C’è chi pensa che i fondi multiasset debbano fare ancora tanta strada e chi invece crede che di progressi se ne siano già fatti tanti. Ecco la view di tre fund selector italiani.
C’è chi pensa che i fondi multiasset debbano fare ancora tanta strada e chi invece crede che di progressi se ne siano già fatti tanti, ma rimangono comunque alcuni aspetti su cui lavorare. È questa la principale view dei fund selector che hanno partecipato alla tavola rotonda sui prodotti multiasset.
I fondi multiasset rientrano tra le tipologie di prodotto più sfidanti e complicate, caratterizzati infatti da una forte delega di asset allocation con il mandato, in media, di generare rendimenti total return. “Ormai manca il valore aggiunto che è sempre stato dato dal fixed income in questa categoria di fondi. Con i rendimenti negativi si devono inventare nuovi approcci”, commenta Massimo Siletti, gestore responsabile del fondo multi-asset Alpi Multi-strategy e responsabile delle gestioni patrimoniali di Alicanto Capital SGR. Il gestore sostiene infatti che l’evoluzione dei fondi multiasset sia ancora agli inizi. “L’innovazione manca soprattutto nelle grandi case, che mostrano ancora poca decorrelazione. Le boutique di investimento invece hanno meno da perdere e ciò le spinge verso una maggiore ricerca innovativa”, commenta Siletti. “ Sicuramente il loro vantaggio è essere più snelli”, aggunge.
D’altro canto Valerio Sullo, membro dell’area Asset Management di Cassa Lombarda ritiene che il percorso evolutivo dei multiasset si sia arrestato. “Abbiamo assistito sicuramente ad una sofisticazione e un miglioramento in termini di metodologie e processi di investimento. Molti fondi infatti oggi sono gestiti secondo logiche di risk parity e controllo del rischio. Tuttavia, questa evoluzione deve proseguire. I mercati post crisi Lehman Brothers sono cambiati, sono infatti strettamente guidati dalle banche centrali e dagli annunci sui tassi di interesse. Questo si ripercuote sulla corretta lettura dell’economia e macroeconomia e sulla definizione dell’asset allocation”, dichiara. “Dal punto di vista del fund selector questo vuol dire fare due diligence più approfondite, condividere più informazioni e ricercare maggiore trasparenza”, conclude.
“Questi prodotti devono dimostrare di essere effettivamente in grado di diversificare il portafoglio, di apportare un valore aggiunto e di avere un carattere distintivo”, sottolinea Gianfranco Vittori, responsabile Settore Gestioni Personalizzate e Consulenza Portafogli di Banca MPS. “Al momento siamo ancora molto lontani. Bisogna lavorare di più in termini di esplorazione di nuovi fattori di rischio, come questi possono avere un impatto sull’asset allocation e favorire una gestione più attiva”, continua il gestore. Questa categoria di fondi è soggetta inoltre a forti pressioni commerciali. Le reti infatti tendono a ricorrere ai multiasset durante le fasi più turbolenti di mercato, quando spesso si son già verificati problemi con le asset class tradizionali, “con l’aspettativa che i gestori abbiano capacità taumaturgiche. Pertanto o questi mostrano effettivamente di essere decorrelati con il mercato o continueranno ad avere difficoltà”, continua Vittori.