La giusta selezione del ETF sui mercati asiatici può fare la differenza

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Molto spesso si tende a sottovalutare la selezione del giusto ETF sui mercati asiatici, si pensa che le analisi debbano essere rivolte principalmente al tipo di indice che si vuole replicare, ma in alcuni casi la struttura dello strumento può fare la differenza all’interno del portafoglio. L’80% della masse gestite in ETF ucits su tali mercati si riferiscono a prodotti a replica fisica, solo il 20% degli investitori sceglie la replica sintetica, questo principalmente per una questione di comodità, perché i primi sono più facili da comprendere, non impiegando derivati. Tuttavia rinunciare a delle analisi approfondite sull’ETF può far perdere ottime opportunità. Ne abbiamo discusso nell’ultima parte della tavola rotonda virtuale sugli ETF che replicano i mercati asiatici.

A parità di indice le differenze che possono emergere dalla composizione e struttura di un ETF sono tante, sta al selettore saper scegliere lo strumento che più si adatta alle sue esigenze e che sia in grado di dare valore aggiunto al portafoglio. Con un approccio agnostico alla tipologia di replica degli indici, fisica o sintetica, si può sfruttare l’una o l’altra, a seconda dei vantaggi che sono in grado di offrire. Il caso emblematico è quello dell’ETF sull’indice CSI 300. Mauro Giangrande, head of Passive Sales Italy, Iberia, France & MENA di Xtrackers, DWS Group spiega infatti, che Xtrackers propone 2 ETF sull’indice CSI 300, uno a replica sintetica ed uno a replica fisica, ma che il primo ha registrato negli ultimi 3 anni performance decisamente migliori rispetto al secondo, in quanto è stato in grado di fare meglio dell’indice. Ma da cosa deriva questo extra rendimento? “Questa è una conseguenza della peculiarità del mercato repo cinese. Dato che non è facile prestare titoli per operazioni di short selling, le controparti swap prestano questi titoli a terzi, ricavandoci un surplus sul differenziale, che in buona parte viene retrocesso sull’ETF sotto forma di enhancement della performance dell’indice”, aggiunge l’esperto. 

Anche Giorgio Bensa, fund selector di Ersel SIM conferma questa tendenza degli investitori a preferire la replica fisica a quella sintetica, come lascito della passata crisi. “Si tratta di una scelta dogmatica di semplificazione, di tipo conservativo, che evita una serie di valutazioni sulle caratteristiche dello swap e delle controparti, quindi dei rischi e delle opportunità connesse”, dichiara il fund selector. “Tuttavia, una volta che l’esposizione a questi strumenti entra nella parte core del portafoglio, non si può prescindere da queste analisi”, prosegue.

Selezionare un ETF sui mercati asiatici

Esporsi ai mercati asiatici attraverso gli ETF richiede una maggiore attenzione sull’indice di riferimento, perché questi sono molto variegati e possono differenziarsi per valuta o peso di settori. Per esempio MSCI Cina è totalmente diverso dal CSI 300, il primo più variegato, rispetto al secondo che ha un focus sulla aziende della Cina Continentale.

“Non si tratta di scegliere il prodotto migliore, ma è importante saper selezionare l’indice che risponde meglio alle esigenze di esposizione”, commenta Francesco Rossi, Lead portfolio manager di Euromobiliare Advisory SIM. Tuttavia la bussola per la giusta selezione di un ETF rimane la liquidità. “Il concetto di liquidità dell’ETF racchiude diversi fattori: la dimensione, la costruzione dell’indice sottostante e quindi la facilità di replica, la diffusione tra gli investitori e l’affidabilità dell’emittente, intesa come struttura operativa, qualità e varietà del market making”, aggiunge.

“La particolarità degli ETF dei mercati asiatici quotati in Europa è che vengono scambiati quando i mercati dei sottostanti sono chiusi, pertanto è importante avere un certo livello di efficienza operativa da parte dei market maker per non essere penalizzati in termini di bid ask quando si negoziano”, sottolinea Claudio Casadei, portfolio manager di Optima Sim. Inoltre molti investitori istituzionali hanno per policy aziendale dei vincoli di concentrazione sulle masse dei prodotti utilizzati. Pertanto gli ETF devono essere sufficientemente capitalizzati per dare modo ai gestori di costruire le posizioni desiderate nel rispetto dei limiti di concentrazione interni.