I grandi patrimoni si confrontano con l’impatto del nuovo scenario internazionale. Se n’è parlato all’evento organizzato da Itinerari Previdenziali. E restano saldi gli investimenti nell’economia del Paese.
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Uno scenario internazionale e macroeconomico radicalmente trasformato rispetto agli ultimi mesi del 2021. Hanno contribuito a questa trasformazione più elementi: il conflitto, in primis, che si è sommato a un’inflazione già attesa dal mercato (anche se non di tale portata), i problemi di approvvigionamento energetico, le politiche monetarie restrittive e, più di recente, i timori riguardo a una possibile recessione. “Qualcosa tuttavia è rimasto immutato: l’incertezza e la velocità del cambiamento”. Parte da uno sguardo all'ecosistema in cui si muovono gli investitori Emanuela Musci, founder di S&O Multi Family Office, nell’introdurre l’Annual Meeting Family Office che si è tenuto ieri 23 giugno a Milano organizzato in collaborazione con il centro studi Itinerari Previdenziali. Un momento di incontro con finalità “operative”, chiariscono gli organizzatori, e con l’obiettivo di fornire elementi utili agli attori del mercato che si confrontano non più con un new normal, ma con un “never normal in cui le variabili in campo sono difficilmente misurabili e classificabili”, afferma Musci. Condizione, questa, che non si rivela un ostacolo per i Family Office in quanto “organizzazioni predisposte al cambiamento e all’innovazione”. L’esperta cita, a questo proposito diverse survey sul settore (realizzate da PwC, EY e dal Politecnico di Milano) che confermano l’interesse delle famiglie per gli investimenti innovativi e nei mercati privati “tanto che circa due terzi del campione interrogato nei diversi studi ha aumentato l’allocation in private equity nel 2022 rispetto al 2021”. Il peso di questa asset class tuttavia è ancora ridotto nei portafogli delle famiglie investitrici italiane rispetto alle controparti Usa ed europee. Emerge poi l’attenzione per l’impact e per il sustainable investing “in particolare nei Family Office in cui c’è una next generation parte del processo decisionale”. In sintesi l’attrazione dei Family Office per l’innovazione si configura come una “questione genetica”, afferma Musci “in quanto originano per la maggior parte da famiglie imprenditoriali che hanno da sempre predisposizione a cercare impatti diretti sul tessuto produttivo”.
I protagonisti
I family office si configurano poi come investitori di lungo periodo, per cui gli effetti contingenti di un cambio di scenario nel breve si confrontano con un’asset allocation che tiene conto di diversi elementi e con un orizzonte temporale di più generazioni. Un ingrediente decisivo, nelle parole dei protagonisti del mercato, è la “disciplina”, come sottolinea Elena Pelloso, founder ATAI LAB Multi Family Office, che indica come alla luce del contesto attuale non è consigliabile un cambio di allocazione: “I portafogli sono impostati negli anni precedenti, tenendo conto della possibilità di eventi imprevisti, e in questo rientra anche la decisione di dedicare una parte del patrimonio ai private market”. Il cambio di scenario, dunque, non cambia la strategia. “Per noi è fondamentale lavorare sul lungo termine, preparare un portafogli per le prossime generazioni applicando coerenza e disciplina negli investimenti”, conferma Michele Befacchia, CEO Prader Family Office, che indica come, soprattutto nell’investimento in private market “nel tempo si crea la selezione”. Anche per Luca Tartaglia, responsabile strategie Liquide SQ Invest non sono cambiate le strategie “ma si sono modificati i pesi”. È cambiato, insomma, il modo di allocare, “abbiamo flussi in entrata che prima allocavamo più velocemente, adesso dilazioniamo gli ingressi con fasi di entrata più lunghe e in questo momento, soprattutto nell’azionario, ci sta arrecando benefici”, afferma Tartaglia. Le decisioni strategiche e di asset allocation si confrontano poi con le mutazioni legate ai cambiamenti nella platea stessa degli investitori. Lo rileva Sonia Deho, founder SVD Consulting Multy Family Office indicando come le famiglie imprenditoriali più ‘giovani’ tendono a non concentrarsi su deal in Italia, ad esempio, mirando a un target più globale. Al contrario “le famiglie storiche pesantemente investite in economia reale, in primis con la loro azienda, hanno un approccio all’investimento privato che passa dai fondi internazionali, ma nei deal e nei single deal puntano molto sul nostro Paese”.