L'approccio 'set and forget' continuerà a funzionare?

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L’asset allocation si basa su una stima attiva del rendimento probabile di diverse asset class e della correlazione dei prezzi degli attivi nel lungo periodo (per l’asset allocation strategica) o nel brevemedio periodo (per l’asset allocation tattica). La strategia di asset allocation 'set and forget' (utilizzando un mix tipico di azioni e obbligazioni in rapporto di 60/40) si è rivelata efficace negli ultimi 35 anni, ma continuerà a esserlo anche in futuro? A dare una risposta a questo interrogativo ci pensa Alessandro Aspesi, country head Italy di Columbia Threadneedle Investments.

"Negli ultimi 35 anni le azioni hanno offerto ottimi rendimenti e i portafogli comprendenti titoli di Stato core e azioni si sono rivelati estremamente efficienti, giacché i rendimenti obbligazionari a lungo termine sono costantemente scesi, passando dal 14% circa nel 1981 al 2-3% all’inizio di quest’anno. Negli ultimi tre-quattro decenni, una ripartizione tipica del 60/40 tra azioni e obbligazioni ha esibito la stessa volatilità di un portafoglio composto al 100% da obbligazioni, offrendo tuttavia un rendimento maggiore. Tuttavia, se i rendimenti obbligazionari bassi si sono dimostrati un buon indicatore dei rendimenti a medio termine, perché l’approccio 'set and forget' 60/40 continui a funzionare è necessario che il rally del mercato obbligazionario prosegua".

Ma per il manager, "questo è improbabile, poiché tale rally è stato in larga parte il risultato della globalizzazione e dei suoi effetti sulla forza lavoro globale, con i lavoratori dei mercati emergenti (in particolare della Cina) che sono andati a ingrossare le fila della manodopera mondiale in concomitanza con la diminuzione della popolazione attiva in Occidente. Questi sviluppi hanno determinato una flessione dei tassi d’interesse e quindi dei rendimenti obbligazionari, spianando la strada a una politica monetaria più accomodante e al quantitative easing".

Un asset allocation dinamica per un approccio più vantaggioso
"Ora che gli investitori non possono più fare affidamento sull’asset allocation strategica tradizionale, è probabile che l’asset allocation dinamica, particolarmente utile per sfruttare i movimenti di mercato a più breve termine, rappresenti un approccio più vantaggioso per i fondi growth diversificati", spiega Aspesi. L’esposizione alle diverse asset class può essere modificata al fine di assumere posizionamenti in mercati appetibili o evitare di esporsi a mercati poco interessanti, a seconda delle condizioni economiche e delle valutazioni del mercato.

"Un approccio dinamico non può tuttavia essere perseguito passivamente. In tempi d’incertezza e di elevata volatilità sui mercati finanziari, la gestione del rischio è cruciale per garantire il successo degli investimenti". Inoltre, negli ultimi 16 anni il divario tra i rendimenti della migliore e della peggiore asset class ha esibito forti oscillazioni, a testimonianza di quanto sia arduo per gli investitori scegliere le singole classi di attività (figura 1). Nel 2015 le azioni giapponesi si sono ad esempio apprezzate del 22%, mentre le materie prime sono arretrate del 16%.