wholesale e mercato della distribuzione. “MiFID II non avrà un grande impatto sui clienti istituzionali, mentre è destinata a sostenere la crescita del segmento wholesale, che trarrà beneficio dalle novità introdotte dalla normativa. Il mercato della distribuzione, essendo il segmento più aperto alle third parties, è quello maggiormente interessato da MiFID II e quello che cambierà in modo più importante”, sostiene Trabattoni. 

Arenillas individua nell’efficienza e nell’architettura aperta i maggiori punti di forza del mercato spagnolo. “È un mercato molto competitivo, dominato da banche con operatività internazionale che esportano il loro modello di business all’estero. Negli ultimi mesi, le banche stanno chiedendo agli asset manager di ridurre i costi. Temo che il mercato continui a focalizzarsi solo su questo aspetto e perda di vista la qualità del servizio”. Per Nuno Jesus, la conoscenza complessiva è l’elemento cruciale del mercato portoghese, anche se la sua ampiezza è al tempo stesso un limite. Sul mercato portoghese, a differenza di quelli consolidati e più maturi, la quota di fondi internazionali è meno rilevante. 

Inoltre, secondo il manager portoghese, le piccole dimensioni, l’eccesso di burocrazia, così come uno stile di gestione con basso tracking error, rappresentano i principali limiti del mercato. I tre esperti sono totalmente d’accordo su un aspetto del proprio lavoro: il privilegio di poter incontrare e condividere idee con persone interessanti.