Guido Brera, responsabile investimenti e cofondatore, Kairos Partners SGR
Il principio base lo abbiamo scritto sulle porte: essere innanzitutto cliente della società in cui operi”. Perfino lui, Guido Brera, responsabile Investimenti e cofondatore di Kairos, con anni di esperienza alle spalle tra Londra e Milano, confessa, a volte, di mettersi nei panni dell’investitore. Anche quando ha deciso di prendere in mano carta e penna e scrivere il suo primo bestseller, I diavoli, edito da Rizzoli.
D’altronde la società che gestisce 8 miliardi di masse e 20 fondi, si contraddistingue per l’indipendenza e la correttezza nei confronti dei clienti. “Non ci piacciono le mode del momento. I nostri fondi esistono fin dalla fondazione e migliorano con le annate, come un buon vino”. Kairos, ripete Guido Brera, non ha paura degli errori, né di fronte alle avversità né alle crisi finanziarie, come quella di Lehman Brothers. “Una pesta manzoniana che ha spazzato via tutto”, dice il manager. “Abbiamo sofferto molto, anche perché siamo stati tra i pochi a pagare tutto ai clienti che volevano uscirne. Poi, però, siamo rifioriti più forti di prima. Oggi la società è ai massimi storici a livello europeo in termini di raccolta, performance e rating”.
La strada che paga
La firma ha sempre scommesso sulla sua storia e la sua reputation: una luxury del risparmio che punta sulla consistency. “Il settore è più competitivo. Rivedo malesseri simili al periodo di Lehman ma rimaniamo saldi sui nostri principi: i nostri fondi sono semplici, trasparenti, liquidabili. Quella è la strada che paga. Poi bisogna saper usare le armi giuste al momento giusto. Al gestore servono la bravura del trader, la razionalità dell’analista e il buon senso del padre di famiglia. Ma soprattutto avere un ampio raggio, guardarsi attorno, uscire dall’ufficio e osservare il mercato dal di fuori”.
E oggi, ad esempio, per Giudo Brera è tempo di investire sull’azionario europeo, piuttosto che sui bond. “Sul mercato non esiste un paesaggio sereno, ma soltanto tratti di sole. L’Europa, ma anche l’Italia, vive il suo momento di luce anche grazie ad una serie di circostante favorevoli”.
Una tra tutte il Quantitative easing lanciato da Mario Draghi. “Draghi non è solo il governatore della BCE, ma anche un politico accorto. Ha avuto la tempra, tra mille difficoltà, di mettere d’accordo i Paesi europei e ristabilire una simmetria tra i Paesi creditori e debitori dell’Eurozona. Il QE era però anche un atto dovuto, dopo simili politiche in Giappone e in America. Adesso bisogna stare attenti: non è uno strumento che può aiutare i mercati, ha un effetto dopante, ma c’è anche il rischio di creare delle bolle finanziarie”.