L’errore di politica monetaria della Fed potrebbe essere un vantaggio per l’Europa

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Il gestore Enrico Vaccari, fundmanager di Consultinvest AM SGR, si dice positivo sui listini azionari di Europa e Giappone, sul dollaro e anche sul credito. Mentre Cina e petrolio servono a distrarre dalle mosse della Fed, in Europa si sta assistendo a un processo di consolidamento del sistema bancario. Ecco come ribilanciare quindi il portafoglio.

All’ordine del giorno il dibattito sulla bad bank e sulle garanzie pubbliche da associare a eventuali cartolarizzazioni di crediti in sofferenza è caldissimo. Il governo è impegnato a lavorare anche sul fronte legislativo per accelerare i tempi di recupero di quelle stesse sofferenze e soprattutto per evitare che crediti deteriorati ancora non in sofferenza si trasformino in non performing loans. Cosa sta succedendo?
La verità è che a livello europeo si sta assistendo a un processo di concentrazione del sistema finanziario e l’Italia, in particolare, è presa di mira. Quindi è questo un momento di grande trasformazione e molto caldo che porterà probabilmente a un accorciamento della catena. Credo, del resto, che il governatore della BCE, Mario Draghi, abbia in mente questo: di ridurre il numero delle banche in circolazione, arrivando a una cinquantina, realtà solide e grandi, redditizie e patrimonializzate. Questo processo di M&A dovrebbe quindi portare alla creazione di grandi soggetti. E la domanda è: potrebbe quindi passare da qui il grande progetto degli Stati Uniti d’Europa?

Come muoversi in questa fase?
In uno scenario incerto come questo, l’investitore deve avere un approccio molto selettivo in termini di asset class e strategie di investimento, mantenere la calma ed andare avanti, senza farsi condizionare dalle oscillazioni a breve. 

Sono mesi ormai che a dominare è la volatilità. Intanto sono arrivati segnali preoccupanti sul rallentamento della Cina e non solo. Cosa ne pensa?
La Cina sta attraversando una profonda trasformazione, passando da un’economia trainata dagli investimenti a una guidata dai consumi. Questo processo provoca forti tensioni anche sul mercato azionario. Ma resta un Paese dove il PIL è cresciuto del 6,9% lo scorso anno e nel 2016 dovrebbe attestarsi intorno al 6,4%. Governo e autorità monetarie guidano questa transizione e hanno ancora margini di manovra. A preoccupare di più, a mio avviso, sono gli USA dove l’economia è abbastanza piatta e siamo in pieno anno elettorale. Cina e petrolio distraggono dal problema vero che è la Fed. Quello di alzare i tassi a dicembre è stato probabilmente un errore di politica monetaria. I mercati ora hanno messo la Fed on hold e stanno a guardare le sue prossime mosse. 

Sul fronte delle valute?
Sono positivo sul dollaro. Nel futuro non sarà tanto la Fed ad alzare i tassi quanto la BCE ad abbassare e di molto. L’euro a quel punto si indebolirà moltissimo e per noi sarà positivo perché la ripresa di un Paese di basa su un cambio debole. L’effetto export sulla valuta è enorme. A questo punto, con un vantaggio sul cambio e un po’ di ripresa economica, l’Europa potrebbe essere il posto migliore dove essere investiti. L’errore di politica monetaria USA potrebbe quindi rivelarsi un vantaggio per noi. 

Qual è la sua impostazione sui mercati?
È bene essere cauti ma mantengo quindi una preferenza per i listini europei come ho detto prima perchè offrono una migliore combinazione rischio rendimento rispetto agli USA. Guardando ai fondamentali, i titoli europei sono scambiati con multipli attesi più interessanti, alla luce di un aumento medio stimato degli utili per azione tra il 6 e il 10%. La stagione è appena iniziata e gli utili sono migliori delle aspettative. Anche il Giappone è interessante. Entrambi i Paesi sono ancora ben lontani dai massimi.  

Nel settore obbligazionario?
Gli spread si restringeranno ancora, il bund che aveva effetto rifugio comincerà a rivedere una risalita del rendimento. A quel punto non sarà il BTP che sale ma il bund che scende. Il credito potrebbe migliorare perché la BCE potrebbe allargare le maglie dei titoli acquistabili. Così high yield e investment grade potrebbero rivelarsi più interessanti. Il merito creditizio in Europa, inoltre, è migliore di quello in USA.