La rivoluzione digitale democratizza gli investimenti

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zsoolt, Flickr, Creative Commons

Quando la tecnologia entra prepotentemente in un settore, dà il via a una rivoluzione digitale che modifica radicalmente il settore stesso e oggi, con lo sviluppo del fintech, è senza dubbio il momento della finanza. L’asset management vive però un grande paradosso: è un business virtuale ma opera con un’infrastruttura tecnologica relativamente modesta. La grande sfida che il settore dovrà affrontare è proprio quella di come investire in un mondo dominato dalla tecnologia e dove il digitale sta rivoluzionando la finanza. Sempre più startup fintech (oltre 750 nate dal 2011 a oggi a livello internazionale) che offrono modelli di investimento black-box, soluzioni alternative alla tradizionale offerta. Si diffondono le Application Program Interfaces (API), infrastrutture che consentono alle organizzazioni di diventare più aperte, integrarsi con nuovi attori e modificare il proprio assetto. Si inizia a capire il grande valore delle informazioni, ma meno della metà solo degli istituti finanziari inserisce i big data Analytics nei suoi piani strategici, utilizzandoli principalmente nella relazione con i clienti, molto poco nei prodotti finanziari. L'intelligenza artificiale rende più efficienti i processi di asset management, ma solo un quinto degli istituti tradizionali la utilizza. È iniziata la rivoluzione della blockchain, anche se in pochi la sperimentano. Sono questi gli ingredienti del quadro tecnologico in cui stiamo vivendo.

L’innovazione nel campo della tecnologia finanziaria ha scatenato un vortice che promette di trasformare la catena di valore dell’asset management, dalla raccolta, all’investimento, alle attività operative.  Secondo un recente studio di PwC, entro il 2020 la tecnologia sarà critica per l’acquisizione del cliente, la raccolta di dati rilevanti sui clienti esistenti e potenziali, la realizzazione di efficienza operativa, la predisposizione di reportistica regolamentare e fiscale. Contemporaneamente il rischio cibernetico diventerà uno dei rischi principali dell’industria, al pari del rischio operativo, di mercato e di performance. 

La democratizzazione dei servizi finanziari
Da sempre il mondo degli investimenti viene segmentato in base a quanto capitale il cliente ha da investire. Questo vuol dire che se vuoi investire meno soldi, spesso non vieni considerato da chi si occupa di promozione degli investimenti, dal private banking o dalle banche stesse. “Ma digitalizzare significa proprio creare un nuovo binario su un percorso che sembrava non avere alternative e renderlo democratico grazie alla natura stessa del web che è accessibile a tutti, in ogni momento”, spiega Luca Valaguzza, founder&chief product officer di Euclidea SIM. “La tecnologia consente di offrire in modo indiscriminato la stessa qualità del servizio, indipendentemente dalla somma che si ha da investire. La rivoluzione digitale permette infatti a fasce di risparmiatori prima poco considerate, di avere le stesse possibilità di chi, al contrario, è sempre stato favorito. Infatti, quando parliamo di rivoluzione digitale non possiamo esimerci dal considerare un cambiamento fondamentale che questa apporta nel settore: la democratizzazione del servizio”.

Buone notizie anche per le società di gestione
L’economista e professore presso l'Ecole Supérieure de Commerce di Parigi Jean-Marc Daniel, in una recente intervista con Morningstar,affermava che "la principale conseguenza di questa rivoluzione digitale è che rispetto ad altre introduzioni tecnologiche questa ha aumentato la concorrenza. La rivoluzione tecnologica degli anni ‘60 e ‘70 aveva generato molti monopoli, mentre oggi c’è molta più concorrenza, con due conseguenze per la finanza: da un lato, come ogni volta che la concorrenza aumenta, bisogna dimostrare professionalità per mantenere la propria quota di mercato; dall’altro l’inflazione sparirà, il che vorrà dire che la remunerazione del risparmio sarà protetta dalla salita dei prezzi. E per il mondo finanziario è una buona notizia”. Per l’esperto con la democratizzazione dell'attività finanziaria, che da agli investitori un accesso diretto al mondo degli investimenti, “le società di gestione hanno da guadagnarci per due ragioni. Innanzitutto, tutti in effetti potranno affacciarsi sui mercati finanziari, la fintech potrà fornire delle relazioni dirette tra i creditori e i debitori. Ma chi investe sarà sempre alla ricerca di sicurezza, di garanzia. E quindi per le società di gestione il nodo cruciale sarà fornire un’informazione di qualità e di ottenere, attraverso le loro performance, la loro storia, il loro modo di comportarsi, una clientela che si appoggi ai loro consigli. Domani ci saranno sempre più operatori e informazioni e il ruolo della società di gestione sarà quello di fare chiarezza tra queste”.
E conclude: “l’investitore del futuro dovrà collocare il suo risparmio si ritroverà molteplici opzioni e persone davanti a sé. E quel personaggio cercherà alla stesso tempo una vera competenza tecnica, e questa potrà trovarla anche con strumenti informatici, ma anche una dimensione umana, cioè la capacità di spiegare a qualcuno in maniera semplice perché si dovrebbe investire in un settore e quali rischi si prendono”.