Il team di fund selection della banca emiliana si focalizzerà su governativi e corporate investment grade con una certa preferenza verso i mercati sviluppati.
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Più obbligazionario che azionario anche (e soprattutto) nel 2024. Potrebbe riassumersi così la visione di Dario Lanzoni, portfolio manager & fund selector de La Cassa di Ravenna, nell’indicare i comparti su cui la banca emiliana si concentrerà maggiormente nei prossimi mesi. “Sull’equity pende, infatti, la spada di Damocle della recessione che potrebbe creare qualche criticità sui listini. Per contro, i corsi obbligazionari, in particolare governativi Paesi sviluppati e investment grade, potrebbero venire favoriti proprio da tale contesto e dal taglio dei tassi da parte di Fed e Bce che si materializzeranno nel corso dell’anno. Sembra quindi naturale approcciare il 2024 con estrema positività riguardo i bond ed essere meno costruttivi sull’equity”, precisa l’esperto.
Non ci sarà un grande stravolgimento dei portafogli (“il nostro focus non cambierà granché rispetto al recente passato”, dice) ma di certo bisognerà essere reattivi, valutando più velocemente del solito modifiche o revisioni di posizioni. “Sull’obbligazionario, come dicevo, siamo focalizzati principalmente su governativi e corporate investment grade con una certa preferenza verso i mercati sviluppati (area Euro e Usa in primis). Siamo meno costruttivi sui segmenti a spread (high yield ed Emergenti in particolari) pur non prevedendo, su tali comparti, riduzioni/modifiche di elevata entità”, spiega. Sul fronte azionario, invece, bisognerà monitorare la volatilità ma le geografie che la banca tenderà a preferire saranno le stesse dello scorso anno: Stati Uniti, Euro/Europa, Giappone, Emergenti (soprattutto India e Brasile) ed Asia.
Guardando più nel dettaglio i prodotti che il team di Lanzoni sta ricercando, nel comprato fixed income l’esperto afferma che probabilmente si amplierà il ricorso a strategie più direzionali che dovrebbero beneficiare della imminente fase di taglio dei tassi delle banche centrale. Una visione che andrà a rimodulare al ribasso i fondi di tipo flessibile a absolute return. Ad ogni modo, soprattutto sulle principali asset class “continueremo con l’abbinamento fra fondi attivi con solido track record e strumenti passivi (soprattutto ETF), utili anche per posizionamenti tattici di breve periodo. L’obiettivo primario rimane quello di generare rendimenti almeno in linea con quelli che esprimeranno i mercati evitando almeno in parte i draw-down che potrebbero materializzarsi”, dice.
Criteri ESG
Nella selezione dei fondi non manca poi un’attenzione verso gli investimenti sostenibile. Nello specifico ci sono due linee di gestione ESG che possono investire solo in prodotti art. 8 e art.9 ai sensi della normativa SFDR. “Per ogni fondo/ETF appartenente al nostro universo, effettuiamo uno screening dei valori sintetici dei tre pillar E-S-G, affidandoci ai dati, su una scala da 0 a 100, forniti dal nostro provider” dice il fund selector. “In tale maniera arriviamo ad escludere quelli meno performanti in termini ESG e (per ogni asset class) circa la metà degli OICR valutati. Sugli strumenti rimanenti viene poi effettuata una peer group analisys tradizionale dove andiamo a valutare il rapporto rischio/rendimento, la capacità di generare alpha rispetto agli indici di riferimento nonché la loro consistenza nel tempo. La numerosità degli strumenti può variare in funzione anche dell’asset allocation da noi impostata, ma generalmente tendiamo a diversificare molto i portafogli”, conclude.